LE BABURECENSIONI: L'EMIRATO DI BARI 847-871 DI GIOSUÈ MUSCA




Giosuè Musca (1928 – 2005) ha insegnato Storia medievale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari per oltre trent’anni.  Allievo dello storico Gabriele Pepe, ha diretto dal 1982 fino al 2002 il Centro Studi Normanno-Svevi dell’Ateneo barese e, dal 1976 al 2005, la rivista Quaderni medievali.  Da studentessa universitaria, amante della storia e, in particolar modo delle vicende della mia Puglia, ho apprezzato gli studi e le mirabili ricerche del professore attraverso le importanti pubblicazioni, ancor oggi fonte di ispirazione, riflessione e insegnamento per alunni e docenti. Tra questi, Francesco Violante, professore associato di Storia medievale al Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari, discepolo di Musca e curatore della nuova edizione de L’Emirato di Bari, 847 - 871, edito per la prima volta nel 1964 dalle Edizioni Dedalo. Si tratta di un saggio fondamentale per la comprensione delle radici e dell’anima del nostro Meridione in cui , commenta Violante nella pregevole introduzione d’opera, Musca “ha modificato per primo l’immagine della presenza islamica nell’Italia meridionale continentale” , spiegando il lavoro  e l’alta qualità della ricerca del suo maestro, basilare per capire “l’evoluzione politico-ideologica dei Saraceni nel Mezzogiorno” diventati da predoni, coscienti e forti conquistatori,  evidenziandone, al di là di saccheggi e conquiste,  “la complessa umanità” e gli insegnamenti “ forse impartiti agli abitanti delle ventiquattro “castella” pugliesi sulla tolleranza religiosa in tempo di pace, come si fa fruttare la terra, come si scambiano prodotti vantaggiosamente”. Quello che colpisce della ricerca di Musca è la profonda passione sul cui filo scorre la volontà di andare oltre, di confrontarsi con le ricerche di studiosi come Jules Gay e Michele Amari, ricostruendo quegli anni turbolenti del IX secolo in cui Bari fu capitale di uno stato musulmano, attraverso le frammentarie fonti latine (Chronica Sancti Benedicti Casinensis, le testimonianze dello storico longobardo Erchemperto, dell’Anonimo salernitano e del cronista Leone Ostiense), la documentazione bizantina (il dotto Costantino Porfirogenito) e araba ( lo storico  Aḥmad ibn Yaḥyā ibn Jābir al-Balādhurī). Musca approfondisce l’Emirato di Bari partendo dalla questione cronologica, soffermandosi lungamente sulla successione al comando dell’insediamento di Bari, legittimata attraverso il titolo di emiro rivestito nel tempo da Khalfūn (857-852), Mufarraģ (853-856) e Sawdān (857-865).  I musulmani in Italia erano approdati inizialmente a titolo privato, attraverso le scorrerie dei Mori spagnoli e dei Berberi marocchini ma anche tramite la migrazione sulle coste campane di mercanti africani, avventurieri e partigiani sconfitti nelle guerre intestine tra le fazioni musulmane in Sicilia. Nel complesso scenario storico-politico delle lotte tra principi longobardi, ultimi eredi carolingi e sovrani bizantini, i musulmani, futuri conquistatori, signori per circa un quarto di secolo di un Emirato nel nostro Sud, furono ufficialmente chiamati come mercenari, cioè come strumento di combattimento utile a farsi guerra nella complessa situazione in atto, arma a doppio taglio che seppe infiltrarsi nelle questioni meridionali, la cui presenza fu eliminata dopo il triennale assedio di Bari nell’871 per mano dell'imperatore franco Ludovico II. 


La congiunta conquista di Bari da parte delle truppe franco-longobarde e delle navi croate,
sotto il comando dell'Imperatore 
Ludovico II nell'871


