I tornei medievali

 ..."...La professione del cavaliere,richiedeva una buona forma fisica e un regolare allenamento al combattimento.La caccia, nelle vaste foreste, il loro svago favorito, forniva loro l'occasione di affrontare, con l'arco, ma anche con la lancia e la spada, gli animali selvaggi ancora numerosi nell'Europa Occidentale.  Anche diverse attività "sportive" contribuivano al miglioramento della loro condizione fisica ma era necessario aggiungervi un addestramento specifico al combattimento a cavallo, soprattutto dopo il generalizzarsi della carica frontale..."...


Cavaliere durante un torneo medievale, immagine tratta dal Codex Manesse, 1300, Zurigo.




 Tra queste attività "sportive", quella principale, era il torneo. Le sue origini, sono piuttosto oscure anche se in generale le si fa risalire ai combattimenti giudiziari giuridici. Nello specifico, l’origine “francese” dei tornei è fuori dubbio. Alla metà del XIII secolo, il cronista inglese Matteo Paris li chiama conflictus gallicus e indica con hastiludium” torneamentum lo scontro con la lancia leggera. Un duello  ludico e regolamentato, che comunque poteva far vittime ( infatti  costò la vita a Goffredo di Mandeville, Conte di Essex).



 Il torneo era essenziale,per i cavalieri, per tre aspetti fondamentali:


  • Era  utile perché era una preziosa fonte di allenamento per eventuali combattimenti di guerra;
  • Aveva una dimensione ludica poichè era gioco e sport professionale allo stesso tempo;
  • Aveva poi un carattere festivo, perchè era uno spettacolo grandemente apprezzato da un pubblico numeroso ed entusiasta;


Per prepararsi ai tornei, i cavalieri, dovevano allenarsi per ottenere una eccellente abilità nel maneggiare in primis la lancia. Erroneamente, la scherma  e l'equitazione sono viste come le loro uniche e principali discipline  di addestramento. Venivano sicuramente curati  anche  questi campi, ma era soprattutto la lancia l'arma principale di un buon cavaliere. Per questo, costoro, si esercitavano nella "quintana". Si trattava, essenzialmente, di colpire  a cavallo e a tutta velocità lo scudo retto dal braccio trasversale di un manichino fissato ad un palo con la punta dell'arma . Bisognava, poi, schivare l'urto del colpo di ritorno, sferrato dall'altro braccio, armato, del manichino stesso.
Riflettendoci...non era per nulla  facile maneggiare una arma come la lancia,specie se si giostrava a cavallo!





Miniatura francese del XIV secolo rappresentante Lancelot du Lac.





La lancia, fino all’ XI secolo, era usata come una semplice picca, che raggiunse  i 350 cm nel XIII secolo. Il suo peso, arrivò ad oscillare tra i 15 e i 18 Kg nel XV secolo. La sua asta poteva essere di frassino o melo e, all’ estremità, prima della punta, potevano esserci delle decorazioni o insegne o bandiere del casato di appartenenza. Per evitare il rinculo successivo all’ urto, fu dotata di una rondella di arresto per la mano e quindi, alla fine del XIV secolo, di un dente di arresto che andava ad adattarsi al fermo di corazza ( diffusasi  all'inizio del XV secolo). Si trattava di una specie di gancio, fissato all’ armatura, che permetteva di riunire asta e corazza, scaricando dal braccio parte dell' aumentato peso della lancia. Jean Flori ci  spiega che, “la tecnica abituale” del combattimento a cavallo con la lancia consisteva nel sostenerla “col braccio destro e nel dirigerla obliquamente in direzione dell’avversario, in avanti ma un po’ a sinistra, al di sopra del collo del cavallo”. Per questo motivo, le armature, diventarono asimmetriche, rinforzate nella parte sinistra.  La lancia, fu inizialmente utilizzata come arma da getto e poi come arma d’urto. Per evitare che la punta penetrasse troppo nel bersaglio e fosse impossibile o difficile estrarla, fu dotata di un fermo di punta. Dal momento che la potenza dell’urto era spaventosamente micidiale, nei tornei, dove l’obiettivo era solo quello di disarcionare lo sfidante, a partire dal XIII secolo, si utilizzarono lance smussate (la punta fu sostituita con una corona a tacche).   


In un certo senso, per dinamiche, guerra e torneo erano intimamente legate. Del resto, il torneo, influenzò la guerra, poiché era luogo di sperimentazione di nuove tattiche militari come la carica di massa a lancia tesa.

I cavalieri, lo sappiamo, vivevano della guerra e del bottino. 

Non tutti, però, erano fortunati e ricchi in maniera sufficiente da star bene anche in tempo di pace. Vi erano coloro che, “disoccupati”, in tempi pacifici, vivevano solo della loro spada. Il torneo era una buona occasione per dimostrare il proprio valore, vincendo o elevandosi dalla massa per gesti eclatanti come la restituzioni di armi ai perdenti o la liberazione di qualche partecipante privato della cavalcatura. L’abilità militare,la gloria e la popolarità acquisite, insieme alla visibilità, potevano far colpo presso qualche signore in  cerca di militi da assoldare oppure presso qualche ricca e virtuosa dama. Quindi, il torneo, non era solo utile come addestramento. Aveva anche un carattere ludico e festivo con un gradito sottofondo dato dal clangore delle armi. E...come abbiamo visto, era una ottima occasione per arricchire le proprie finanze, specie per i “cavalieri disoccupati” in cerca di lavoro.


Il carattere mondano di tali eventi, fu sin dall’ inizio,condannato dalla Chiesa. Sia nel Concilio Ecumenico  di Clermont nel 1130, così come a Reims nel 1131.  La Santa Sede li giudicò “detestabili” occasioni “dove uomini d’arme hanno la consuetudine d’incontrarsi su appuntamento […] per fare sfoggio delle loro forze e della loro audacia […] noi le proibiamo in assoluto. Se uno di loro vi trova la morte, benché non gli si rifiuti la penitenza e il viatico se li chiede, sarà nondimeno privato di ecclesiastica sepoltura.

Oltre la Chiesa, specie in Inghilterra, anche il potere regio ostacolò i tornei. Essi, infatti, potevano essere pericolosi per la classe dominante, causando scompigli, vendette e ripicche tra i partecipanti appartenenti a casati in lotta. Pertanto, furono proibiti fino al 1194, fin quando, Riccardo I, li autorizzò nuovamente. Furono definitivamente  proibiti nel 1328.


In Francia ebbero sorte diversa. Per lungo tempo acclamati (fino al 1550), i tornei videro brillare i cavalieri di Francia e Borgogna. Per stabilire e rendere pubblici i meriti dei cavalieri,  c’era bisogno di araldi giudici  in grado di far rispettare  le regole. Da semplici annunciatori dei partecipanti, i giullari, nel tempo, si trasformarono in araldi e talvolta in giudici e arbitriprima della formazione di un vero istituto professionale


Pian piano, il torneo si è evoluto così come l’ideologia  ad esso connessa,  sempre più aristocratica (come i partecipanti), elitaria e chiusa. Dal XIII secolo, ad esempio, in Germania,vi potevano partecipare solo coloro in grado di vantare ben quattro parenti nobili in ciascun lignaggio. 



Bibliografia:
"Cavalieri e Cavalleria del Medioevo" - J. Flori (Piccola Biblioteca Einaudi, 1999).

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