Jeanne la Pucelle


Su Giovanna d'Arco vi è  una numerosa documentazione in virtù del fatto che fu soggetta a ben  due processi: il primo da viva, da parte degli inglesi a cui fu consegnata per ammazzarla legalmente da eretica  e del quale furono fatte diverse copie alcune giunte sino a noi  e il secondo vent’anni dopo la sua morte , dai francesi , per ripristinarne la memoria. Fu un processo  atto ad annullare il primo che richiese ai dotti di Carlo VII di interrogare  tutti quelli che l’avevano conosciuta : dall'amica di infanzia  al cavaliere che ha combattuto la suo fianco.
Giovanna nacque probabilmente intorno al 1412 a Domrémyun paesello sulla Mosa ai confini tra la Champagne, di proprietà del duca di  Borgogna, e la Lorena, feudo d'Impero. la sua vita cambiò e si consumò radicalmente  fra il 1429 e il 1431, anno in cui morì sul rogo a  Rouen a diciannove anni circa.  La sua brevissima vita si esaurì tutta all'interno del periodo conclusivo della guerra dei Cent'Anni.
Tale conflitto, il più lungo del Medioevo, si inserisce nella difficile crisi del Trecento. Esso  fu causa ed effetto  dell'aggravarsi di tal ostico scenario:  il suo stesso avvio, fra 1337 e 1 338, comportò il crack finanziario delle grandi banche fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi, degli Acciaioli e di altri che avevano investito capitali ingenti tanto in Francia quanto in Inghilterra. 
Si trattò di  un lungo conflitto , ben 116 anni, dal 1337 / 1338 al 1453Le nazioni contendenti furono la  Francia e l' Inghilterra che vi giunsero con dei precedenti, in quanto, fino a quel momento, tra loro,  non aveva mai corso buon sangue sia per motivi dinastici che territoriali1 La Francia contava una ventina di milioni di abitanti all'epoca,  l'Inghilterra, invece, ne aveva  poco più di quattro.I francesi erano famosi per la forte  cavalleria . Gli inglesi potevano contare anche sulla  fanteria, abile nel maneggiare le lance come se fossero picche e nel muoversi sui terreni scabri e  accidentati, spesso resi dalla pioggia pesanti e fangosi. Contavano inoltre su abilissimi arcieri (bowmen armati dei loro archi 
lunghi  ,  gli yeomen e  freeholders)Il contemporaneo cronista Froissart descrivendo  un tipico attacco inglese, ricorda a tal proposito  un cielo di battaglia bianco di frecce, come per una terribile nevicata. E , nel mentre la cavalleria francese vi soccombeva sotto , disperdendosi disordinata, incapace  di ripiegare disciplinata e a sangue freddo,  gli inglesi rimontavano in sella e, appoggiati da reparti fin allora tenuti in riserva, piombavano su di loro per il colpo di grazia. Grazie a costoro l'Inghilterra riuscì a  sbaragliare i balestrieri francesi e anche gli ottimi mercenari genovesi riuscendo ad ottenere vittorie schiaccianti  in importanti battaglie ( come Calais ,  Crécy ,  Poitiers e Azincourt) . 


I
Il periodo storico in cui visse Giovanna



Dall'alto a sinistra in senso orario: le battaglie di: La Rochelle, Azincourt, Patay
e infine Giovanna d'Arco durante l'assedio di Orléans

