Il primo Imperatore

 Al principio, i Franchi, popolo fiero e bellicoso, erano una confederazione di tribù stanziate nel bacino renano, aggregate intorno a capi guerrieriIl loro dominio in Gallia era articolato in regni ( NeustriaAustrasiaBurgundia e Aquitania) creatisi in virtù dell' abitudine di suddividere l'eredità tra i figli maschi. Queste diverse tribù, rimasero in un relativo equilibrio sotto il regno del re Clodoveo I, per poi, verso la fine del V secolo, ripiombare nell'incertezza .
Il loro nome potrebbe derivare dal sostantivo germanico "franka" ovvero "giavellotto" o dall' aggettivo "frakaz" cioè "coraggioso" oppure da "wrank" , "errante". Solo nel VI secolo, esso fu ricondotto al germanico "frank" ovvero "libero". Il loro passato si perde in un orizzonte mitico: i contemporanei di Carlo Magno, seguendo la tradizione popolare, erano convinti che i Franchi discendessero dai troiani , per la precisione dal principe Francione. Questa era una voce che circolava anche a corte, un elemento, per quanto tradizionale, che dava fiducia e orgoglio al popolo franco ( capace , alla stregua dei romani , di governare il mondo) forti dell'appoggio dell'episcopato cattolico e dell'amicizia con il Papa. Infatti, i Franchi furono il primo popolo a convertirsi al cristianesimo nella sua forma cattolica ( e non nella rivale ariana ) : per questo erano il popolo prediletto da Dio , prescelto per governare il mondo. Un rapporto sicuramente privilegiato e antico: se tutti gli altri popoli germanici erano doppiamente barbari agli occhi della Chiesa perché pagani, i Franchi dimostravano di essere di una pasta diversa. E questo, fu palese quando, Clodoveo I , nella lontana notte di Natale del 496 d.C , si battezzò, convertendosi  al  cattolicesimo , unico credo riconosciuto dalla Chiesa. Quest'ultima, in virtù di questa conversione, ben volentieri accettò di aiutare e di essere aiutata da questo popolo. 
Clodoveo apparteneva ad una importante famiglia, quella dei Merovingi , il cui simbolo di regalità, di forza e di potere magico, erano i lunghi capelli (da cui l'appellativo reges criniti). A questo proposito è bene ricordare l'intervento dell'antropologo J. G. Frazer che nella sua opera magnaIl ramo d'Oro, scrive :"molti popoli considerano la testa come una cosa particolarmente sacra: questa speciale santità  si spiega talvolta con la credenza che essa contenga uno spirito molto sensibile alle ferite o alle mancanze " o contenga nei capelli tutta la forza della persona . Ed infatti, lo studioso continua affermando che " ai re franchi non era mai permesso di accorciarsi i capelli: fin dall'infanzia dovevano astenersi dal tagliarli. Recidere la lunga capigliatura che ondeggiava loro sulle spalle sarebbe stato rinunciare ai loro diritti al trono. Quando i malvagi fratelli Clotario e Childeberto macchinarono di appropriarsi del regno del fratello morto Clodomiro, s'impossessarono con uno stratagemma dei loro piccoli nipoti, i due figli di Clodomiro, e ciò fatto mandarono alla regina Clotilde a Parigi un messaggero con delle forbici e una spada nuda. L'inviato mostrò le forbici e la spada a Clotilde domandandole se i bambini dovessero venir tosati e vivere o conservare i capelli e morire. L'orgogliosa regina rispose che se i suoi nipotini non dovevano salire al trono preferiva vederli morti che tosati. E furono uccisi per mano dello spietato loro zio Clotario."  



