Il ritratto ti riguarda!

Pillole di critica d'Arte

L’angelo caduto (particolare) - A. Cabanel, 1868, Museè Fabre di Montpellier

Diciamolo : il volto é la parte più sociale dell’uomo. Ci riconosciamo dal volto, ci presentiamo con esso. Col volto comunichiamo il nostro stato d’animo. Come la specie umana in generale , Darwin ha trattato nel  particolare anche  l’evoluzione  della mimica facciale modificatasi di pari passo con la vita sociale e il vissuto di ogni persona. Vi siete mai chiesti perché lo sguardo di alcune  donne di alcuni paesi orientali risulta  più intenso o magnetico di altri?  Perché , portando il velo per ragioni culturali e religiose, queste donne hanno nel tempo reso più comunicativo lo sguardo! 

Anche in pittura , gli artisti hanno demandato al volto una funzione importantissima.
Certo, per quanto riguarda il Medioevo,
fino al XII secolo il viso dei personaggi non esprimeva emozioni a vantaggio dei gesti. Del resto,  sant’Ambrogio era stato  chiaro: tutti dovevano seguire l’esempio  della   Madonna,  il cui contegno di fronte alla Croce doveva essere monito universale. E poi disperarsi troppo era disdicevole per i bravi cristiani , prendendo in questo modo le dovute distanze dagli antichi lamenti pagani. E così , fino al XII secolo, eccezion fatta per i dannati o per quei personaggi poco raccomandabili o peccatori , furono i gesti a parlare per il volto tramite un codice particolare. L’uomo medievale lo conosceva alla perfezione (ad esempio  stringersi il polso di una mano con l’altra equivaleva a dimostrar dolore oppure se ritratti con l’indice e il pollice destro che prendevano l’indice sinistro, si effettuava il gesto della disputatio: la figura ritratta era colta nell’ elencare le proprie idee o argomentazioni proprio come Santa Caterina d'Alessandria nel ritratto qui sotto ).


Il gesto della disputatio:
Caterina d’Alessandria disputa con i filosofi pagani - Masolino da Panicale,
affresco, 1428-1431, circa, Roma, San Clemente, cappella Branda Castiglioni



Ma torniamo al volto, il re dei ritratti. Secondo una leggenda , il ritratto nacque per volontà di una fanciulla disperata in mancanza dell’amato. Per sopperire alla sua assenza se  ne fece fare un ritratto da tenere sempre con sé.
I ritratti sono di tre tipi:

Ritratto di Sigismondo Ponzone - Miradori, olio su tela ,  1646 circa


- memoriale : ha origine con le maschere funerarie .Il termine  “maschera” in etrusco equivaleva alla parola  “fersu” cioé “persona”. Nel ritratto memoriale il volto ha connotazione soggettiva e sociale come più volte ha ribadito H. Belting nell’opera Facce. Questo tipo di ritratto fu il più usato dalla borghesia per connotarsi, celebrarsi e lasciare un  ricordo di sé.  Fu usato fino alla fine del XVIII secolo : un esempio é il ritratto di Sigismondo Ponzone del Miradori (sopra in foto). Il Ponzone é stato un collezionista e botanico italiano vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento. Nel ritratto del Miradori egli ha appena quattro anni ed é immortalato con il suo cane. Il piccolo Sigismondo  indossa  abiti di gusto spagnolo e regge in mano un cartiglio nel quale si attesta che l’artista “ lo sta ricostruendo attraverso l’uso della pittura”.


Napoleone I sul trono imperiale - Jean Auguste Dominique Ingres,
olio su tela, 1806, Musée de l’Arméé, Parigi

- politico: é il ritratto  istituzionale dei politici, sovrani e uomini di potere in pose standardizzate e codificate tramite atteggiamenti  del volto e del corpo e l’utilizzo di abiti particolari, come nel caso di Napoleone ritratto da Ingres ( sopra , in foto).

- identificativo : é il ritratto che serve per farci riconoscere e che...oggi giorno, in formato foto, usiamo sulle nostre carte di identità

Ma cosa fa nello specifico il pittore quando ritrae un soggetto?
Lo riproduce 
tratto per tratto”.  Il soggetto può anche non riconoscersi in quell'altro sè su tela:  Wilde non si riconobbe affatto nell'opera dedicatagli da Nadar  così come  le star delle notti parigine  del Moulin Rouge e di Montmartre arrivarono a denunciare il lavoro di Toulouse-Lautrec perché troppo caricaturale e offensivo nei loro riguardi. 


Yvette Guilbert (particolare) -  H. de Toulouse-Lautrec,  1894 , Musée d’Etat des beaux-arts Pouchkine, Moscou, Russie


Toulouse - Lautrec  era infatti abilissimo nella  caricatura cioè  era maestro nell’ enfatizzare  al   massimo alcuni aspetti del volto legati ed associati alla personalità del soggetto ritrattoPer questo non tutte le star della sua epoca ne apprezzarono il lavoro, non riconoscendosi in esso ( come Yvette Guilbert, sopra dipinta ).

Ritrarre vuol dire altro.
Ritrarre non significa imitare nè enfatizzare.
Quando ritrae , il pittore dipinge secondo il suo punto di vista, riuscendo a captare la personalità del soggetto desiderato, cogliendone la  personalità su tela. Questo processo, come ho spiegato qualche riga fa, non é sempre ben accolto o accettato dalla persona dipinta.
Possiamo dare una definizione al ritratto?
 Rappresentazione di un soggetto considerato di per se stesso”. Questa prima  definizione rimanda più alle funzionalità e finalità del ritratto e va bene fino ad un certo punto.
E' meglio definirlo come  “un quadro organizzato attorno ad una figura”. Con questa definizione evidenziamo l’autonomia del ritratto vedendo nella figura il fine della rappresentazione. Quando si ritrae un soggetto si dipinge  il volto  e, al  al massimo le spalle. La figura dipinta non é in quel momento impegnata in nessuna azione particolare né ha una espressione precisa. Il pittore ritrae l’impressione del soggetto scelto senza espressione. Nella dinamica del ritratto, l’unica azione possibile é quella del pittore che dipinge, tirando fuori l'anima dalla figura prescelta , rielaborandola secondo il proprio occhio.


Ci sono tre tipi di rapporto tra il ritratto con se stesso e chi lo osserva:


Doppio autoritratto allo specchio - J. Gumpp, 1646 circa,
 
Schloss Schönburg Galerie, Pocking


- Somiglianza: ...perché il ritratto mi somiglia. Con questa parola  intendiamo l’idea di somiglianza all’originale colta dal pittore. Prendiamo ad esempio l’Autoritratto di Johannes Gumpp (sopra, in foto). L’autore é colto di spalle ,nell’atto di dipingersi , osservandosi allo specchio. Protagonista dell’opera  simbolica, non é il pittore ma la pittura.


Ritratto funerario di Aline , dalla tomba  egizia  
di epoca romana del Fayyum.

- Richiamo: ...perché il ritratto mi richiama e conserva la figura di un soggetto in eterno, rendendola immortale. Un esempio importante sono i ritratti funerari del Fayyum ( un esempio , sopra in foto).

- Sguardo: ...perché il ritratto mi riguarda. L’autonomia del ritratto é nel volto dipinto  che ci guarda, esponendoci la sua più intima condizione , guardandoci e riguardandoci nell’intimo.





Bibliografia:

C.   Frugoni, La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo, Einaudi, 2010
H.   Belting, Facce.Una storia del volto, Carocci, 2015
J.L. Nancy, Il ritratto e il suo sguardo, Raffaello Cortina Editore, 2002

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