Al di là della minuziosa narrazione delle vicende e dei personaggi legati alle guerre e alle conquiste, l’opera di Musca è fondamentale per immergersi nella complessa società del IX secolo formata da latini, greci, longobardi, franchi e berberi: genti diverse unite dalla conversione al cristianesimo i cui ministri non sono sempre retti e onesti, popolazioni con radici distinte e una visione particolare del modo, caratterizzate da un modo proprio di governarlo e concepirlo, tutte ugualmente importanti per  contributi ed eredità culturale. L’Emirato di Bari, con la sua cultura, la sua economia, la sua struttura magistralmente descritta, le sue luci e le sue ombre, emerge anche dallo Sefer Yuḥasin, cronaca composta nell'XI secolo dal dotto Ahima' az ben Paltiel,  , rampollo di una influente famiglia israelita, originario di Capua, che narrò meriti e imprese dei suoi antenati nel quadro storico generale tra la metà del IX e la metà dell'XI secolo. Attraverso le vicende della comunità ebraica nel Meridione i cui “contatti continui con Bizantini e musulmani occupanti devono aver esercitato un’influenza fertilizzante sia per cosciente accettazione che per incosciente assimilazione” e attraverso le parole vergate nello Sefer Yuḥasin, Musca accompagna il lettore in un mondo dipinto con colori vivaci, nel ricordo, tra storia e leggenda che Ahima' az traccia del tempo e della figura di Sawdān, terzo ed ultimo emiro di Bari, personaggio accattivante e controverso descritto nel suo essere conquistatore ma anche astuto diplomatico. Lo studio critico delle fonti ha portato il docente e, con lui porterà il lettore, ad una poliedrica riflessione su tanti aspetti trasversali della società del IX secolo, scardinando false documentazioni come quelle forniteci dal prete Gregorio di cui si parla in modo approfondito nelle appendici del saggio.Questo lavoro, parte anche dalla semplice semantica, interrogandosi sul porsi il problema dell’unità politica nel Meridione di quel secolo, sfatando idee obsolete e pregiudizi partendo dalle stesse parole che, come fa notare l’orientalista Francesco Gabrieli nella presentazione d’opera del 1977, si avvale “dei termini saraceno, musulmano, arabo” contribuendo “a depotenziare la connotazione negativa che il  termine saraceno, derivato dalle cronache altomedievali, ha a lungo detenuto ed esercitato, come un limite ed un vincolo, sulla ricerca storiografica su questi temi". Personalmente ho adorato Musca quando con estrema onestà intellettuale ci invita a non “giudicare queste vicende con malinteso moralismo o patriottismo” approcciandoci alla storia del Meridione e alla questione dell’Emirato in modo lucido, evitando “graduatorie e primati di civiltà tra mondi che si trovavano in momenti diversi della loro evoluzione storica”, reputando a giusta ragione “ozioso e inutile il discorso su chi fosse più barbaro” scandagliando le fonti, impartendo una lezione magistrale che vale a livello universale. Questo saggio storico, scritto con accessibile linguaggio accademico, così preciso e generoso nella narrazione, nella presenza di note, fonti bibliografiche, spiegazioni su vicende e personaggi, è importante specialmente oggi, in questo mondo turbolento e conflittuale, per l’eredità culturale e i suoi insegnamenti storici. Come ha giustamente osservato Francesco Violante nell’ intervista rilasciata al Corriere di Puglia e Lucania, questo volume è una testimonianza importante dalla quale “ancora oggi in un mondo diviso e in conflitto è possibile trarre riflessioni utili su scambi e contrasti tra civiltà, religioni, interessi ma anche sulle fonti che li narrano e inevitabilmente delimitano la nostra comprensione storica”.  


Copertina

Dettagli:

Autori:

Giosuè Musca (1928-2005) ha insegnato Storia medievale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari per oltre trent’anni. Ha diretto il Centro di Studi Normanno-Svevi dell’Ateneo barese (1982-2002) e la rivista «Quaderni medievali» (1976-2005).


Francesco Violante, professore associato di Storia medievale al Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", è l'ultimo allievo di Giosuè Musca.

Descrizione:

Non molti sanno che dall’847 all’871 sorse e fiorì a Bari uno Stato islamico. I suoi tre capi furono Halfun, il conquistatore; Mufarrag, che ne allargò i confini e vi costruì una moschea congregazionale; e Sawdan, l’emiro riconosciuto dal califfo di Baghdad, che per qualche anno lo rese potenza egemone nel Mezzogiorno continentale.L’originale opera di Giosuè Musca, pubblicata per la prima volta nel 1964, resta l’unico saggio dedicato a questo capitolo della complessa storia del Mezzogiorno medievale, diviso tra potenze cristiane e islamiche. Questa nuova edizione, arricchita da un’introduzione di Francesco Violante, costituisce un punto di riferimento fondamentale, anche metodologico, per la ricostruzione geopolitica di un Mediterraneo in cui fedi, armi e culture si sono indissolubilmente scontrate e intrecciate.


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