Le Baburecensioni : Costanza di Svevia. Il ritorno da Regina di Chiara Curione

 



“ Costanza di Svevia. Il ritorno da regina ”di Chiara Curione
Edizioni Tripla E, 2020
In copertina: Costanza di Sicilia , Antonio de Holanda ( 1530 -1534 ),
British Library, archivi digitali. 





In Sicilia i discendenti degli  Svevi mantennero il dominio per pochi anni dopo la morte di Federico II avvenuta a  Castelfiorentino nel 1250 :  a tener alta la memoria dell'Imperatore defunto, combattendo contro gli usurpatori angioini chiamati a gran voce dal Papa, ci pensarono prima il figlio Manfredi , capo dei ghibellini antipapali, sconfitto tragicamente a Benevento nel 1266 e poi Corradino , nipote di Federico II , figlio di Corrado I di Svevia. A soli sedici anni, Corradino fu  sconfitto a Tagliacozzo nel 1268, imprigionato e  decapitato nella Piazza del Mercato di Napoli. Se per i ghibellini e per  una parte dei cronisti dell'epoca (  tra cui Bartolomeo di Neocastro ) Corradino non mancò di dimostrare coraggio e contegno di fronte all'ineluttabile, dello stesso parere non furono i guelfi, in primis il cronista Saba Malaspina ( Roma, XIII sec - 1298 )  che ne ricorda il terrore e il pianto di fronte alla terribile condanna. Eppure é proprio  il Malaspina ( nella Storia delle cose di Sicilia ) a testimoniare le lacrime di coloro che,  oppressi dal nuovo regime,  ricordavano nostalgicamente il tempo degli  svevi  e di Manfredi :   “ora sì che conosciamo quanto dolce fosse il governo tuo , posto in confronto dell’amarezza presente [ … ] in preda a gente straniera!” . E la "gente straniera" era quella francese capeggiata da  Carlo I , titolare delle contee di Provenza e d'Angiò, adesso anche re di Sicilia , uomo ambizioso e assetato di egemonia nel Mediterraneo. La sua casata era la paladina del Papa,  alleata commerciale di Firenze , assetata di vantaggi economici attraverso facilitazioni doganali. 





Costanza di Sicilia


Moneta con aquila sveva del regno di Pietro III e di Costanza II di Sicilia



Figlia di re Manfredi, nipote di Federico II, Costanza portava lo stesso nome della bisnonna discendente dagli Altavilla, dalla quale aveva ereditato la forza e la saggezza. 
E' a questa donna straordinaria  nella sua umanità e intelligenza politica che Chiara  Curione ha dedicato il suo  avvincente romanzo storico, sequel del primo intitolato "Il Tramonto delle aquile"  incentrato sugli ultimi giorni della casata sveva  fino  alla disfatta di Manfredi a Benevento .
Nel  Canto III della Divina Commedia  è proprio  quest’ultimo   a pregare Dante  di inviare un messaggio alla sua “bella figlia”,  rivolgendogli struggenti parole: 


 "Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice;
ond'io ti priego che, quando tu riedi,
vadi a mia bella figlia, genitrice
de l'onor di Cicilia e d'Aragona,
 dichi 'l vero a lei, s'altro si dice.




Presentandosi come nipote di Costanza d’Altavilla, Manfredi  chiede al poeta di correggere quanto di distorto è stato detto sul suo conto  in modo da riferirlo alla figlia Costanza , donna fiera e intelligente. 
Costanza di Sicilia sposò Pietro III d’Aragona e da lui ebbe sei figli. Forte dell' appoggio del marito ,  tentò di riprendere i territori  paterni  combattendo una guerra che , tra dritti e rovesci , durò vent'anni   concludendosi  con la pace di Caltabellotta nel 1302 : a Federico d'Aragona ( figlio di Costanza e di Pietro ) fu assegnato  il Regno di Sicilia e di Trinacria mentre a Roberto d'Angiò il Regno di Napoli.



