Puer Apuliae

E' difficile confrontarsi con la storia e con i suoi personaggi specie se del calibro di Federico II di Svevia...

Arme di svevia , manoscritto del XVII secolo



Federico nacque il 26 dicembre del 1194 a Jesi, in una tenda imperiale allestita nella piazza centrale della città marchigiana, fondata  secondo la leggenda da un sovrano greco. Federico , nei suoi carteggi, la ricordava  come la sua Betlemme, facendoci intuire la sua spiritualità cristiana  in nome della quale mise al rogo degli eretici. Una spiritualità più libera e moderna  che gli causò problemi  facendolo sentire perseguitato come  Cristo .Nacque dall'unione  di Enrico IV , nipote di Federico I Barbarossa, con la normanna Costanza d'Altavilla. La famiglia paterna, quella degli Hohenstaufen reggeva il regno di Germania dal 1152. Quella normanna della madre, governava il Regno di Sicilia.Dunque, era destinato ad ereditare  la Germania e l'Italia, ponendosi  in successione con gli imperatori romani. Per questo si fece  chiamare Augusto,  coniò gli  augustali e pubblicò un codice di leggi , il Liber Augustalis.  

Federico II e il falcone dal De arte venandi cum avibus



Non  fu soltanto un politico ma anche un uomo di cultura : scrisse trattati ( come il De arte venandi cum avibus, incentrato sulla sua passione di cacciare col falcone ) , fondò  
l'Università di Napoli, favorì la scuola medica salernitana, la  prima e più importante istituzione medica d'Europa nel Medioevo. Trasformò Palermo un importante polo culturale, punto d'incontro tra le tradizioni greca, araba ed ebraica. Qui nacque la Scuola poetica siciliana con il primo utilizzo della forma letteraria di una lingua romanza, il siciliano , che anticipa di almeno un secolo la Scuola Toscana.  Si attorniò di dotti come Teodoro di Antiochia , Pier delle Vigne e Taddeo Sessa.
Federico fu un imperatore cristiano, ciò significa che rappresentava Cristo in Terra ponendolo in competizione con il potere papale che,  dall'XI secolo, perfezionò il suo potere ,facendo del Pontefice il  vicario di Cristo, cioè il suo sostituto.  Non poteva , quindi, non scaturire una lotta aperta tra Papato e Impero.

Federico rimase orfano presto: prima di padre, Enrico IV che lo vide solo due volte, alla nascita e al battesimo e poi di madre. Morta anche Costanza, fu allevato sotto la Giurisdizione di Papa Innocenzo III. Siamo all'alba del DuecentoInnocenzo fu un Papa  teocratico, accentratore, sostenitore accanito delle Crociate, temibile nemico di pagani ed eretici e fu eletto dopo Celestino III, già molto vecchio e non di polso , al suo contrario. Innocenzo fu quello stesso Papa che si fece rappresentare in uno sposalizio mistico con la Mater Ecclesiae nel catino absidale di San Pietro a Roma per attestare al mondo che la sua autorità gli veniva direttamente da Dio ( in foto il particolare del mosaico  absidale  di San Pietro a Roma raffigurante Innocenzo, l'opera fu distrutta alla fine del Cinquecento). Innocenzo III si illuse di poter controllare Federico,  chiamandolo filius ecclesiae puer apuliae. Per questo il Papa lo nominò Re per grazia di Dio e del PapaVoleva farne un suo uomo. Ma  presto le cose cambiarono: Federico diventò grande e mirò a riconquistare ciò che era suo. Mirò  alla Sicilia, all'Italia e poi al centro nord con la Toscana , la Lombardia e la Germania. Più potere per il sovrano significava meno libertà di azione per il Papa che iniziò a sentirsi minacciato ma confidava  ancora nella speranza di  poter controllare quel giovane amibizioso.

