Il Viceregno di Napoli in pillole

 

Per la comprensione del romanzo storico "La vera storia di Martia Basile" di Maurizio Ponticello (Mondadori), ho ritenuto doveroso scrivere in pillole la situazione del Viceregno di Napoli tra gli anni 1590 - 1631Buona Lettura!

La Spagna in una mappa della prima metà del XVII secolo



Estinti gli aragonesi con Federico I d’Aragona nei primi del Cinquecento, il regno  di Napoli (comprendente Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, in alcuni  periodi Lazio orientale e meridionale) fu governato dalla corona  spagnola attraverso i viceré  (fino alla fine della Guerra di Successione nel 1713). 
L’ amministrazione del regno era centralizzata ma si caratterizzava per il potere concesso a baroni e clero. Costoro rafforzarono la propria autorità e i privilegi fondiari.
In particolar modo gli ecclesiastici,  in virtù delle nuove norme derivanti dal Concilio di Trento,  rafforzarono la loro influenza. Le  diocesi furono trasformate in veri e propri organi di potere e controllo dell’ordine civile (in questo periodo nacquero i Carmelitani Scalzi, le suore Teresiane, i Fratelli della Carità, i Camaldolesi e la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri).

Ai fini della comprensione del romanzo storico dedicato a Marzia Basile, gli anni di nostro interesse sono quelli compresi tra gli ultimi della giurisdizione di Filippo II e il primo  decennio dell’epopea di Filippo IV (1590 - 1631, tristemente noto per l’eruzione del  Vesuvio). In questi anni, la dinastia, degli Asburgo di Spagna e d’Austria consolidò il  personale primato in Europa (durato fino alla Pace di Vestfalia (1648) e nella penisola italiana (fino all'epoca napoleonica e risorgimentale).
Con l’unione dell'Aragona alla Castiglia, al Portogallo e alla corona italiana, il Regno di Spagna raggiunse il massimo splendore. Le sue sorti saranno specialmente legate al re cattolico Filippo II. Malato di cancro e tartassato dalle continue guerre con la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra, morì nel 1598. Gli successe il figlio Filippo III.  Il regno del nuovo sovrano mantenne la sua anima accentratrice seppur con minor polso rispetto all’amministrazione precedente. Filippo III, infatti, fu più debole e facilmente influenzabile: nota è la scalata politica del suo ambizioso e non sempre disinteressato consigliere, Francisco Gómez de Sandoval y Rojas, duca di Lerma, scaltro personaggio a cui il sovrano delegò molti prestigiosi incarichi.

Vicerè  spagnoli dal 1586 al 1630 :

Giovanni di Zunica, duca di Peñaranda de Duero, fu viceré dal 1586 al 1595. Si impegnò  nella lotta al brigantaggio in Abruzzo e in Capitanata, combatté gli Ottomani in Sicilia, e cercò di migliorare la viabilità del Viceregno. 

Errico di Gusman, conte di Olivares, continuò con tentativi di miglioramento urbano, comprendenti la costruzione della fontana del Nettuno e il monumento a Carlo I d'Angiò. 

Fernando Ruiz di Castro, conte di Lemos, s’impegnò principalmente nelle operazioni  militari contro i turchi in Calabria. Nel 1559, anno dell’inizio del suo mandato, dovette  confrontarsi con Tommaso Campanella (autore de “La Città del Sole”), domenicano e  rivoluzionario. Repressa  la  congiura  ai  suoi  danni,  de  Castro  inaugurò  una  politica  incentrata  sul  finanziamento statale per la costruzione di diverse opere pubbliche. Ad esempio, sotto la  direzione dell'architetto Domenico Fontana, a Napoli dispose la costruzione del nuovo palazzo reale nell'attuale piazza del Plebiscito. In seguito ad una grave malattia, Fernando morì nel 1601. L’incarico di viceré passò ai suoi figli, Francesco e Pedro, fino al 1616. 

Dal 1595, il nuovo viceré Giovanni Pimentel difese il Viceregno dalle incursioni navali turche. Inoltre, sedò le prime rivolte contro il salato fiscalismo, combattendo a Napoli la  crescente  delinquenza.  Condusse  una  politica  nazionale   i  cui  frutti  si  notarono nell'attenzione riservata all'urbanistica e all'architettura. Nel primo trentennio del Seicento, i successori al Viceregno si concentrarono esclusivamente sulla riqualificazione dell’urbe partenopea o sul rafforzamento e difesa dei possedimenti spagnoli. 


 


 

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