L'Orso: il primo re della foresta tra mito e simbolismo

I quadrupedi selvatici, 1400 circa. Spicca al centro la pantera che,
 come il leone, avendo forti attributi cristologici, porta la corona...
quella stessa strappata all’orso.



C'era una volta una donna che ebbe un figlio da un orso. Molti, sulle montagne vantavano questa discendenza. Si chiamavano  Kimun Kamui Sanikiri, i Discendenti dell'orso ...
 "Io sono figlio del Dio delle montagne; discendo dall'essere divino che regna sui monti." 

Antica leggenda Ainu, popolazione primitiva  giapponese dell'isola di Yezo (o Yesso)


Veduta, Matsubayashi Keigetsu  (1876-1963)




Mettetevi comodi perché oggi voglio raccontarvi una storia.
E' così antica che affonda le radici nell'alba dei tempi.


Sono tante le immagini afferenti all'Europa preistorica , mondo lontano, orbitante  attorno  alle stagioni e al ciclo lunare. E proprio quest'ultima nelle sue tre fasi, nuova, crescente e calante,  ad essere simbolo della Dea ancestrale, dispensatrice di vita e di morte,  signora della Natura  ed in essa  immanente. La Grande Dea  era la sola ed unica divinità, svincolata da un  dio padre creatore, inesistente durante il Paleolitico. Ella aveva un potere immenso :  era vita e rigenerazione poteva essere cervo, corvo, pietra eretta o vaso. 

Oppure , se protettrice della giovane vita, Nutrice o Madonna, si rivelava in sembianze umane o animali: tra queste ultime forme  c'era l'orsa.  

Dall'alto verso il basso, da sinistra verso destra:
L'orso , figura presente in Europa, ritratto come madre - orsa con cucciolo , cultura balcanica Vinča. Fafos II , Kosovska, Mitrovica, Jugoslavia settentrionale, 4000 - 4500 a.C;
"Orsa nutrice" in terraccotta con maschera d'orsa e marsupio sulla schiena,, cultura balcanica Vinča, CupriJa, presso Supska, Jigoslavia centrale, 4500 a.C circa, at. 9,2 cm;
Rhyton con zampe d'orso e manico ad anello, vaso probabilmente cultuale, decorato con triangoli strati e losanghe , disegni acquatici del torrente, Zara, Jugoslavia, 5500 a.C circa, alt. 17,7 cm;
Orso in terracotta, con bacile cavo che immette nel ventre dell'animale, Cicladico antico,Chalandriani, Syros, III millennio a.C, alt. 11 cm.



L'orso  aveva valenza simbolica e rituale nelle comunità antiche o pagane, come attestato dai diversi reperti archeologici. Emblematici  i ritrovamenti jugoslavi delle grotte di Lapenski Vir con  tracce di animali sacrificali tra cui l'orso. 
Il sacrificio dell'orso è una  pratica  riscontrata in molte culture in linea trasversale nel tempo. 
Ad  esempio , i Lapponi consideravano il culmine della gloria uccidere questo animale , ritenendolo il re di tutti gli altri. Il sacrificio dell'orso, spirito della foresta, non ne nega la assoluta sacralità, collegando l'atto sacrificale ad un processo di nascita e rinascita ben noto sin dalle culture antiche.  Gli Ainu giapponesi, dopo averlo ucciso, gli tributavano onori e offerte sull'isola di Yazo. E' interessante il caso giapponese, attestato da G. Frazer e da altri antropologi recatisi sull'isola , in quanto gli autoctoni dopo aver cresciuto,  nutrito ( molto spesso allattato) e allevato un cucciolo d'orso, una volta cresciuto, tramite un rituale particolare , chiedendo  scusa agli dei, lo uccidevano  rimandando così al cielo lo spirito della natura da loro venerato, rinchiuso nell'orso inteso come messaggero divino. Questo rituale , celebrato ciclicamente per scopi propiziatori, era occasione di ritrovo per tutti gli isolani : insieme onoravano gli dei con questo sacrificio. Rituali simili sono stati riscontrati anche in Siberia orientale  nelle comunità dei Gilyak , degli Orotchi o dei Goldi

Specie nell'emisfero nordico è indubbia la sua importanza e la sua sacralità  : 
se orso in qualità di spirito della natura, se orsa legata alla maternità.

