Puer Apuliae
Federico II e il falcone dal De arte venandi cum avibus |
Non fu soltanto un politico ma anche un uomo di cultura : scrisse trattati ( come il De arte venandi cum avibus, incentrato sulla sua passione di cacciare col falcone ) , fondò l'Università di Napoli, favorì la scuola medica salernitana, la prima e più importante istituzione medica d'Europa nel Medioevo. Trasformò Palermo un importante polo culturale, punto d'incontro tra le tradizioni greca, araba ed ebraica. Qui nacque la Scuola poetica siciliana con il primo utilizzo della forma letteraria di una lingua romanza, il siciliano , che anticipa di almeno un secolo la Scuola Toscana. Si attorniò di dotti come Teodoro di Antiochia , Pier delle Vigne e Taddeo Sessa.Federico fu un imperatore cristiano, ciò significa che rappresentava Cristo in Terra ponendolo in competizione con il potere papale che, dall'XI secolo, perfezionò il suo potere ,facendo del Pontefice il vicario di Cristo, cioè il suo sostituto. Non poteva , quindi, non scaturire una lotta aperta tra Papato e Impero.
Per alcuni, Federico II continuò a rimanere il massimo rappresentate dello stato e della cultura, per altri l'Anticristo. Questo era il pensiero ad esempio di un erudito del Duecento, Salimbene da Parma. Egli considerava tutti gli uomini peccatori a prescindere e, Federico, non era da meno perché non era credente, perché si opponeva alla Chiesa. Anche se uomo di valore che aveva avuto modo di conoscere personalmente e di apprezzare un tempo, per lui, sulla scia di quanto profetizzato dal suo maestro Gioacchino da Fiore, rimaneva l'Anticristo. Questo, come esempio per la critica antica, perché, tra i moderni, Ernst Kantorowicz (nel 1930) lo dipinge come superuomo.Tornando a noi, Federico morì a Castelfiorentino (Foggia, Puglia ) nel 1250.
Partiamo dalla situazione del Regno di Sicilia, che Federico eredita dalla madre. La Sicilia e Palermo, prima dell'avvento normanno, erano un melting pot di etnie: arabi, musulmani, ebrei, greci e cristiani. Con i normanni, la situazione specie per ebrei e musulmani diventa più critica. Per la maggior parte, i cittadini musulmani erano contadini poveri, arroccati sui monti. Federico cercò di migliorarne le sorti introducendo le colture in cui costoro eccellevano ( canna da zucchero, indaco o l'henne). Intervenne anche con le leggi: "anche i nostri sudditi ebrei o saraceni hanno il diritto di intentare causa in tribunale per far valere i propri diritti anche se non sono cristiani" così come vanno perseguitati i crimini contro di loro. Tornando ai contadini , costoro erano nel contempo anche sudditi della Chiesa. Vivevano vessati dai tributi imposti dai vari vescovi e per questo si ribellarono , arrivando a rapire il vescovo di Agrigento. Federico dovette intervenire e fece pulizia etnica, non in quanto tale, cioè perchè mosso da spregio contro i musulmani in sè, ma solo perchè costoro gli avevano disubbidito.
In seguito, ordinò il ripopolamento di città come Corleone con contadini chiamati dal Piemonte ( aveva ancora la famiglia Lancia lì). Con i saraceni siciliani superstiti , molti dei quali facenti parte della sua guardia più fedele, ripopolò Lucera ( che era senza vescovo e con la cattedrale crollata). Questa città era pubblicamente ed interamente musulmana e tale assetto durò fino a ben cinquant'anni dopo morte di Federico, quando gli angioini la spianarono e vendettero come schiavi i suoi abitanti.