 Albrecht Dürer, Ritratto immaginario di Carlo Magno




Il tempo dei re



Ma come si arriva a Carlo Magno?
Abbiamo prima accennato ai regni franchi ( Neustria, Austrasia, Burgundia e Aquitania ) ognuno dei quali era amministrato da un maestro di palazzo (o maggiordomo di palazzo ) ovvero un alto funzionario che sovrintendeva al palazzo reale . Nel 687 d.C accadde qualcosa di determinante. Pipino di Herstal , della dinastia dei Pipinidi, che occupava quest' ufficio in Austrasia, riuscì ad estendere la sua autorità anche in Neustria in seguito alla battaglia di Tertry che pose fine alla rivalità tra i due regni, ora unificati in uno sotto la sua giurisdizione . Pipino, dux et princeps francorum , conferì così al titolo di  maggiordomo di palazzo un ruolo  prestigioso e di spicco rispetto agli altri della stessa carica . Pipino di Herstal era il bisnonno di Carlo Magno, poiché padre di quel Carlo Martello che nel 732 d.C sconfisse gli arabi a Poitiers ( dove , come riporta un cronista spagnolo, vinsero gli "europei" ), a sua volta padre di un altro Pipino, detto il Breve, genitore del nostro Carlo Magno. Egli, con la benedizione e l'unzione di Papa Zaccaria  , cacciato il legittimo sovrano dal trono,  nel 
751 d.C , si fece acclamare re dall'assemblea dei magnati del regno. Dopo la morte del Papa, il suo successore,  Stefano II,  minacciato dai Longobardi,  in virtù dei buoni rapporti con il popolo franco,  ne richiese l'aiuto militare in Italia , conferendo in Gallia l'unzione regia a Pipino il Breve  nel 754 d.C , estendendone la  legittimità  anche ai figli  Carlo e Carlomanno , patrizi dei romani.




Il primo Imperatore



Il futuro imperatore e suo fratello Carlomanno, nacquero dall'unione di Pipino il Breve ( morto nel 741 d.C ) con Betrada di Laon. Il biografo di Carlo, Eginardo, nella Vita et gesta  Caroli Magni , sostiene che il grande Imperatore morì nel gennaio dell' 814 d.C , risalendo al 742 d.C per la sua data di nascita. Addirittura, in un altro manoscritto coevo si ascriveva la nascita dell'imperatore al 2 aprile del 742 d.C... C'è da dire che all'epoca il tempo era scandito dai ritmi agricoli e naturali, si soleva contare gli anni dalla nascita di Cristo ma questo era una pratica diffusa da poco. Ecco perché troviamo poca precisione nel computo degli anni anche negli annali regi , così come nelle indicazioni generiche vergate sull'iscrizione posta sopra la tomba di Carlo (secondo la quale sarebbe morto sessantenne). Ma i contorni rimangono sempre poco definiti. Del resto, all'epoca, ripetiamo, si conosceva la propria età solo approssimativamente


Eginardo , Vita et gesta  Caroli Magni 



Carlo crebbe in un mondo che presenta criticità date da secoli di ristagno ma anche novità importanti come l'emergere del concetto di Europa. L'idea di Europa, come più volte spiegato dal professor A. Barbero,  era nota ai romani ma non era fondamentale. Con le invasioni barbariche, l'Europa inizia a configurarsi, staccandosi dall'agglomerato romano , dal resto del mondo antico . E con Carlo Magno e i suoi Franchi, in una Gallia che iniziava a chiamarsi "Francia", quel qualcosa di nuovo ha inizio. 
Ma chi com'era Carlo?E che tipo di uomo era?
Sempre Eginardo, nella sua biografia, afferma che:



Possibile profilo di Carlo Magno, ripreso dalla statua equestre
in bronzo fatta fondere nell' 860-870 circa,
ispirandosi alla statua di Teodorico
portata da Ravenna ad Aquisgrana