Per parlare di Giovanna d'Arco non possiamo ignorarne il  contesto storico del quale abbiamo già delineato i contorni gravati da una guerra dispendiosa e centenaria. Tutto nacque in seguito al vuoto dinastico creatosi con la morte del trentatreenne Carlo IV, figlio di Filippo il Bello, ultimo re in linea diretta della dinastia capetingia , scomparso senza lasciare  eredi maschi . L'assemblea dei baroni del regno si risolse allora nell' offrire la corona al cugino del defunto, Filippo di Valois che divenne Filippo VI di Francia. Apriti cielo: dall'Inghilterra si oppose a gran voce Edoardo III 2 , figlio di Edoardo II e d'Isabella di Valois che rivendicava il trono di Francia in quanto parente più  diretto dello scomparso Carlo IV ( era infatti figlio di sua sorella). Nonostante Edoardo avesse omaggiato nel 1329  Filippo  per i suoi possedimenti feudali oltre  la Manica, la situazione si mantenne instabile tra i due regni, di forte attrito in alcune aree di rispettiva competenza.  In generale, alla base, tra le due nazioni, vi erano una serie di irrisolte questioni vassallatiche e la volontà comune di accaparrarsi  l' opulenta regione tra la Somme e la Schelda. La prima fase del conflitto si chiuse nel  1380 con la morte dei due contendenti che lasciarono sul trono  due minorenni:  Riccardo II al di là della Manica e  Carlo VI al di qua di essa. Carlo , soprannominato tempo dopo il Folle 4 ,  aveva solo dodici anni e fu  tutelato dai suoi  zii ( i duchi Luigi d'Angiò, Giovanni di Berry e Filippo di Borgogna) ovviamente sempre in lite tra loro . Costoro trascinarono la Francia in una guerra intestina, non migliorata dal matrimonio di Carlo  con Isabella di Baviera. La lotta per il trono francese andò radicandosi tra due fazioni, i partigiani di un altro zio di Carlo VI, il duca Filippo di Borbone, morto poco dopo  e i sostenitori del fratello del re, Luigi duca d'Orléans .  A quest'ultimo, sconfitti  gli Angiò e i Berry, rimaneva solo  Filippo l'Ardito duca di Borgogna ,al quale successe il figlio Giovanni il Senza Paura 3
Intanto nel 1329  la follia di Carlo VI compromise il ruolo di suo fratello Luigi inviso a gran parte della nobiltà e ai borghesi di Parigi i quali gli preferivano gli atteggiamenti più liberali di Giovanni di Borgogna volenteroso di mantenere la tregua con gli inglesi , appoggiato anche dalla regina Isabella! Oramai la sovrana ( e quindi tutta la corte ) sembrava propendere più per Luigi d'Orleans con il quale, si vociferava, avesse una complicità non solo politica ( che fruttava soldi ) ma anche sentimentale. Questo suo voltafaccia provocò una dura reazione dalla parte avversaria.
Parigi, notte del 23 novembre 1407Luigi d'Orléans viene assassinato.
E indovinate di chi era la colpa?
Ovviamente di Giovanni  che al funerale del cugino Luigi aveva ostentato grande e composto dolore. Nel frattempo ci si era messi alla ricerca del colpevole e le indagini portarono dritte all' Hotel d'Artois dove il borgognone teneva nascosti gli assassini del duca d'Orléans . Giovanni essendo in odore di scoperta, prima conferì con lo zio Giovanni di Berry confessandogli di aver fatto uccidere il cugino ma per istigazione del Demonio , quindi se ne fuggì al sicuro nelle Fiandre ordinando di scrivere un primo memoriale redatto in un secondo tempo dal grande dotto in teologia Jean Petit , colui che lo declamò  pubblicamente l'8 marzo del 1408 all'Hòtel de Saint-Poi dinanzi al Consiglio, screditando il defunto Luigi descritto come un tiranno .
Il successivo 11 settembre, l'abate Thomas de Cerisy presentò una controdimostrazione unita ad una serie di critiche pubbliche dalla parte rivale. Riprese così la contesa tra armagnacchi 5 e borgognoni . Giovanni Senza Paura decise a questo punto di risolvere la situazione liberando il regno dall'incapace Carlo VI sollecitando Enrico V d'Inghilterra , della dinastia Lancaster ormai ascesa al trono britannico,  a riprendersi il  trono di Francia pretendendo la mano di Caterina di Valois, figlia del sovrano francese. E da qui la guerra riprese, gravando fiscalmente sui più deboli, vessati dalle scorrerie dei mercenari, in un clima di instabilità politica, religiosa, sanitaria ( la peste) , economica e sociale , che eccitava la paura della popolazione con il ritorno di antiche e nuove superstizioni , attenta alle voci che parlavano di sogni, di visioni, di apparizioni demoniache, di mostri e di prodigi.