 La stessa etimologia della parola "bear" , "orso" darebbe ragione a questa teoria ben espressa negli studi di M. Gimbutas : la radice germanica del suddetto termine "bher" torna nelle parole "beran" ( "partorire), "barnam" (bambino) e nell'antico norvegese "burdh" (nascere).
Presso le comunità slave si segnalano feste in onore dell'orso fino alla fine dell'Ottocento
Il 30 novembre, in Bulgaria, per festeggiare Sant'Andrea , si  gettava parte del pasto nei camini recitando la formula " Sta' in salute, Nonna Orsa". 
All'orso venivano tributati onori in Bielorussia ritenendolo animale porta fortuna, in Bulgaria l'orso aveva poteri terapeutici .
E' all'orsa che si invoca aiuto in caso di poca fertilità  e 
fino al XX secolo, nelle terre slave,  era considerato di buon auspicio adagiare i neonati  su pelli d'orso .
La Madre Orsa è adorata anche in Grecia. Nella grotta di Acrotiri ( Creta occidentale) si festeggia il 2 febbraio Maria Vergine dell'Orso.
La storia classica inoltre racconta che  Arkas , madre del fondatore dell'Arcadia, fosse stata trasformata in una orsa, stesso potere che avevano Artemide e i suoi seguaci.
I celti veneravano Artio, la Dea Orsa.
A questo culto, tornando al Paleolitico , sono riconducibili alcune "madonne orse" ritrovate in Svizzera. Alcune statuine jugoslave o danesi recano in volto una maschera ursina e sostengono un cucciolo d'orso. Le più antiche attestazioni di questo genere risalgono al VII millennio a.C . Insomma l'importanza dell'orsa nei rituali dell'Europa antica è largamente attestata : lo dimostrano anche ritrovamenti di vasi ursini realizzati senza soluzione di continuità dal VII al III millennio a.C
L’orso evidenzia la sua sacralità anche presso altre culture: esso è  l’animale totem più citato nelle tradizioni autoctone amerinde. L'orso è  forza primordiale nella lotta, introspezione e ricerca di sè nella grotta dove si passa l’inverno.  
Per quanto riguarda la forza ,anche in ambito europeo  troviamo guerrieri dalla forza straordinaria:  i berserkir norreni, combattenti "posseduti dallo spirito dell'orso" solitamente abbigliati con le sue pelli, famosi per il coraggio e l'audacia in battaglia.


Berserker che mordono i loro scudi, pezzi degli scacchi dell’isola di Lewis, Trondheim,avorio di tricheco, 1160-1170  circa, Londra, The British Museum, inv. cit .123




Tornando a noi, il culto della Grande Dea (capace di rivelarsi anche sotto sembianze ursine)  iniziò il suo  processo di trasformazione nell'Europa  centro orientale a causa della contaminazione indeuropea e patriarcale ( insomma, quando l'uomo cominciò a capire che la donna non generava da sè nuove vite) . Il culto della Grande Dea rimase a lungo segreto, trasformandosi  in divinità allineate all'imperante sistema patriarcale e patrilineare. 
Esempi sono:  
Atena ( dea guerriera ,  della sapienza), Era (signora dell'Olimpo), Artemide (dea della caccia) e l'irlandese Brigid

Una piccola divagazione, per rendervi più familiare il processo di fusione e allineamento che ho cercato di spiegarvi poc'anzi.
A questo proposito sono emblematiche le parole dette da
M
organa nel romanzo ispirato al ciclo arturiano "Le nebbie di Avalon" di M. Zimmer Bradley. Portata da una monaca novizia  davanti alla statua di  santa Brigida, l'anziana Morgana  " guardò la statua e sentì l’immenso potere che si irradiava nella cappella. "Brigida non è una santa cristiana" si disse "anche se Patricius lo crede. È la Dea come viene venerata in Irlanda. [...] Seppure esule,  la Dea trionferà, non abbandonerà mai gli uomini. La Dea è in noi, ma adesso so che è anche nel mondo per sempre. Sei ad Avalon come nel cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne”. 

Nel suo romanzo  l'autrice evidenzia  in modo semplice ed immediato  il processo di risemantizzazione toccato alla Grande Dea nel fondersi con i culti patriarcali , in questo caso con il cristianesimo . Qui,  la Datrice di Vita si fonde con la Madonna , i cui miracoli spesso accadono in grotte o nei pressi di sorgenti d'acqua

Per quanto riguarda il Medioevo, lo  studio degli animali ( reali e fantastici) é possibile in virtù della consultazione dei bestiari , grandi enciclopedie sulla fauna vergati tra il XII e il XIII secolo. Anche l’orso fa la sua comparsa tra le pagine di questi libri, catalogato insieme ai quadrupedi più noti e riprodotti ( almeno fino a quando queste stesse enciclopedie ne registrarono la “caduta” a favore del leone , nuovo re degli animali ,  considerato positivamente dalla religione cristiana e per questo massicciamente riprodotto a partire dal XII secolo).


