Il Viceregno di Napoli in pillole
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La Spagna in una mappa della prima metà del XVII secolo |
In particolar modo gli ecclesiastici, in virtù delle nuove norme derivanti dal Concilio di Trento, rafforzarono la loro influenza. Le diocesi furono trasformate in veri e propri organi di potere e controllo dell’ordine civile (in questo periodo nacquero i Carmelitani Scalzi, le suore Teresiane, i Fratelli della Carità, i Camaldolesi e la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri).
Con l’unione dell'Aragona alla Castiglia, al Portogallo e alla corona italiana, il Regno di Spagna raggiunse il massimo splendore. Le sue sorti saranno specialmente legate al re cattolico Filippo II. Malato di cancro e tartassato dalle continue guerre con la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra, morì nel 1598. Gli successe il figlio Filippo III. Il regno del nuovo sovrano mantenne la sua anima accentratrice seppur con minor polso rispetto all’amministrazione precedente. Filippo III, infatti, fu più debole e facilmente influenzabile: nota è la scalata politica del suo ambizioso e non sempre disinteressato consigliere, Francisco Gómez de Sandoval y Rojas, duca di Lerma, scaltro personaggio a cui il sovrano delegò molti prestigiosi incarichi.
Vicerè spagnoli dal 1586 al 1630 :
Giovanni di Zunica, duca di Peñaranda de Duero, fu viceré dal 1586 al 1595. Si impegnò nella lotta al brigantaggio in Abruzzo e in Capitanata, combatté gli Ottomani in Sicilia, e cercò di migliorare la viabilità del Viceregno.
Errico di Gusman, conte di Olivares, continuò con tentativi di miglioramento urbano, comprendenti la costruzione della fontana del Nettuno e il monumento a Carlo I d'Angiò.
Fernando Ruiz di Castro, conte di Lemos, s’impegnò principalmente nelle operazioni militari contro i turchi in Calabria. Nel 1559, anno dell’inizio del suo mandato, dovette confrontarsi con Tommaso Campanella (autore de “La Città del Sole”), domenicano e rivoluzionario. Repressa la congiura ai suoi danni, de Castro inaugurò una politica incentrata sul finanziamento statale per la costruzione di diverse opere pubbliche. Ad esempio, sotto la direzione dell'architetto Domenico Fontana, a Napoli dispose la costruzione del nuovo palazzo reale nell'attuale piazza del Plebiscito. In seguito ad una grave malattia, Fernando morì nel 1601. L’incarico di viceré passò ai suoi figli, Francesco e Pedro, fino al 1616.
Dal 1595, il nuovo viceré Giovanni Pimentel difese il Viceregno dalle incursioni navali turche. Inoltre, sedò le prime rivolte contro il salato fiscalismo, combattendo a Napoli la crescente delinquenza. Condusse una politica nazionale i cui frutti si notarono nell'attenzione riservata all'urbanistica e all'architettura. Nel primo trentennio del Seicento, i successori al Viceregno si concentrarono esclusivamente sulla riqualificazione dell’urbe partenopea o sul rafforzamento e difesa dei possedimenti spagnoli.
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