La riqualificazione cristiana del cervo…in pillole
La Visione di Sant'Eustachio fu composta dal Pisanello tra il 1436 e il 1438 circa.
Si descrive la conversione di Eustachio, un cavaliere romano, durante una battuta di caccia. L'opera rientra nel trend minuziosamente descrittivo del Quattrocento Internazionale in cui , oltre al magniloquente trionfo fiorentino e fiammingo, si denota una varietà di linguaggi e sperimentazioni avvantaggiata dagli scambi artistici e culturali favoriti dalle corti aristocratiche.
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Visione di Sant'Eustachio, Pisanello, 1346 - 48 circa, tempera su tavola, National Gallery, Londra. |
Questo dipinto ha grande forza espressiva : la croce tra le corna del cervo ha un impatto notevole sullo spettatore, risultando magniloquente e di grande effetto .
Nell'atmosfera sospesa , quell'apparizione si carica di una potenza straordinaria. Eustachio sul suo cavallo è il primo a rimanerne colpito assumendo la tipica posa dell'accettazione espressa dalla mano sollevata con palmo affrontato.
Parto da questo dipinto per introdurvi il protagonista di oggi : il cervo.
Cercherò di spiegarvi in pillole l'interpretazione simbolica di questo animale.
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Riproduzione grafica di una statuetta a forma di cerva proveniente dalla tomba n.10 della necropoli di Karameikos, Atene , 925,900 a.C, alt. 20 cm. |
Sin dalla preistoria la simbologia del cervo ( anzi della cerva ) è legata agli antichi misteri di nascita e rinascita ed è largamente diffusa per tutta l'Età del Bronzo fino a quella del Ferro.
Nell'esemplare di Karameikos ( sopra, in foto ) è riproposta una cerva gravida decorata con trame a scacchiera e a rete ( chiari riferimenti al simbolismo acquatico e dunque al liquido amniotico in cui si forma e sviluppa la vita ) . Statuette simili rimandano al culto della donna soprannaturale, della Dea ancestrale , datrice di vita ricordata da fonti storiche e folcloriche. Nel mondo greco è Artemide la dea cerva capace di trasformarsi in essa. Pausania ricorda che la sua statua nel tempio di Despoina nel complesso di Lycosoura ( Arcadia, Grecia ) era ricoperta da pelli di cervo , chiara allusione alla sua capacità di trasformarsi in questo animale. Secondo quanto ci riferisce Strabone, le cerve gravide nuotavano fino all'isola consacrata ad Artemide ( vicino Colofone ) per partorire i cuccioli. La corrispettiva latina di questa dea, Diana era signora dei boschi e dea della fertilità. L'immagine della dea cerva è largamente diffusa dal nord dell'Asia al nord Europa . Per esempio in Inghilterra, Germania e Romania uomini vestiti da donna celebravano il capodanno tramite una danza di cervi per onorare una divinità femminile . L'utilizzo di bastoni rituali a forma di cerva in area baltica attesta lo stesso culto.
In generale, i romani non diedero molto spazio alla figura del cervo ( reputato vigliacco ). La sua concezione cambiò nel Medioevo cristiano con i Padri della Chiesa. Costoro attuarono una riqualificazione della sua figura partendo dalla tradizione celtica e germanica presso la quale era considerato animale solare , intermediario tra cielo e terra. Da qui le varie leggende agiografiche di santi come Eustachio o Uberto convertitisi dopo la visione della croce tra le corna di un cervo.
La riqualificazione cristiana di questo quadrupede è sicuramente positiva dato che nell'immaginario generale esso è posto al pari dell'agnello o l'unicorno. E' vero, il cervo può essere lussurioso ma è in generale un animale longevo , generoso, emblema di resurrezione .
Nei bestiari medievali si afferma che ama la musica avendo un finissimo udito ma teme i rumori forti ( come quello del corno ) . E' un animale immune alle malattie : mangiarne la carne è quindi una panacea ottima per evitare febbri indesiderate.
Non più creatura vile, inutile da cacciare, nel Medioevo acquista notevole prestigio : la caccia al cervo diventa occasione nobile e regale , accettata dalla Chiesa che la giudicava non cruenta e meno dannosa per la quantità di vittime e la salute dei campi. Inoltre non gettava gli uomini nel furore cieco generato dalla caccia all'orso o al cinghiale entrambi declassati da Roma ( in quanto reputati sacri nel mondo germanico ). In campo araldico il cervo era spesso fuso con altre creature al fine di creare una creatura ibrida come il cervo volante. In generale , essendo un quadrupede, veniva raffigurato in posa rampante ( di profilo ritto sulla zampa posteriore sinistra o destra con le altre tre alzate quasi in atto di arrampicarsi ) oppure in posizione seduta o coricata.
Bibliografia:
E. Cerchiari, P. De Vecchi, Dal Gotico Internazionale alla maniera moderna in Arte nel Tempo Vol 2, Tomo I, Bompiani , 2013
G. Frazer, Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri , 2013
M. Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Venexia , 2008
M. Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi , 2012
M. Pastoureau, L'arte araldica nel Medioevo, Einaudi, 2019
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