Dal 
1216Onorio III ( raffigurato nel particolare del mosaico   absidale  di San Paolo Fuori le Mura a Roma, in foto) , nuovo Papa in carica, sperando ancora di farne un seguace ubbidiente,  lo incoronò Imperatore nel 1220.
Ovvio che non riuscì a controllarlo e, la sua reputazione da universale stupor mundi, cambiò, sdoppiandosi.
Per alcuni, Federico II  continuò a rimanere il massimo rappresentate dello stato e della cultura, per altri l'Anticristo. Questo era il pensiero ad esempio  di un erudito del Duecento, 
Salimbene da Parma. 
Egli considerava tutti gli uomini peccatori a prescindere  e,  Federico, non era da meno  perché non era credente, perché si opponeva alla Chiesa. Anche se uomo di valore che aveva avuto modo di conoscere personalmente e di apprezzare un tempo,   per lui, sulla scia di quanto profetizzato dal suo maestro Gioacchino da Fiore, rimaneva l'Anticristo. Questo, come esempio per la critica antica, perché, tra i moderni, Ernst Kantorowicz (nel 1930)  lo dipinge come superuomo.Tornando a noi, Federico morì a Castelfiorentino (Foggia, Puglia ) nel 1250.
Fu un uomo di ampie vedute. Aveva traduttori ebrei e un maestro di dialettica araba che lo seguivano sempre. Sapere l'arabo gli serviva per contrattare con l'Oriente personalmente,  cercando un ponte alternativo di comunicazione .
Possiamo rendercene conto da questi due importanti elementi. 


Partiamo dalla situazione del Regno di Sicilia, che Federico eredita dalla madre. La Sicilia e Palermo, prima dell'avvento normanno, erano un melting pot di etnie: arabi, musulmani, ebrei, greci e cristiani. Con i normanni, la situazione specie per ebrei e musulmani diventa più critica.  Per la maggior parte, i cittadini musulmani erano contadini poveri, arroccati sui monti. Federico cercò di migliorarne le sorti introducendo le colture in cui costoro eccellevano ( canna da zucchero, indaco o l'henne). Intervenne anche con le leggi: "anche i nostri sudditi ebrei o saraceni hanno il diritto di intentare causa in tribunale per far valere i propri diritti anche se non sono cristiani" così come vanno perseguitati i crimini contro di loro.  Tornando ai contadini , costoro erano nel contempo anche sudditi della Chiesa. Vivevano  vessati dai tributi imposti dai  vari vescovi e per  questo si ribellarono , arrivando a rapire  il vescovo di Agrigento. Federico dovette intervenire  e fece pulizia etnica, non in quanto tale, cioè perchè mosso da spregio contro i musulmani in sè, ma solo perchè costoro gli avevano disubbidito. 
In seguito, ordinò il  ripopolamento di città come Corleone con contadini chiamati dal Piemonte ( aveva ancora la famiglia Lancia lì). Con i saraceni siciliani superstiti , molti dei quali facenti parte della sua guardia più fedele, ripopolò Lucera ( che era senza vescovo e con la cattedrale crollata). Questa città era pubblicamente ed interamente musulmana e tale assetto durò fino a ben cinquant'anni dopo morte di Federico, quando gli angioini la spianarono e vendettero come schiavi i suoi abitanti. 



A sinistra: Gregorio IX , Raffaello, Virtù e Legge, particolare, Stanza della Segnatura, Roma, 1511
A destra: Innocenzo IV, p
articolare di una  miniatura del XIII secolo