A sinistra: Gregorio IX , Raffaello,
Virtù e Legge, particolare, Stanza della Segnatura, Roma, 1511 A destra: Innocenzo IV, particolare di una miniatura del XIII secolo |
Per le crociate, Federico, in qualità di imperatore aveva l'obbligo di parteciparvi ma ad Otranto, in procinto di imbarcarsi , si ammalò e dunque inizialmente vi rinunciò. Ma non del tutto...Da uomo intelligente e colto, capì che con gli arabi si poteva anche commerciare oltre che combattare. E così, , anche se ammalato, iniziò il negoziato con il sultano di Gerusalemme, Al Kamil.Una volta guarito, con la scomunica del Papa che gli pendeva sulla testa, si recò nell'effettivo in Terrasanta, per concludere personalmente un patto con il sultano, di difficile attuazione odierna: Gerusalemme sarebbe stata governata dai Cristiani eccezion fatta per la spianata delle Moschee che rimarrà musulmana. La città , dunque, sarebbe stata aperta sia ai cristiani che ai musulmani perchè Federico riuscì ad ottenere il nulla osta sui luoghi di culto della tradizione cristiana come Nazareth o Betlemme. Questo accordo ardito offenderà gli integralisti di entrambi gli schieramenti, Papa in primis, risoluti nel volere guerra a tutti i costi. Gregorio IX ( colui che lo scomunicò due volte) lo accusò di essere ateo, musulmano, simpatizzante dei servi di Maometto. Gregorio IX fu uno di quei Pontefici che, come Innocenzo IV , diedero grandi grattacapi al nostro svevo. Furono due Papi autoritari, di grande polso e carisma, sostenitori dell'importanza del Papato sull'Impero. Per capire questo concetto, basta solo pensare al nome scelto dal primo Papa ( Gregorio, che rievoca l'assolutismo di Gregorio VII e del Dictatus Papae ) e per il secondo Pontefice, le mirate scelte artistiche.
Infatti basta recarsi a Roma per ammirare il mirabile ciclo con le Storie di Costantino e Papa Silvestro . Ci troviamo nell'Oratorio di San Silvestro . L'opera fu effettuata in seno al progetto di fortificazione voluto dalla curia papale delle strutture sul Celio (ove l'Oratorio si trova) nel difficile periodo che stiamo analizzando. Il ciclo ha tematica non casuale: si ritrae Costantino nell'atto di porgere l'omaggio feudale al Papa da bravo vassallo e si raffigura lo stesso Imperatore nel mentre prende delicatamente le briglie del cavallo del Papa per scortarlo da bravo scudiero. Logico che , tal ciclo sia allora un monito di buon comportamento per gli svevi ( Federico e i suoi figli) rimarcando l 'importanza dell'autorità papale e il ruolo dell'Imperatore come suo umile vassallo e scudiero.
Infine, concludendo questa breve trattazione su Federico II, se ne ricorda la grande attenzione verso le questioni
italiane ma
questo
modus operandi ebbe
gravi
conseguenze in Germania ,
dove i principi tedeschi furono liberi
di prendersi delle prerogative e delle concessioni regali a spese
della corona,
al punto che il regno era divenuto una specie di confederazione
governata a distanza dall'Imperatore.
Con la morte del successore
legittimo
di Federico (Corrado
IV,
unico figlio avuto da Jolanda
di Brienne)
e di Papa
Innocenzo IV ,
la situazione precipitò ancora di più e si ebbero diciannove anni
di anarchia (1254 – 73) noti come il grande
interregno
segnati dalla lotta per il trono. Con la morte di Federico finì
anche il suo sogno di unificare Italia e Germania sotto un unico
simbolo.
Bibliografia:
F. Porsia, Città e Campagna , in "Storia di Bari" , F. Tateo, Laterza , 1989
E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, traduzione di Gianni Pilone Colombo, Collezione Storica, Milano, Garzanti, 1976-2000. - Collana Gli elefanti. Storia, Garzanti, 201
Salimbene de Adam da Parma, Cronica, testo latino a cura di Giuseppe Scalia; traduzione di Berardo Rossi, 2 voll., Parma 2007
Commenti
Posta un commento