II
Jeanne la Pucelle



Ritratto di Giovanna d'Arco, dal registro del Parlamento di Parigi (1429) 
tenuto da Clément de Fauquembergue 




Per noi è  Giovanna d’Arco o alla francese  Jeanne d’Arc  ma all'epoca nessuno la chiamava così. Lei era semplicemente Jeanne Jeanne la Pucelle, ovvero la vergine. Suo padre era Jacques D’Arc , sua madre la religiosa Isabelle Romée, il cui cognome ricorda la parola romeri, ovvero i pellegrini che si avviavano a Roma o vi tornavano . Giovanna , durante il processo affermò che al suo paese, mentre i ragazzi acquisivano il cognome paterno,  le ragazze prendevano il materno. Quindi , a rigor di logica, avrebbe dovuto chiamarsi Jeanne Romée. Contrariamente a ciò che si pensa, non era figlia di umili contadini ma di persone benestanti anche se  sicuramente legate alla terra. Suo padre era un uomo ricco, in famiglia poteva vantare persino un  cugino monaco ( quello che la Pucelle chiamerà come confessore quando sarà in balia degli inglesi). I parenti di Giovanna erano persone che contavano e che  al villaggio facevano politica. Il padre ricopriva la carica di  sindaco e quando andò a trovare la figlia  all’apice del successo perché combatteva per il re, da abile politico, riuscì a tornar casa con l’esenzione dalle tasse per l’intero villaggio , ovviamente fedele al Delfino di Francia.
Giovanna non era figlia di sprovveduti né lo era lei stessa. Era perfettamente conscia del periodo complesso che stava vivendo , sapeva benissimo della diatriba  tra Francia e Inghilterra e di come il suo re si sia appena incoronato re di Francia. Era inoltre una ragazza molto religiosa: andava  sempre a messa, non solo la domenica e si confessava più volte, non solo nella canonica Pasqua. Per questo comportamento era molto ammirata dagli adulti del suo villaggio , un po' meno dai suoi coetanei che preferivano il gioco alle attività religiose. Qualcuno ne parlava anche male, definendola santarellina .
A tredici anni Giovanna iniziò a sentire le voci...e all'inizio ne ebbe logicamente paura.

Questa voce venne verso mezzogiorno, d’estate, nel giardino di mio padre , veniva da destra, dalla parte della chiesa, e insieme c’era una gran luce.

Dato che veniva da destra, dalla chiesa, Giovanna realizzò che doveva essere necessariamente quella di Dio. E Dio le diceva  di fare la brava bambina così come, ormai adulta , di salvare nel suo nome la Francia. Giovanna iniziò a sentir voci ogni giorno e alla fine, prese la sua decisione. Era ancora una ragazzina quando decise di scappar di casa la prima volta per dirigersi  nella vicina Vaucouleurs , presso la guarnigione francese al comando di un capitano del Delfino . Dio l'ha mandata per salvare la Francia. Ovviamente il capitano non le diede credito e chiamò   la famiglia per riportarla  a casa. Ma la ragazza  non si perse d'animo preoccupando i familiari in quanto  dimostrò di avere tutta l'intenzione di scappare di nuovo. Non sapendo ancora nulla della missione divina della figlia,  erano terrorizzati all'idea di veder la ragazza perdere l'onore al seguito dei soldati sulla scia di tante altre ragazze che
 eccitate dal fascino della divisa lo avevano fatto  in precedenza:
E con Giovanna, avrebbero perso rispettabilità anche loro investiti dall'onta ricaduta sulla figlia. 
Il tempo passava e le voci si facevano  più insistenti. Ormai diciassettenne, Giovanna scappò di nuovo e il Capitano questa volta le concesse di vedere il Delfino. Le diede credito perché la Pucelle non era la prima che arrivava dicendo di aver sentito delle voci . In quella  società accadeva di frequente  che qualcuno si sentiva portatore di un messaggio divino. E quel qualcuno erano spesso contadinelle analfabete che sentivano voci, proprio come Giovanna, già molto famosa nella zona per quel fenomeno. 
Grazie agli sforzi economici del suo villaggio, la ragazza ottenne una armatura maschile.  Vestita e acconciata da uomo , partì alla volta della Loira per incontrare il Delfino scortata da alcuni uomini del capitano di Vaucoulers. Vi giungerà undici giorni dopo, conscia dell'assedio inglese di Orléans ,  per annunciare al sovrano che in nome di Dio salverà la Francia.
Ovviamente il Delfino, prima di darle fiducia, radunò una nutrita équipe di teologi, sapienti e dotti che esaminarono la ragazza e ne constatarono anche la verginità . La Pucelle non aveva avuto ancora il suo primo ciclo. Cosa che stupì in positivo i dotti dell'epoca che si convinsero definitivamente della sua purezza e onestà, della sua religiosità , del suo vivere senza eccessi. La Pucelle  pregava e mangiava pochissimo. Era davvero santa
Per ordine del re di Francia vien fatta propaganda: dovunque si acclamava  Giovanna, salvezza del regno proprio come narrato in  una antica profezia secondo cui una giovane della Lorena avrebbe salvato la nazione.
Quella giovane era lei. E dunque le  danno un cavallo , le insegnano a cavalcare e la equipaggiano di  una armatura costosissima, da principe. Il re le concesse persino una stemma composto da  due gigli d’oro ,  i gigli reali  di Francia, con una  una spada  che regge una corona su fondo azzurro. 


