Manfredi

 

Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice..."

Così in un dialogo fiero e struggente , Dante Alighieri introduce Manfredi nel III Canto del Purgatorio, tra coloro che si sono pentiti solo in fin di vita e sono stati accolti dalla "bontà infinita"Il Sommo poeta, lo descrive come un uomo biondo e dal gentile aspetto  con un sopracciglio diviso da un colpo di spada . Lo spirito di Manfredi si identifica come nipote dell'imperatrice Costanza d'Altavilla , sua nonna, poiché madre di suo padre, Federico II .
Manfredi, l'ultimo degli Svevi, è il protagonista di una storia di rivalsa, di conquista del proprio posto nel mondo, combattendo coraggiosamente contro tutti e tutto al tramonto della sua stessa dinastia, quella sveva. Dal padre ereditò le glorie così come le sconfitte, le scomuniche , capitolando il 26 febbraio 1266 a Benevento  per mano del rivale Carlo d'AngiòIl suo corpo esanime , ritrovato tre giorni dopo, fu sepolto sulla riva del fiume Calore (vicino Benevento) a un'estremità di un ponte. Purtroppo, Benevento era territorio pontificio e non vi era posto per  gli scomunicati , neanche da morti. Dunque, la sua sepoltura fu violata dal vescovo Pignatelli per ordine del Papa e il suo corpo fu gettato insepolto sulle rive del Liri (un tempo chiamato Verde) , al confine con il Regno di Napoli, dove fu portato a torce spente così come era in uso per gli scomunicati.


Manfredi di Svevia



Manfredi trascorse la sua giovinezza a Venosa. Era figlio naturale di Federico II di Svevia e di Bianca Lancia. Sul matrimonio e sulla relazione tra Bianca e Federico ci sono molte controversie.  Si dice che i due abbiano iniziato una relazione clandestina già dall'epoca in cui Federico era sposato con Jolanda di Brienne, madre di Corrado IV.  La   Cronaca di Salimbene da Parma accenna addirittura ad un matrimonio segreto con Federico da cui nacquero Costanza Manfredi per il quale  l'imperatore nutriva un affetto particolare ( così come nei confronti di Enzo di Sardegna, altro suo figlio naturale).

Manfredi si sposò giovanissimo con Beatrice di Saluzzo, figlia di Amedeo IV di Savoia, alleato di comprovata fiducia del padre che avrebbe portato agli Svevi il marchesato di Saluzzo.Il rito fu celebrato verso la fine degli anni Quaranta del Duecento . Dalla loro unione  nacque una figlia: Costanza II di Sicilia
La guerra intanto imperversava : nella ribellione anti sveva generale, Corrado IV combatteva in Germania Manfredi ed Enzo in Italia al fianco del padre Federico II . Nella cruda lotta politica dettata dagli interessi economici e territoriali, gli Svevi potevano contare su fedeli alleati come Galvano Lancia , fratello di Bianca e sulla fedele guardia saracena della città di Lucera che Federico aveva ripopolato con i superstiti siciliani. La situazione era drammatica: si ribellarono le terre germaniche, si ribellò il settentrione d' Italia in un continuo focolaio di rivoltosi aizzati contro gli Svevi dai Papi. Si rivoltano  Parma Brescia e tutte le famiglie rivali come i Lupi, i Correggeschi e i Rossi. A quest'ultima, ad esempio, apparteneva Bernardo Rossi che  Salimbene , da grande amico di Federico, descrive in quei tempi nemico degli Svevi ( essendo il  cugino di Sinibaldo Fieschi, futuro Innocenzo IV) .


La presa di Vittoria nel 1248


Dopo la sconfitta dell'esercito paterno presso la città - campo di Vittoria, di fondazione federiciana posta  tra Parma e Fidenza, rasa al suolo nel corso della battaglia  dalle forze guelfe nel 1248 e la cattura del figlio  Enzo insieme a mille e duecento uomini a Modena ( e la sua incarcerazione a vita a Bologna), Federico II non solo diventò giorno dopo giorno sempre più sospettoso nei confronti dei suoi fedelissimi ( ad esempio Taddeo Sessa e Pier delle Vigne ne fecero le spese con la vita ) ma si preparò ad affrontare un lento declino che lo portò nel dicembre del 1250 ad esalare l'ultimo respiro  a Castelfiorentino, vicino Foggia . 



Enzo di Svevia viene imprigionato a Bologna


Morendo, Federico lasciò a Manfredi il Principato di Taranto e la luogotenenza in Italia, in particolare del Regno di Sicilia ,almeno finché non fosse tornato dalla Germania l'erede legittimo, Corrado IV , suo fratellastro. Un uomo avulso a Manfredi ma al momento necessario per combattere il Papa. Innocenzo IV infatti continuava la sua battaglia. Si rifaceva agli accordi di Melfi del 1059 in virtù dei quali  il Pontefice , alto sovrano del Regno di Sicilia ,non avrebbe mai abbandonato le mire su quella terra. Manfredi cercò allora di arrivare a patti col Papa, così come nel contempo agì con energia per ristabilire il dominio svevo sulle varie  città ribelli,  eccetto Napoli che sarà piegata solo dopo l'arrivo di Corrado IV, nel 1251 . 


