Un cavaliere del Duecento


Jean de Joinville consegna al sovrano Luigi IX detto il Santo la Vita scritta in suo onore  (miniatura, 1330-1340)


Jean de Joinville  è stato un cavaliere e biografo francese vissuto tra XIII e XIV secolo. Fu siniscalco di Champagne, cioè rappresentava il suo re,  Luigi IX  detto il Santo, amministrando i suoi possedimenti nella contea di Champagne. Era insomma padrone di una signoria tutta sua, dove manteneva l’ordine, riscuoteva le imposte e  amministrava la giustizia. Come dicevamo , fu suddito e devoto seguace del suo religiosissimo re, Luigi IX che accompagnò nella prima delle due crociate avvenute sotto il suo regno. La spedizione iniziò nel 1248 e finì sei anni dopo con il ritorno di quei pochi superstiti. Jean, cavaliere crociato, dedicò un libro al suo sovrano, una Vita ,  intrisa  delle   sue personali memorie piene di quello spirito religioso tipico dell'epopea delle crociate. 


Stemma della famiglia Joinville


Apprendiamo dalla lettura della sua opera che Jean era un provetto cavaliere cristiano, un uomo devoto e di  preghiera. Sono molte le occasioni che lo testimoniano.Insieme ad alcuni compagni, di ritorno dal Nordafrica, ormeggiati a Lampedusa, egli volle sostare in un oratorio in preghiera, ammirando la grande fede  di coloro che avevano vissuto lì, degli eremiti dei quali  ritrova le spoglie. Durante il viaggio verso la Terrasanta, Jean ricorda anche di essere stato testimone di un miracolo. L'incontro con un  naufrago  salvatosi perchè tenuto a galla dalla Vergine di Vauvert . Questa storia  lo colpì così tanto da farla ritrarre nella cappella di famiglia e nelle vetrate della chiesa di Blécourt . Era un uomo animato da una fede spontanea e intensa così come lo sono i suoi racconti e le sue emozioni. Un uomo schietto , che diceva quel che pensava anche al cospetto del suo re, un uomo che racconta la sua vita e le sue vicissitudini con grande passione. 


La presa di Damietta, miniatura dalla Vita di San Luigi; Joinville vi è raffigurato, contraddistinto dal blasone di famiglia

Possiamo avvertire il suo sentirsi deluso dalla riuscita della  crociata  nella quale vide massacrati o catturati i suoi compagni. Le immagini da lui utilizzate per descrivere l'attacco, la battaglia e la fuga sono di una potenza straordinaria. Anche lui fu catturato, ma a differenza dei semplici soldati, in virtù del suo grado e del suo rango, fu trattato con i dovuti onori. 
E' interessante il ricordo della sua cattura  presso un emiro che gli dimostrò  cortesia, invitandolo alla sua tavola . Anche qui il nostro Jean dimostra di essere un bravo cristiano. Infatti,  tra una chiacchiera e l'altra su reciproche  conoscenze e araldica, in particolar modo Federico II con cui il francese era imparentato , si dimenticò che quel giorno era venerdì e dunque non avrebbe dovuto  mangiar carne. Dimostrando di essere un cristiano devoto, sconvolto dalla imperdonabile mancanza,  si confessò con il legato papale, decidendo spontaneamente di digiunare a pane e acqua tutti i venerdì successivi per purificarsi di quell'errore. Da bravo capitano difendeva l'onore dei suoi cavalieri e delle loro famiglie : Jean ci racconta che fu severo nei confronti di quei commilitoni che scherzavano sul destino della moglie di un compagno caduto. Ma ci sono anche i momenti divertenti come quello del pranzo nell'accampamento crociato, con la tavola all’aperto e  la tovaglia bianca ( simbolo di status ) in cui l'ingegnoso conte d’Eu , dal tavolo limitrofo,   lanciava dei sassolini verso il suo  con una piccola catapulta che aveva fabbricato.
Era un degno cavaliere crociato con a  cuore la parola data e sempre vivo il rispetto verso Dio e verso il suo re. 


Sigillo di Anseau

Per quanto avesse con Luigi IX un rapporto positivo (  anche se un pò dialettico ma sempre nel rispetto delle parti), era difficile vivere al suo fianco. Re Luigi, infatti, non si rendeva conto che non poteva pretendere dagli altri il suo stesso comportamento. Il Santo dimostra più volte il suo esser Cristiano provetto con i fatti, meravigliando i suoi uomini, seppellendo i cadaveri rimasti fuori dall’ accampamento dei crociati , preoccupandosi che i mezzi per tornare indietro, a casa, siano sufficienti per tutti perché come lui ama la sua vita lo stesso fanno gli altri, più umili,  con le proprie. Jean ci mostra un lato del suo re estremamente umano e moderno, insolito per il pensiero dominante di quell'epoca. Un sovrano che piange umanamente per la morte della madre, Bianca di Castiglia  e che  al contempo non ha paura di sfidare gli arabi in Terrasanta, buttandosi  in acqua per raggiungere a nuoto la riva, desideroso di trovarli, così impetuoso da dover essere trattenuto dai suoi uomini. La testimonianza di Joinville è preziosa per scoprire i personaggi,  la mentalità e la vita del suo tempo vista attraverso gli occhi dell’ uomo e  del crociato . Egli morì nel 1317 e  fu inumato nella chiesa di Saint-Laurent del castello di famiglia ( oggi non più esistente). Morto il suo  primogenito , fu il suo secondo figlio,  Anseau , a succedergli nella signoria di Joinville.


Bibliografia: 
A. Barbero, Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali, Ed. Laterza, 2015

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