Pietro III dirige lo sbarco a Trapani della flotta aragonese il 30 agosto 1282, 
miniatura dalla Nova Cronica di Giovanni Villani , Biblioteca Vaticana, Roma




La contesa per il Mezzogiorno italiano era nata da concause politiche ed economiche. Se Federico II e Manfredi avevano cercato di sottomettere la feudalità assegnando i loro poteri a funzionari pubblici ( come in uno stato moderno ), gli angioini  fecero  leva sui baroni ai quali assegnarono poteri e prestigio. Tale scelta  creò un diffuso malcontento. In particolare,  in Sicilia , dopo lo spostamento della capitale del Regno da Palermo a Napoli,  l’ostilità verso i francesi crebbe notevolmente.
La pesante tassazione e il comportamento  violento degli Angiò  portò molti siciliani a riconoscere il proprio sovrano in  Pietro III d'Aragona in virtù dell’esser sposo di Costanza di Sicilia, figlia di re Manfredi ( la  più idonea ad occupare il trono  in linea di successione. )
Intanto, tra la mal sopportazione del popolo e il sentire politico dei nobili siciliani sempre  più vicini alle idee aragonesi ,  si giunse al 30 marzo 1282   ovvero ai celebri Vespri Siciliani


Drouet trafitto dalla spada viene ucciso, da I Vespri siciliani di Francesco Hayez ,Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma




Il romanzo della Curione si apre proprio con questo episodio,  narrato lungamente dalle fonti storiche alle quali l'autrice rivolge sempre grandissima attenzione, confermando quella  spiccata sensibilità e  cura documentaria  già riscontrata nel romanzo " Il tramonto delle aquile" . 
Nella Istoria del Regno di Romània del Sanudo, si narra che , durante i Vespri , si generò una violenta ribellione la cui causa scatenante furono le attenzioni poco cortesi di alcuni soldati francesi nei confronti di  un gruppo di donne siciliane.
La  Curione rielabora  con minuzia quanto  è stato tramandato dagli storici,  in particolare da  Bartolomeo di Neocastro : " Ecco una nobile ninfa, assai graziosa nel volto, bella in tutto l’aspetto, che sarebbe bastato guardarla senza toccarla... Allora un francese di nome Droghetto corse audacemente contro la nobile fanciulla, e, col pretesto di cercare se ella nascondesse armi dello sposo o di altri del suo gruppo, arditamente con le mani, cacciandole sotto la veste, le tocca impudicamente il seno, fingendo di volersi assicurare che ella non ne portasse...Subito la fanciulla si irrigidì, e, mentre il sangue gelato fuggendo le abbandonava le membra, l’aspetto della sua bellezza mutò in ansia di dolore... e già sembrava che lo spirito le mancasse, benché fosse ancora viva... Immediatamente si leva un rumoroso tumulto – non si sa da dove venga – e l’ira e il furore non hanno più freno. Un giovanetto, impadronitosi della spada di Droghetto, lo colpisce nei fianchi e già gli intestini gli escono fuori...I giovani, mancando le armi, afferrano le pietre, si solleva il popolo in tumulto, e, incominciata la strage, ciascuno grida, così che l’aria risuona di orribili voci: "Muoiano i Francesi, muoiano!".

I vespri siciliani, Domenico Morelli ,
Museo di Capodimonte, Napoli.


Nel romanzo,  il viscido Drouet  importuna la bella Benedetta,  moglie del nobile Ruggero Mastrangelo ( secondo la tradizione documentaria colui che attaccò Droghetto )  ,  amica dell'immaginaria Imelda  figlia di Giovanni da Procida , al tempo precettore di Manfredi , Gran Cancelliere del  regno aragonese. Giovanni fu  medico e dotto ,   leale sostenitore della casata sveva , colui che reclamò a gran voce la rivolta contro gli angioini, guidato dal  livore  scatenato da gravi oltraggi e violenze subite da parte dei francesi. Queste offese sono testimoniate dalle fonti storiche
Giovanni Boccaccio, nel suo De casibus virorum illustrium, fa riferimento all'onore violato della moglie di Procida (Boccaccio 1983, IX, 19: 818),  il cronista fiorentino Giovanni Villani,  nella Nuova Cronica,  narra che Giovanni fu privato della moglie e della figlia dagli angioini che non contenti gli avevano  ucciso anche l’unico figlio maschio  (Villani 1823, II, VII, 57: 234). Infine,  lo storico Filadelfo Mugnos nei suoi Raguagli historici del vespro siciliano fa riferimento allo stupro compiuto da un cavaliere francese ai danni della figlia di Procida (Mugnos 1645:52)  per  tradizione e leggenda chiamata  Imelda . Nel romanzo della CurioneImelda è una giovane colta e intraprendente che sfida le convenzioni . Si tratta di una figura animata da un sentire moderno che esprime se stessa in tutta la sua voglia di emancipazione ( in primis dall'idea di un matrimonio non voluto ) a vantaggio della professione medica imparata  dal padre e approfondita successivamente  presso la Scuola Medica Salernitana. Il suo personaggio  sembra proprio ispirato alle colte mulieres  che operarono in questa scuola, prima tra tutte la celebre Trotula
Quello che colpisce dello stile di Chiara Curione è,  a mio parere , non soltanto la grande cura nella documentazione storica  ( ampiamente  dimostrata attraverso questi due semplici esempi ) ma anche la costante attenzione  nei confronti della sfera umana e psicologica dei personaggi narrati. Spesso, infatti, quando si studia storia ci si dimentica che i personaggi che l'hanno vissuta o scritta erano persone nella nostra stessa misura, inclini a gioie, dolori, sentimenti contrastanti , affetti e antipatie. 