Lo stemma di Jeanne: la corona francese
 si regge sulla sua spada

Giovanna era pronta per entrare in azione.
Si preparò a marciare alla guida  dell’esercito  su Orléans inviando  il  22 marzo 1429 la prima delle lettere  pubbliche che rivolse al re bambino Enrico VI e al reggente duca di Bedford. Si rivolse anche ai mercenari e a tutti coloro che parteggiano per gli inglesi  rei di aver  preso le chiavi di tutte le città che hanno  violentato in Francia. Chiavi che devono essere restituite alla pulzella che è mandata qui da Dio, il re del cielo. La giovane intima al re d’Inghilterra, che se non farà come richiesto ,se non richiamerà  per sempre i suoi uomini  lei li farà andar via, che vogliano o che non vogliano, e se non vogliono obbedire li farò ammazzare tutti. Io sono qui mandata da Dio, il re del cielo, il mio corpo al posto del suo, per buttarvi fuori da tutta la Francia. Gli inglesi la ricevono, le fanno sapere che la bruceranno perché è solo una sgualdrina.
E  Giovanna attaccò. In pochi mesi , durante l'assedio, fu ferita quattro volte. Ma poco importava perché alla fine vinse, espugnò la città e vi entrò trionfante  al fianco del Delfino, acclamata dalla folla.
Gli inglesi tentarono di contrattaccare ma  Giovanna li sconfisse a Patay il 18 giugno 1429.
Con il Delfino il 16 luglio Giovanna varcò le porte di  Reims  e qui  nella cattedrale  Carlo VII viene eletto   re di Francia. In tre  mesi da  maggio a luglio Giovanna cambiò  le sorti della guerra. In quei mesi la raggiunsero i fratelli e potè contare su una piccola corte di oneste cameriere con le quali passava la maggior parte del tempo tempo. Certo, lo trascorreva anche con i suoi commilitoni maschi ma sempre con moderazione. Ella ricercava la purezza e mal tollerava la presenza di prostitute nel campo che spesso cacciava a spada sguainata. 


Febbraio 1429 : Govanna d'Arco incontra Carlo VII a Chinon, miniatura del XV secolo, Archivio/Henry Gutman



