"Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse."
Mary Wollstonecraft
Non tutte le storie hanno necessariamente un lieto fine. La Disney ci ha abituato alla bellezza dei finali idilliaci per rendere gradevoli vicende spesso tristi in modo da proporle ai bambini. Nell'originale, la Sirenetta, delusa e dal cuore spezzato, si uccide e in Notre - Dame de Paris, Esmeralda , dopo essere stata usata , muore ( mentre Phoebus si sposa con la ricca Fleur-de-Lys).
Prevaricazioni quotidiane subiva Lucia dei Promessi Sposi , insidiata dal cattivo Don Rodrigo , vittima di una serie di angherie che la porteranno a conoscere una altra martire del suo tempo , Gertrude ovvero la Monaca di Monza ( ispirata a Marianna de Leyva, realmente esistita ) .Sia Lucia che Gertrude sono soggette alla loro epoca : ostacolata nella sua volontà di sposare l'amato Renzo, Lucia fa voto di castità e scappa dalle grinfie del laido signorotto mentre Gertrude è una vittima trasformatasi in carnefice , il cui passato "ribelle" è stato soffocato dalle aspirazioni dei genitori che la volevano "sposina" di Cristo per non disperdere il patrimonio familiare.
Insomma, Esmeralda sognava la libertà e l'amore puro, Gertrude non avrebbe mai voluto prendere i voti e Lucia avrebbe preferito sin dall’inizio sposarsi e basta con Renzo . Donne ostacolate, donne perseguitate, donne non autonome , donne che dovevano essere buone, brave e sottomesse nei sogni e nelle aspirazioni per far felici famiglia e marito, conservando intonso l'onore e il decoro.
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Donne in Fuga. Vite ribelli nel Medioevo di Maria Serena Mazzi, il Mulino, 2017 |
La stessa ispirazione alla libertà e al potere decisionale su se stesse appartiene alle Donne in fuga delle quali ci parla Maria Serena Mazzi , docente ordinario di Storia medievale presso le Università di Firenze e Ferrara. Ho trovato questo saggio illuminante dal punto di vista scientifico ed umano in quanto, attraverso fonti e documenti, l'autrice riesce a delineare in modo ampio ed esaustivo la vita delle donne nel Medioevo e le difficoltà alle quali , a seconda della condizione sociale, erano soggette. E' un testo che consiglio non solo come compendio di studio ma anche, e soprattutto, come arricchimento personale, come spunto di riflessione .
Caratterizzato da uno stile chiaro e gradevolissimo, la studiosa ci parla di quelle donne che, in varia maniera, hanno deciso di ribellarsi, fuggendo ad un destino precostituito o triste.
"Le donne fuggono alle volte. Anni, decenni, secoli dal Medioevo lontano, continuano a fuggire , quando trovano una via di fuga, quando non hanno troppa paura per farlo."
Fuggono perché in catene o vendute, barattate, usate come merce di scambio o pedine politiche, costrette a matrimoni scomodi o a clausure non volute, a lavori pesanti, alla schiavitù o alla prostituzione sin dalla più tenera età. Il saggio della Mazzi indaga trasversalmente sulla condizione femminile , focalizzandosi su coloro che hanno cercato di liberarsi dalle catene imposte. La società medievale è un luogo ruvido, governato da uomini, soggetta alle loro leggi o ai sermoni dei religiosi. E' un mondo che cerca di imbrigliare, domare e sottomettere l'universo femminile considerato per natura incline alla sottomissione , incapace di autogestirsi, destinato solo al contesto casalingo e familiare nel quale si collocava naturalmente. Idea comune, tratta dal mondo classico:
"Nelle femmine , ciò che si chiama matrice o utero è, in esse, come un essere vivente posseduto dal desiderio di fare figli."
Così recitava , molto tempo prima, il Timeo di Platone .