Ricapitolando: nell'emisfero settentrionale a partire dal Paleolitico,   l'orso ha goduto di alta considerazione e venerazione. Egli era l'animale delle tradizioni orali , legato al paganesimo nel suo aspetto regale, cultuale e spirituale . Con il cristianesimo la sorte della simbologia ursina cambia.
Ci furono teologici che videro nell'orso e nell'orsa delle virtù positive legate  alla straordinaria capacità difensiva della prole dai predatori. Nel  
Bestiarie divin scritto da Guillaume le Clerc, chierico e poeta francese dell'XI secolo, le femmine d'orso hanno persino  il potere di resuscitare con il loro calore i cuccioli morti dopo il parto. La forza immensa dell'orso  può essere utile nei lavori agricoli.
Ma non tutti vedevano in questo animale delle virtù, anzi, al contrario ne demonizzavano la natura feroce.

La resurrezione degli orsetti , 1200 - 1210 circa

Infatti la Chiesa altomedievale inorridiva al  pensiero di questo animale dalla forza prodigiosa, somigliante all'uomo per aspetto, capace di reggersi  in piedi su due zampe anche durante le pratiche sessuali ( come erroneamente tradotto da Plinio ). L'orso è sporco, ha alito fetido , mangia formiche e ogni tipo di cibo in quantità spropositata ( ad eccezione della mandragola, per lui mortale). 
Ma soprattutto l'orso è legato al paganesimo. 
E dunque  guerra fu.
Tra l'VIII e il X secolo , la Chiesa  combatté l'orso in tutti i modi, promuovendo la figura del leone.
L'effige leonina appariva   sugli stemmi araldici o sui sigilli in modo massiccio. La rappresentazione di orsi, cervi e cinghiali, invece, riscontrava una frequenza inferiore all'uno per cento.





Sigillo di Antoine Loffroy, abate cistercense di Ourscamp, 1521
Sotto la magniloquente figura del prelato, in piccolo l'effige dell'orso.
Ourscamp significa infatti "campo dell'orso"





Anche l'agiografia promosse la sua crociata contro l'orso:


Sant'Amando costrinse un orso a 
portargli i bagagli in seguito all'aver divorato la sua mula; 
Sant'Eligio obbligò un orso a piegarsi ai lavori agricoli;
San Colombano sconfisse un orso , piegandolo al suo volere: farlo entrare nella sua caverna in cerca di riparo;
- San Rustico  uccise un orso;
San Gallo addomesticò un orso al fine  di trarne aiuto per  costruire la sua abbazia.

L'orso era per tutti la più aulica manifestazione dei vizi capitali : basandosi infatti su un sermone di Sant'Agostino in cui si paragonava l'orso al diavolo, esso diventava gola, pigrizia, ira e, specialmente nel caso dell'orsa, lussuriaParliamo di quella stessa orsa che secoli prima incarnava vita e maternità ma che ora, a causa del suo legame con il paganesimo,  si tingeva di tonalità oscure e nocive come la Dea che simboleggiava. Il lato dark della Dea Madre , la Bianca Signora che poteva essere uccello rapace o serpente velenoso , riecheggiava dalle antiche e paurose immagini neolitiche: una donna alta, magrissima, bianchissima e strisciante come un serpente. Una creatura trasformata nel Dio morte indeuropeo , demonizzata dalla cultura  cristiana ( persino in relazione ai colori rituali  come il giallo o il nero). L'orso e l'orsa vennero così banditi e la Chiesa che tanto si opponeva agli spettacoli con animali, non vietò quelli con gli orsi per svilirne ancora di più la  figura, ridicolizzandola  tra XII e XIII secolo. Solo gli orsi bianchi donati dai re di Danimarca e di Norvegia, conservarono un certo prestigio fino all'inizio dell'età moderna.
Per l'orsa, legata al culto della Dea ancestrale , fu anch'essa  oggetto di 
spregio  e persecuzione: in epoca moderna , la caccia alle streghe da parte dell'Inquisizione ne è la testimonianza più concreta. Nonostante le bolle papali, il Malleus maleficarum  e quell'imprecisato ( e spesso gonfiato)  numero di vittime torturate e mandate al rogo per stregoneria , l'eco dell'antico sapere è rimasto, arrivando fino a noi  nel mito e nelle favole come quelle dei fratelli Grimm. 


Claudia Babudri


Bibliografia e immagini:

G. Frazer, Il Ramo d'Oro, Bollati Boringhieri, 2013
M. Gimbutas, Il Linguaggio della Dea, Venexia, 2008
M. Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi, 2012
M. Pastoureau, L'arte araldica nel Medioevo, Einaudi, 2019
Levack, La caccia alle streghe in Europa, Laterza, 1999






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