Scena di torneo, folio 37 r., Codex Manesse,
Biblioteca universitaria di Heidelberg 



Costanza di Sicilia  è in questo romanzo in primis una donna che lotta per i suoi ideali e che ha alto il valore della famiglia. Ella è  intelligente e saggia, animata da gioie e dolori, preoccupata  per l'amato marito spesso lontano a causa della guerra,  per la sorte e l'educazione dei figli, per la crescita della sua famiglia e del suo regno. Costanza é  una donna forte che ha saputo far fronte a tante difficoltà, riuscendo  a sollevare il carico del mondo che i suoi avi le hanno lasciato come  l'Atlante della mitologia,  per combattere in nome di un solido ideale più forte degli uomini e del tempo, dimostrando da buona sovrana, quello spirito illuminato  che la rende il punto di riferimento  non solo per i suoi cari ma per tutti coloro che la sostengono. In questo romanzo, attraverso le descrizioni  dell’autrice, Costanza dimostra di essere  sovrana  nell’animo in mille occasioni,  in particolare quando si confronta con il figlio Giacomo , un giovane dal temperamento sanguigno, ancora bisognoso di consigli seppur abilissimo sul campo di battaglia. Questo romanzo,  ovviamente popolato da importanti presenze storiche maschili, è principalmente un testo al femminile che ci permette di affacciarci sulla realtà delle donne  dell'epoca e capirne la mentalità tra agi e difficoltà, attraverso gioie e  dolori quotidiani,  affrontati  dalle protagoniste in vario modo a seconda del proprio rango. Se infatti Costanza , seppur esule dalle terre paterne e con mille difficoltà alle spalle, ha vissuto una vita agiata e privilegiata , non possiamo dire lo stesso  per  Macalda , sua degna nemesi.Nel romanzo si evince l'origine umile di questa donna, figlia di Giovanni Scaletta ,  diventata baronessa per matrimonio , sposatasi in seconde nozze con il Gran Giustiziere Alaimo da Lentini
Se Costanza è animata da spirito nobile, saggio  e corretto anche nei confronti dei suoi nemici, Macalda viene descritta come una donna dal comportamento spregiudicato e irrispettoso, in aperto contrasto con Costanza  in quanto desiderosa di far colpo su Pietro d'Aragona ( che mai riuscì a far cedere alle sue lusinghe ). 