Le donne sono pericolose, sono ingestibili perché governate dal proprio sesso, dai propri umori, dall'istinto che ha bisogno di essere modellato e domato dalla razionalità e dal potere maschile. Su questo punto erano d'accordo tutti i grandi dotti medievali, per lo più teologi e uomini di Chiesa , spesso lontani dall'universo femminile. Da Guilberto di Nogent a Isidoro di Siviglia , da Marbodo di Rennes a Goffredo di Vendôme , da Ildelberto di Lavardin ai santi Ambrogio, Gerolamo e Agostino, erano tutti concordi : la donna , per natura , trova la su genuina collocazione nelle mura domestiche o può riscattare il suo sé peccatore entrando in monastero, in diretta comunione con Dio. Insomma è Eva che diventa Ave. Proprio per questi motivi, attraverso gli studi della docente, capiamo la fatica delle donne medievali nell' uscire dai limiti imposti. C’erano donne che si rassegnavano, ma c’erano anche quelle che in modo più o meno risoluto, tentavano di combattere per la propria libertà, di fuggire o di ribellarsi in qualche modo al proprio destino .Tutte coloro che dimostravano un accenno di ribellione venivano mal viste, non solo in quanto donne ma anche perché desiderose di abbandonare il seminato. Il matrimonio , reputato "buono" dalle famiglie solo dal punto di vista economico e mai morale o umano, scoperchia il dramma di tutte quelle spose , nobili o meno , soggiogate alla pesantezza della vita di coppia con uomini non solo non voluti ma molto spesso per nulla virtuosi . Donne incatenate da una maternità non desiderata, violentate nell'animo e nel corpo come Radegonda o
Juette sposa a soli tredici anni , costretta ad un "giogo" non voluto al quale cercò di sottrarsi con la fuga, finendo addirittura in un lebbrosario. Poche sono le donne capaci di esodi lunghi: molto spesso la fuga , di frequente terminata in monasteri, era di breve durata e non risolutiva. L'autrice analizza a fondo questo fenomeno, parlandoci delle condizioni di tutte quelle donne che hanno tentato nei più svariati modi di crearsi uno spazio per sé. Nei conventi, nei luoghi di preghiera, le "sposine" ( come le avrebbe chiamate il Manzoni ) non se la passano meglio. Molte di queste, prive di qualsiasi vocazione, venivano introdotte alla vita religiosa dalle famiglie. Molte vi entravano rassegnate, altre cercavano di scappare con l'aiuto di un complice o di un amante. La donna libera, pensante, la donna che si sottraeva al ruolo impostole, che decideva per sé, che trovava un margine di indipendenza anche nel seguire un culto eretico o nel trattare erbe medicinali era mal vista. Più volte la Mazzi ricorda l'ideale della giovane virtuosa : sottomessa, silenziosa, non aggressiva, rispettosa. Addirittura la brava moglie o figlia doveva rivolgersi al suo genitore, marito o tutore ad occhi bassi e con la voce quasi ridotta ad un sussurro...prescrizioni aberranti , purtroppo valide ancor oggi in alcune parti del nostro mondo.
Un capitolo che ho trovato estremamente toccante è quello dedicato alle ultime della società : serve, schiave e prostitute. Se le serve erano spesso cedute da piccole a servizio nelle case dei benestanti, le schiave erano comprate al mercato alla stregua della frutta o della verdura . Verso questa umanità considerata inferiore, le padrone nutrivano diffidenza e, come i loro mariti, non mancavano di elargire punizioni e violenze alle quali , gli animi più volitivi , non mancavano di reagire con tutte le tristi conseguenze del caso. La Mazzi elenca un nutrito numero di questioni giudiziarie nelle quali si attestano non solo le violenze subite da queste sfortunate ma anche le loro condizioni di salute segnate nei registri solo come dettagli utili alla compravendita. Sugli schiavi i padroni avevano diritto di vita e di morte. Erano alla pari di oggetti, utili a soddisfare i propri bisogni, destinati alla vendita o alla cessione o alle più sottili o gravi violenze quotidiane alle quali spesso cercavano di sottrarsi tramite la fuga o il suicidio. Ho trovato strazianti non solo la vicenda di una bimba ceduta in tenera età da un padrone all'altro, con tutti i risvolti psicologici dovuti alla ricerca di un adattamento e la sopportazione di chissà quanti abusi , ma anche quello di una giovane mora vissuta nel 1470 a servizio presso una dimora genovese, trovata impiccata nella cucina padronale . Il corpo segnato dalle ferite , frutto di reiterate violenze , è la ribellione silente di una vita consumata che ancora riecheggia nel tempo. Molto spesso, le poverine, sedotte da uomini senza scrupoli ,finivano dalla padella nella brace nelle case di tolleranza.
La ribellione è il pensiero, la ribellione è la forza che ci spinge a resistere e che ci da come esempio le vicende umane di chi nel tempo ha lasciato traccia di sé , non piegandosi alle convenzioni, cercando di salvarsi in un mondo fatto di catene.
La ribellione e l'educazione partono da questo libro : con sapienza scientifica e animo umano , la Mazzi ci racconta vite passate, storie di donne il cui ricordo deve imprimersi nella memoria per migliorare il nostro futuro.
Claudia Babudri
Complimenti un'ottima recensione che delinea un lavoro saggistico estremamente interessante quanto difficile da rendere.
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