Corrado IV



E  Manfredi fu ai patti, consegnandogli la Sicilia  senza opporre resistenza al suo arrivo. A lui Corrado assegnò il principato di Taranto. Ovviamente non riconosciuto da Innocenzo IV, Corrado scese  in campo per il diritto all’ eredità siciliana e soprattutto la candidatura all’ Impero. Manfredi non potrà far a meno di unirsi al fratellastro nella lotta. Fratellastro che, in seguito alla morte di  Enrico ,figlio di Federico II e della sua terza moglie Isabella d’Inghilterra, nel 1252 , rimanendo insieme a lui   l'unico discendente maschio di Federico II,  diverrà   sempre più distante  , costringendo Manfredi a rinunciare a tutti i feudi minori e alla diminuzione della sua autorità sul Principato di Taranto. 
Intanto,  Innocenzo IV, dato il polverone politico , non risiederà più a Roma .La città , nel frattempo, si riorganizzò sin dal 1252 in un ordinamento di tipo comunale guidata dal senatore bolognese Brancaleone degli Andalò. 
In seguito all'uccisione da parte di alcuni  simpatizzanti svevi di Borrello d'Anglona, 
barone protetto dalla Curia pontificia nel 1253, la battaglia divenne ancor più ostinata. Manfredi iniziò a organizzare la ribellione verso il  pontefice che nel frattempo si era stabilito  a Napoli col proprio esercito mentre Manfredi sobillavva la Puglia contro la sua autorità forte dell'appoggio della comunità saracena di Lucera.


Incoronazione di Corrado IV




Scomunicato dal Papa,  Corrado avrà  vita breve: morirà di malaria nel 1254 lasciando le questioni politiche nelle mani di Corradino, suo figlio ( ancora bambino) scandalosamente lasciato dal fratello sotto la tutela papale . Allora Manfredi  partirà con una ambasciata per trattare con il Papa ad Anagni . Le trattative falliscono, Manfredi verrà scomunicato e chiamato usurpatore . E la guerra riprese. Al fianco dello svevo combatteranno i suoi uomini più fidati: l'immancabile Galvano Lancia, Goffredo di Cosenza  e Gualtiero d'Ocre nonchè il saggio Nicola Jamsilla. 
Innocenzo IV  morirà nel dicembre dello stesso anno e  il conflitto proseguirà sotto la direzione del  suo successore Alessandro IV che scagliò una nuova scomunica contro lo svevo. 
Due anni dopo, nel 1256 , segnaliamo la fondazione da parte di Manfredi della città di  Manfredonia, nei pressi dell'antica Siponto. L'anno dopo , nel  1257, il coraggioso svevo sconfiggerà  l'esercito pontificio riuscendo nel contempo a domare le ribellioni interne, rimanendo in saldo possesso del regno. L'incoronazione di Manfredi Palermo fu celebrata  il 10 agosto del  1258 , segnata da una ulteriore scomunica da parte del Papa in carica.


Incoronazione di Manfredi a Palermo il 10 agosto del 1258
Miniatura tratta dalla Nova Cronica di 
Giovanni Villani (XIV secolo)




Fra il 1258 e il 1260 la potenza di Manfredi, si estese in tutta Italia. 
Battaglia cruciale fu quella di Montaperti (sud- est Siena) il 4 settembre 1260 in cui Manfredi si propose non soltanto come fiancheggiatore della fazione ghibellina, ma anche come finanziatore e alleato militare, diventando il referente politico del partito ghibellino dell’Italia centro-settentrionale. Si alleano con lui il comune romano, la Toscana con a capo Siena e Farinata degli Uberti e nel suo nome i ghibellini dell' Italia settentrionale combattono e resistono anche dopo le sconfitte. La sua potenza s'incrementa anche in virtù del matrimonio della figlia Costanza con Pietro III d'Aragona . In questo modo, dopo aver manifestato chiaramente la sua attenzione per la politica del nord Italia, mostrò la sua volontà di mantenere la Sicilia inserita nel contesto mediterraneo e di rafforzare la sua posizione acquisendo prestigiose alleanze politiche. Prende accordi con Venezia e con l' Epiro (Grecia), grazie alle terre portategli in dote dalla sua seconda moglie, Elena Ducas. Infatti, morta Beatrice nel 1259 Manfredi sposerà Elena Ducas, figlia di Michele II d'Epiro . Con Manfredi non si trattò solo di un'unione dinastica ma di un'alleanza tra i due regni. 




