Le Baburecensioni: I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso di Giuseppe Franza








I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso, romanzo storico di Giuseppe Franza edito da Ortica Editrice (2022), si ambienta nel Regno di Napoli nella primavera del 1272. La storia è articolata attorno alla vicenda di Rafilina, giovane ritenuta indemoniata, scortata dall’anziano Ciommo, monaco benedettino. Essi partendo da Torrecuso, in provincia di Benevento, si dirigono verso Napoli dove la giovane verrà visitata da Tommaso d’Aquino nel convento di San Domenico. Lungo il cammino, a causa di un forte temporale, i due viaggiatori si fermeranno in una bettola nei pressi del Vesuvio dove incontreranno Zosimo, umile e incolto servitore pronto ad accompagnarli in un viaggio avventuroso.

Non è mia intenzione svelare ulteriori dettagli sull’opera in quanto mi auguro che venga letta e apprezzata nella sua interezza così viva, profonda e umana. L’autore, infatti, riesce sapientemente a restituire al lettore un vivido e colorito spaccato del XIII secolo abbracciandolo nella sua più eterogenea varietà, nelle sue grandezze e meschinità, nella sua bontà e nel più profondo e radicato pregiudizio in un momento storico particolare in cui, tramontata l’aquila sveva, dominavano gli angioini, quella “gente straniera” ricordata da Saba Malaspina, causa di dolore e lacrime per molti. 


L’opera di per sé già viaggio per il lettore, acquisisce valore maggiore alla luce del suo contenuto: l’iter dei personaggi narrati assume valenza esistenziale, abbracciando un mondo difficile, ruvido e decadente, pieno di diffidenza e paura verso gli invasori, i potenti e i tracotanti, in cui i saggi parlano dall’alto dei loro pulpiti senza sporcarsi le mani con un’umanità vera ogni giorno alla ricerca di sopravvivenza con i mezzi a sua disposizione. Si tratta della gente comune, spesso fraintesa e calpestata, costantemente in bilico in un universo inesorabile e freddo, colorato dal folklore popolare e riscaldato da grandi sogni come l'idea di cavalieri in un torneo per Zosimo o le piccole gioie come la vista del mare per Rafilina, capace di strapparla per un attimo dal pensiero di ciò che l’affligge. 

Come anticipato, la giovane bollata come indemoniata deve far i conti con la mentalità del suo tempo fiduciosa dei benefici dell’esorcismo, rituale non presente tra i sacramenti e, in generale, di difficile sistemazione teologica.  Pagina dopo pagina, il lettore si renderà conto del reale tormento della protagonista, apprezzandola – ne sono sicura – per la grande modernità e il pensiero divergente, risorsa e fonte di dannazione al tempo stesso in un contesto propenso solo a condannare. Anche a Zosimo  il lettore non potrà negare affetto in virtù di quella semplice, diretta e veritiera maniera di interpretare il mondo e i suoi avvenimenti. Acume lucido e brillante il suo, capace di irradiare più saggezza di quella di coloro normalmente reputati dotti, Zosimo non è nobile ma lo risulterà in maniera maggiore al confronto dei tanti che ne vantano il blasone. 

Psicologicamente ben delineati, i cosiddetti “ultimi” irradiano una vitalità senza pari propria di chi il mondo lo vive nella sua più ampia complessità, mostrando nell’umiltà quella apertura e critica intellettiva che stenta ad emergere nei potenti i quali, appositamente descritti nella loro supponenza, mancanza di empatia e rapacità quotidiana, appaiono ridotti a semplici silhouette al confronto. È apprezzabile, infatti, da parte di Franza, la cura riservata ai diseredati dei quali si sottolinea il modus operandi spesso ravvivato da note farsesche nell’approccio a situazioni o persone, come i signori rinchiusi in castelli o guarnigioni, immobili nel lustro più decadente, capaci solo di saper prendere e schiacciare.  

Il romanzo acquista validità in virtù dello scritto agile e scorrevole, spesso sfumato da note popolari nel linguaggio parlato così vivo e colloquiale in contrapposizione al sontuoso lessico dei signori. Notevoli le descrizioni e l’abilità nel ricostruire storicamente paesaggi, usi e costumi di sicuro frutto di studio e approfondimento da parte dell’autore, abile nell’ambientare la narrazione nella Storia, citando realtà importanti come la Scuola medica salernitana o personaggi storici di gran calibro come Tommaso d’Aquino.








L’autore: 

Giuseppe Franza (Napoli, 1981), laureato in filosofia, lavora come editor e articolista. Pur abitando da più di dieci anni a Roma, non ha ancora perso il forte accento vesuviano. Ha pubblicato il romanzo Cagliosa (Ortica editrice, 2019). 


Descrizione:

Primavera del 1272, regno di Napoli. Padre Ciommo, un vecchio monaco benedettino, sta scortando la giovane Rafilina da Torrecuso nella città di Napoli, per far sì che ella possa essere visitata dal magister Tommaso d'Aquino del convento di San Domenico. Giunti dalle parti del Vesuvio, i due viandanti vengono sorpresi da una tempesta e sono perciò costretti a rifugiarsi in una taverna per trascorrere la notte. In questa bettola incontrano un certo Zosimo, servitore senza cultura e creanza, che si offrirà di accompagnarli fino al cenobio napoletano in cambio di qualche spicciolo. Nella Capitale del regno, Rafilina sarà dunque visitata da fra Tommaso d'Aquino, somma intelligenza della Chiesa, chiamato a scoprire quale possa essere il vero male che insidia la vergine. Ella è forse vittima di una possessione demoniaca? Costretti da fosche circostanze, Rafilina e Zosimo prenderanno parte a un viaggio caratterizzato da numerosi imprevisti. E ne verranno fuori situazioni spaventose e assurde, sordide o penose, attraverso cui i due personaggi misureranno forze e limiti morali e proveranno ad allargare i loro meschini orizzonti. 


Dettagli:

Autore: Giuseppe Franza
Editore: Ortica Editrice
Collana: Le spine
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 25 novembre 2022
Pagine: 368 p., Brossura
EAN: 9788831384902 



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