Macalda di Scaletta, Gino De' Bini, 1889


La figura di Macalda é controversa e psicologicamente ben inquadrata dall’autrice: si tratta di una donna che ha dovuto confrontarsi direttamente con la ruvidezza della sua epoca, lottando il triplo per ottenere un posto al sole con tutte le armi a sua disposizione . Anche la regina Costanza ha subito gravissimi affronti e dolori incredibili , anche Costanza ha dovuto lottare ma su un piano diverso rispetto a Macalda, avendo tutto sommato  un iter privilegiato,  nonostante i mille problemi affrontati.
Rispetto a Costanza di Sicilia, che potremmo ben definire guidata dal lume di Atena, Macalda é una amazzone ruvida nel suo essere sensuale e accattivante. Guidata da una rabbia mai estinta ( tipica di chi si é dovuto far largo con le unghie e con i denti nel mondo ) , nutre  rancore e gelosia nei confronti di Costanza su un piano sociale e psicologico ben espresso dalla Curione che sapientemente, in questo romanzo riesce a tratteggiarla  in modo vivo e  coerente rispetto alle fonti .
Nelle  Cronache catalane  del Desclot, Macalda é  " molto bella e gentile, e valente nel cuore e nel corpo, generosa nel donare e, a tempo e luogo, valorosa nelle armi al par d'un cavaliere". Sulle sue doti di provetta amazzone e ottima spadaccina, si trovano in accordo anche gli storici che l'hanno descritta in modo meno lusinghiero come il già citato Bartolomeo di Neocastro secondo cui era  velenosa , astuta  e  incline al tradimento. La Curione é fedele ad entrambi gli storici nel delineare questo personaggio, entrato a far parte della leggenda e del folclore siciliano. 
Ecco che "Costanza di Sicilia. Il ritorno da regina"  non è solo godibile lettura ma anche spunto di reale approfondimento storico , essendo il frutto di una dettagliatissima ricerca documentaria che include le   Cronache catalane del secolo XIII e XIV vergate  dai dotti  Muntaner e Desclot, fonte preziosa di ricerca e di ispirazione. Da qui,  l’autrice ha potuto approfondire la storia e i suoi personaggi : citiamo ad esempio il messaggero catalano Domenico Figuera o il siniscalco del re d’Inghilterra che avvisa Pietro a Bordeaux del tranello di Carlo d’Angiò.



Preziosi acquamanili ( contenitori per sciacquarsi le mani durante i pasti ) in bronzo sbalzato  , arte sveva del XIII secolo,  Museo del Bargello, Firenze.





La questione di Bordeaux è di notevole interesse.
Facendo riferimento ad un testo ripreso dal Malaspina, si ritiene che fu proprio Carlo a lanciare il famoso duello di Bordeaux  con cui si sarebbe dovuta risolvere la  contesa del Regno di Sicilia. Duello che mai si fece nonostante la  numerosa corrispondenza tra Pietro e Carlo . La sfida, in teoria,  si sarebbe dovuta svolgere a Bordeaux ( in campo neutro )  il primo giugno 1283. La Curione nel suo romanzo parla di un  tranello ordito da Carlo ai danni di Pietro : in effetti,  entrambi i contendenti arrivando sul campo di battaglia  in momenti diversi, trovarono il modo per evitare quella che, nel 1886 fu descritta dallo storico  Michele Amari come una commedia ordita al solo scopo di sublimare la crudezza di una guerra  durata un lungo ventennio.
Anche nella descrizione delle dinamiche  belliche , l'autrice si dimostra estremamente attenta e puntuale : interessante, ad esempio,  la descrizione degli 
almogaveri soldati di fanteria di ventura, rapidi e abilissimi nell’uso delle armi da lancio contro la cavalleria, comparsi in Aragona nel sec. XIII, impiegati in Italia nelle guerre del Vespro ) . 
In generale, punto di forza di questo romanzo sono le descrizioni accurate che riescono  a far immergere completamente il lettore nella storia. Ogni capitolo del romanzo è dedicato ad un personaggio diverso , attraverso il  cui punto di vista si evolve la storia . 
Al di là dell'innegabile precisione storica ,  la narrazione di "Costanza di Sicilia. Il ritorno da regina" riesce a  trascinare letteralmente il lettore nella vicenda  , appassionandolo, rendendolo partecipe a trecentosessanta gradi. Con questo romanzo si vivono le stesse emozioni dei suoi personaggi , respirando la stessa atmosfera di quei tempi passati, che diventano vivi e vividi attraverso l'abile penna di Chiara Curione . 


Claudia Babudri


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Bibliografia:

G. Piccinni, I mille anni del Medioevo, Mondadori, 2000
M. Amari , La guerra del vespro siciliano, o Un periodo delle istorie siciliane del sec. XIII, 2 voll., Parigi, Baudry, 1843.
M. Esposito «[…]vi si parla molto dei nostri antichi e presenti mali».L’utilizzo delle fonti storiche nel Giovanni da Procida di G. B. Niccolini in Lo scaffale degli scrittori:la letteratura e gli altri saperi , Miriam Carcione, Matilde Esposito, Serena Mauriello, Letizia Anna Nappi, Ludovica Saverna ( a cura di ), Studi Umanistici, Serie Philologica, Sapienza Università Editrice, 2010
R. Muntaner, B. D'Esclot, Cronache catalane del secolo XIII e XIV, traduzione italiana  di F. Moisè, 1844
S. Malaspina , Storia delle cose di Sicilia ( 1250 - 1285 ), a cura di F. De Rosa, Ciolfi, 2014




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