La battaglia di Montaperti il 4 settembre 1260,
miniatura di Pacino da Buonaguida 



Intanto viene eletto un nuovo Papa : Urbano IV. Odiava Manfredi e per questo cercò di attribuire il Regno di Sicilia a un sovrano più influenzabile , in grado di  capovolgere gli equilibri politici nel Mezzogiorno italiano. La scelta cadde su  Carlo I d'Angiò, fratello del re Luigi IX di Francia.  L’intento era quello di annientare gli Svevi e separare il regno di Sicilia dal resto dei territori imperiali. 

Dopo l'ennesima scomunica verso Manfredi, Urbano IV , tramò con i francesi contro Manfredi il quale nel frattempo, mirava strategicamente ad isolarlo  riconquistando Foggia e puntando alla Campania dove il potere del Papa era sempre più forte. Intanto,un  Urbano ormai vecchio, prima di morire, riuscì a a firmare l'accordo definitivo con Carlo I d'Angiò:

A Carlo, che mirava a c
onquistare l’Egitto e i luoghi santi, trasformando la Sicilia nell’anello di congiunzione mediterraneo tra la Francia e i possedimenti d’Oltremare nelle cui acque mediterranee la potenza mercantile francese avrebbe contrastato quella aragonese , spettò:

  • Il riconoscimento della dignità regale siciliana con diritto di successione con l'obbligo di mantenere separato il regno dal trono tedesco e imperiale; 

  • La nomina da parte del Papa di senatore di Roma.


Alla Chiesa, che mirava ad annientare gli svevi e trarre il l maggior profitto, anche in termini economici, dalla sostituzione dinastica nel sud Italia (cosa autorizzata dal Trattato di Melfi del 1059),  spettò:


  • Il versamento alla Chiesa di 8000 once d’oro annue come censo vassallatico, una somma una tantum al momento della conquista del regno e l’obbligo di fornire 300 cavalieri al servizio del papa per difendere tutti i territori della Chiesa. Il mancato rispetto anche di una soltanto di queste condizioni avrebbe implicato il ritorno del regno sotto il diretto controllo del pontefice.



La Battaglia di Benevento , 26 febbraio 1266, miniatura
tratta dalla Nova Cronica di Giovanni Villani ( XIV secolo)




Il nuovo Papa, Clemente IV , proseguì la politica anti-sveva e favorì ulteriormente lo scontro interno. Carlo I giunse a Roma per mare nel 1265 per poi viaggiare attraverso attraverso la Savoia e il Piemonte verso la Lombardia dove i ghibellini non riuscirono ad opporre sufficiente resistenza. Indisturbato, mosse verso il Mezzogiorno. La decisiva battaglia di Benevento, avvenne il 26 febbraio del 1266 : qui Manfredi sarà sconfitto rovinosamente nel corpo e nell'anima dati i ripetuti tradimenti da parte di alcuni alleati che riteneva fedeli. Solo la guardia saracena combattè fino all'ultimo al suo fianco.

Dopo la sua morte e il suo triste destino, la sua unica figlia, Costanza II , cercò di riprendere possesso del Regno di Sicilia spingendo il marito Pietro a intervenire nelle vicende del regno , in qualità di regina consorte d'Aragona a Saragozza. L 'ultimo intervento pubblico che la regina madre fece prima del ritiro fu quello di permettere le nozze di sua figlia Violante con Roberto d'Angiò, nipote del nemico Carlo I e re di Napoli, con la speranza di una duratura pace tra le due dinastie regnanti.



Sigillo di Manfredi


Consigli di lettura:


C. Curione, Il tramonto delle aquile, romanzo storico edito da EEE - 

Edizioni Esordienti E-book,Grande e piccola storia, 2014.  




Bibliografia:

Barbero A. , Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali, Laterza, 2015

Barbero A. , Una storia di condivisione: Federico II, Dialoghi sull'uomo, Pistoia, 2017

Barbero A. , Frugoni C. , Medioevo, storia di voci racconto di immagini, Laterza 2020

Dante, Canto III , Purgatorio , in "Divina Commedia".

di Jamsilla N. , Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris ejusque filiorum Conradi et Manfredi Apuliae et Siciliae regum ab anno MCCX usque ad MCCLVIII, in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, VIII, Milano 1726, coll. 517, 525, 535, 546;

Iacobini A. , La pittura e le arti suntuarie: da Innocenzo III a Innocenzo IV (1198-1254), in "Roma nel Duecento. L’arte nella città dei papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII", Roma , SEAT, 1991, pp. 237-296

Piccinni G., I mille anni del Medioevo, Mondadori, 1999.

Porsia F. , Città e Campagna , in "Storia di Bari" , F. Tateo, Laterza , 1989.

Salimbene de Adam da Parma, Cronica, testo latino a cura di Giuseppe Scalia; traduzione di Berardo Rossi, 2 voll., Parma 2007

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