Per le  crociate,  Federico, in qualità di imperatore aveva l'obbligo di parteciparvi ma ad Otranto, in procinto di imbarcarsi , si ammalò e dunque inizialmente vi rinunciò. Ma non del tutto...Da uomo intelligente e colto, capì che con gli arabi si poteva anche commerciare oltre che combattare. E così, , anche se ammalato, iniziò il negoziato con il sultano di Gerusalemme, Al Kamil.Una volta guarito, con la scomunica del Papa che gli pendeva sulla testa, si recò   nell'effettivo in Terrasanta, per concludere  personalmente un patto con il sultano, di difficile attuazione odierna: Gerusalemme sarebbe stata governata dai Cristiani eccezion fatta per la spianata delle Moschee che rimarrà musulmana. La città , dunque, sarebbe stata aperta sia ai cristiani che ai musulmani perchè Federico riuscì ad ottenere il nulla osta sui luoghi di culto della tradizione cristiana come Nazareth o Betlemme. Questo accordo ardito offenderà gli integralisti di entrambi gli schieramenti, Papa in primis, risoluti nel volere guerra a tutti i costi. Gregorio IX ( colui che lo scomunicò due volte) lo accusò di essere ateo, musulmano, simpatizzante dei servi di MaomettoGregorio IX fu uno di quei Pontefici che, come Innocenzo IV , diedero grandi grattacapi al nostro svevo. Furono due Papi autoritari, di grande polso e carisma, sostenitori dell'importanza del Papato sull'Impero. Per capire questo concetto, basta solo pensare al nome scelto dal primo Papa ( Gregorio, che rievoca l'assolutismo di Gregorio VII  e del Dictatus Papae ) e per il secondo Pontefice, le mirate scelte artistiche.


Ciclo delle Storie di San Silvestro e Costantino, Oratorio di San Silvestro, Roma, Lazio  
 L'omaggio feudale ( a sinistra)  e Il buon scudiero ( a destra )

Infatti  basta recarsi a Roma per ammirare il mirabile ciclo con le Storie di Costantino e Papa Silvestro . Ci troviamo nell'Oratorio di San Silvestro . L'opera fu effettuata in seno al progetto di fortificazione voluto dalla curia papale delle strutture sul Celio (ove l'Oratorio si trova) nel difficile periodo che stiamo analizzando. Il ciclo ha tematica non casuale: si ritrae Costantino nell'atto di porgere l'omaggio feudale al Papa da bravo vassallo e si raffigura lo stesso Imperatore nel mentre prende delicatamente le briglie del cavallo del Papa per scortarlo da bravo scudiero. Logico che , tal ciclo sia allora un monito di buon comportamento per gli svevi ( Federico e i  suoi figli) rimarcando l 'importanza dell'autorità papale e il ruolo dell'Imperatore come suo umile vassallo e scudiero.
Infine, concludendo questa breve trattazione su Federico II, se ne ricorda la grande attenzione verso le  questioni italiane ma questo modus operandi ebbe gravi conseguenze in Germania , dove i principi tedeschi furono liberi di prendersi delle prerogative e delle concessioni regali a spese della corona, al punto che il regno era divenuto una specie di confederazione governata a distanza dall'Imperatore. Con la morte del successore legittimo di Federico (Corrado IV, unico figlio avuto da Jolanda di Brienne) e di Papa Innocenzo IV , la situazione precipitò ancora di più e si ebbero diciannove anni di anarchia (1254 – 73) noti come il grande interregno segnati dalla lotta per il trono. Con la morte di Federico finì anche il suo sogno di unificare Italia e Germania sotto un unico simbolo.



Bibliografia:


Barbero A. , Una storia di condivisione: Federico II, Dialoghi sull'uomo, Pistoia, 2017 
Iacobini A. , La pittura e le arti suntuarie: da Innocenzo III a Innocenzo IV (1198-1254), in "Roma nel Duecento. L’arte nella città dei papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII", Roma , SEAT, 1991, pp. 237-296
G. Piccinni G., I mille anni del Medioevo, Mondadori, 1999
F. Porsia, Città e Campagna , in "Storia di Bari" , F. Tateo, Laterza , 1989
E. KantorowiczFederico II, imperatore, traduzione di Gianni Pilone Colombo, Collezione Storica, Milano, Garzanti, 1976-2000. - Collana Gli elefanti. Storia, Garzanti, 201
Salimbene de Adam da Parma, Cronica, testo latino a cura di Giuseppe Scalia; traduzione di Berardo Rossi, 2 voll., Parma 2007


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