Dagli onori, la sua storia, era destinata a capitolare nel buio.
Il Delfino, avendo ottenuto la corona, dimostrò di non aver più  interesse a continuare la guerra cosa sulla quale insisteva Giovanna, diventando ai suoi occhi sempre più fastidiosa. Si provò a prendere Parigi ma senza successo . Poi Compiègne contro i Borgognoni,  dove Giovanna fu  catturata in attesa di essere passata agli Inglesi. Nel frattempo passò la prigionia presso il maniero  del conte di Lussemburgo, un vassallo del duca di Borgogna, attorniata dalle donne della famiglia che la trattarono bene. Alla fine gli  Inglesi la reclamarono : Giovanna fu condotta in Normandia per essere processata dalla Chiesa fedele alla corona inglese. Sarà   Cauchon, vescovo di Beauvais a interrogarla insieme ad una squadra di teologi. Si raccolgono informazioni e testimonianze sulla fanciulla e, alla fine il capo di accusa si fa sempre più chiaro: eresia.
Ed è qui che entrò in campo l’Inquisizione. Il processo di Giovanna non era di semplice conduzione, si necessitò infatti della collaborazione di molti sapienti , alcuni dei quali riluttanti nello sporcarsi le mani che decisero di restare in virtù delle minacce ricevute.
I processi dell'Inquisizione, infatti, erano volti a far confessare l'imputato e a costringerlo a chiedere pietà ed abiurare i suoi peccati, veri o presunti che fossero perchè la Chiesa aveva sempre ragione . Dunque un avvocato difensore non era necessario e non lo fu neanche nel caso di Giovanna che fu ripetutamente interrogata con il solo scopo di incastrarla.
Ma questo Giovanna lo sapeva bene e riuscì a tener testa a quei sapienti.
E come scrive il professor Barbero:  qui accade qualcosa che ha lasciato stupefatti tutti gli studiosi di questo processo, perché sembra quasi che Giovanna conosca il diritto canonico e che si difenda sulla base delle irregolarità che commettono i suoi giudici. Quando le chiedono di giurare sul Vangelo, è come se Giovanna sapesse che non hanno il diritto di chiederglielo, e risponde: ma io non so ancora che domande mi farete, come faccio a giurarvi che dirò la verità? Potreste chiedermi delle cose che non voglio dirvi, potreste chiedermi delle cose che mi ha rivelato Dio nelle visioni e mi ha proibito di rivelare, e io non posso spergiurare a Dio per giurare a voi. Potreste chiedermi delle cose che il mio re mi ha confidato in segreto ordinandomi di non rivelarle a nessuno. Io giuro, se proprio volete, che se mi interrogherete in materia di fede, se mi interrogherete sulle mie credenze, dirò la verità: su tutto il resto mi riservo di mentire.E i giudici, dopo innumerevoli discussioni, accettano, perché non possono fare diversamente.
Più volte pretenderà la rilettura del  verbale stanando nella scrittura più errori, più distorsioni del suo dire, arrivando a correggere quei dotti ,costringendoli a correggere quanto vergato.
In tutto questo Giovanna era ancora vestita da uomo...ma se  si vestirà da donna quei teologi le faranno sentir messa, diritto negato agli eretici. Dunque le inviarono il sarto in cella ma costui  nel prenderle le misure la tocca un po’ troppo  e lei gli molla un ceffone. Sparisce il sarto e con lui il suo abito. Continuano gli interrogatori e i tentativi di distorcere le sue deposizioni. E' chiaro che vogliono incastrarla per stregoneria, per eresia per aver dato retta a demoni guerrafondai. Giovanna resisteva, si rifiutava di fermare un verbale distorto e nonostante la minaccia di tortura rimase salda nelle sue convinzioni. Portata in piazza, a Rouen, di fronte al rogo che aspettava solo lei per essere acceso, in seguito alle impellenti minacce di morte decise di firmare il verbale, forse perché secondo la testimonianza di uno dei tre medici  che l'avevano assistita , le avrebbero concesso la libertà. Cosa certa è che Giovanna firmò  nel diniego generale delle autorità inglesi presenti adirate contro i giudici colpevoli di non averla incastrata.
La sentenza , a quel punto, prevedeva l'ergastolo per Giovanna, non la morte . Ed infatti inizialmente la ragazza fu condotta in carcere con addosso abiti da donna...E poi accadde qualcosa di misterioso.
Forse a causa delle minacce di violenza sessuale da parte di alcuni carcerieri, Giovanna, non si sa come,  riuscì a recuperare degli abiti maschili.
Era una trappola.
Al processo aveva abiurato quel modus operandi offensivo per la Chiesa giurando di non adottarlo mai più. Il 29 maggio il tribunale emise per la relapsa, cioè la recidiva,  la condanna a morte e il giorno dopo  la conduissero al rogo. Anche se eretica , la Pucelle ebbe ugualmente  diritto alla confessione e alla comunione. Le cronache raccontano che la  folla, giudici compresi, piansero nel vederla su quel rogo imponente che acceso, la uccise quasi subito per soffocamento. Spento il il rogo , accertatisi della reale morte della ragazza,  lo riaccesero poco dopo per bruciarne e disperderne le ceneri. Così moriva Giovanna d'Arco, dopo un lungo, estenuante processo durato cinque mesi. Il collegio giudicante arrivò a coinvolgere centotrentuno fra prelati, dottori e sapienti universitari. Dal processo riusciamo a delineare il contesto in cui Giovanna visse reso chiaro anche dalle sue deposizioni . Deposizioni che i dotti cercavano di avvelenare con false dichiarazioni più volte corrette dalla fanciulla. Interrogata su vari argomenti, la ragazza ricorderà  la fedeltà della sua Domrémy al Delfino e il desiderio , se fosse piaciuto a Dio, di veder tagliare la testa ad un compaesano filoborgognone. Narrerà con estrema chiarezza il tempo che ha vissuto, quel tempo che le sembrava interminabile come può esserlo a una donna incinta , parlerà delle voci che sentiva, della giustezza della sua missione. E verrà accusata di eresia, di stregoneria e di vanagloria per quello stesso stemma concessole dal sovrano , per la benevolenza dei popolani di cui si sarebbe inorgoglita. Popolani molti dei quali le avrebbero chiesto di far madrina ai loro figli o alle loro figlie . Verrà accusata di essersi vestita da uomo e di essere stata istigata da demoni guerrafondai, di aver brandito la spada che lei non aveva mai utilizzato  perché, come affermò:  non ho mai versato sangue . Il processo fu ordito per incastrarla. Ed infatti, qualche giorno  il boia che ne aveva curato l'esecuzione, disse al suo confessore: io lo so che facendo questa esecuzione mi sono dannato



La firma di Giovanna.
Analfabeta, era l'unica parola che sapeva  scrivere



1 Nel 1066 con l'unificazione del trono anglosassone da parte di Guglielmo duca di Normandia , il sovrano si ritrovava ad essere non pari ma vassallo nei confronti di quello di Francia. Anni dopo, nel 1154 , quando sul trono d'Inghilterra salirono  i Plantageneti in veste dei duchi d'Angiò, il nuovo re Enrico II sposò Eleonora d'Aquitania precedentemente ripudiata da Luigi VII re di Francia che divenne a vario titolo signore di gran parte del territorio francese. L'ingerenza inglese in terra francese che negli anni si era creata , fu ridimensionata tra la fine del XII secolo e i primi anni del XIII, partendo in primis dalle iniziative di Filippo II Augusto, tramite trattati, matrimoni, e guerre come quella di Bouvines nel 1214. Insomma, grazie ai sovrani del Duecento, soprattutto Luigi IX il Santo, l'influenza politica inglese fu ulteriormente ridotta.

2 Edoardo III aveva adottato come sua insegna una croce rossa su fondo d'argento , simbolo per eccellenza della guerra Santa, attribuita al Santo cavaliere per eccellenza, Giorgio, nonché di leggendaria memoria avendo Galaad uno scudo argenteo rossocrociato.

3 Durante le Crociate, a Necopoli nel 1 396 si era buttato a corpo morto sull'avversario turco

Soffriva di schizofrenia e crisi maniaco - depressive

5 Chiamati così in virtù di Giovanni I d' Armagnac, suocero del nuovo duca d' Orléans Carlo, figlio dell'ucciso.


Bibliografia:
A.Barbero, Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali, Ed. Laterza,2013 

F. Cardini, Giovanna d'Arco, la vergine guerriera, Ed. Mondadori, 1998
G. Piccinni, I mille anni del Medioevo, Ed. Mondadori, 2007 

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