"Egli era di corporatura robusta e forte, di alta statura, ma tuttavia non sproporzionata; infatti la sua altezza corrispondeva a sette dei suoi piedi. Egli aveva una testa rotonda, gli occhi molto grandi e vivaci, il naso un po’ più lungo della media, bei capelli canuti, un viso piacevole e vivace. Sia se stava in piedi, sia se stava seduto, dava sempre una forte impressione di autorità e di dignità. Sebbene il suo collo fosse grasso e un po’ corto e il ventre un po’ prominente, ciò non danneggiava la proporzione di tutte le altre membra. Egli aveva un’andatura sicura e un atteggiamento assolutamente virile. La voce era chiara, ma non era adatta al suo aspetto fisico. Egli godeva di ottima salute; solo negli ultimi quattro anni di vita fu colto da frequenti attacchi di febbre e verso la fine dei suoi giorni zoppicò anche da un piede."
Tale ritratto è confermato dalle raffigurazioni coeve dell'imperatore (  monete e una statuetta equestre bronzea, alta circa 20 cm, conservata al museo del Louvre) , nonché dalla ricognizione effettuata nel 1861 sul suo feretro. Secondo tal indagini, l'imperatore  sarebbe  stato alto 192 cm. A proposito del suo carattere, Eginardo riferisce una certa ostinazione nei confronti dei medici che gli consigliavano una alimentazione equilibrata . In generale però, quanto apprendiamo dalle biografie ufficiali sul carattere  di Carlo , deve esser preso con le pinze poiché molto spesso frutto di modellamento su schemi stereotipati e precostituiti.  Tuttavia, tra le tante affermazioni, possiamo valutare quelle non celebrative che dipingevano un sovrano amante del buon bere e del buon cibo, socievole, affidabile, attaccato alla famiglia ( anche se ogni tanto  si concedeva qualche scappatella) , dotato di una buona dose di umorismo e autoironia.  Come tutti i nobili dell'epoca era inoltre amante della caccia. Eginardo parla anche di capelli già bianchi in gioventù ma ancora molto folti. È citato anche che Carlo Magno soffrisse di attacchi d'ira improvvisi.





L'uomo di Guerra 



Essendo un franco, era figlio del suo popolo bellicoso e fiero. Dagli Annali del suo regno, si evincono le battaglie che annualmente combatteva ( non nei periodi sacri come Natale o Pasqua ) e il nome del  nemico: i Longobardi ( in Italia ) , gli Arabi ( in Spagna) e i pagani Sassoni ( Germania del Nord ) ed Avari ( pianura del Danubio ). Queste guerre, tutte imperialistiche, erano legittimate e benedette dalla religione. I Sassoni, per quanto simili ai Franchi, erano ancora pagani e dunque andavano combattuti e riconvertiti con la spada e in nome di Dio. La religione fu un importantissimo strumento, per Carlo, fondamentale per controllare la popolazione e inquadrarla nella sua macchina politica , quel celebre Sacro e Romano Impero di cui parleremo più avanti. 
Dunque, conquistare ed evangelizzare erano le parole d'ordinePer la conquista, i Franchi potevano contare su un forte , specializzato e potente esercito al quale nessuno osava resistere. Le sue truppe marciavano sulle grandi città dei territori più civilizzati o nelle grandi foreste , per controbattere alle azioni di guerriglia di popolazioni che lo erano meno, come i Sassoni. La guerra contro di loro durò trent'anni e, nonostante la strenua resistenza , alla fine anche i Sassoni capitolarono, fondendosi con i Franchi, creando un nuovo popolo che presto verrà chiamato tedesco. Alla guerra, in ogni caso, erano chiamati tutti gli uomini che potevano combattere . Costoro arrivavano a piedi ( la grande maggioranza , armati di scudo rotondo e lancia) o a cavallo ( i più ricchi) . Non c'erano ancora le complesse armature di metallo che spesso vediamo nei musei, ma esistevano le cotte di maglia e gli uomini a cavallo, con lancia, spada, scudo , cotta ed elmo , valevano sicuramente di più dei guerrieri a piedi, spesso mal equipaggiati perchè di frequente impoveriti. Carlo, per far fronte a questo problema, sarà costretto a varare una legge nella quale si vietava di presentarsi al suo cospetto dotati solo di bastone . Un buon guerriero doveva essere armato decorosamente o, come minimo, esser equipaggiato di arco e frecce! E se dunque al contadino povero viene risparmiato l'obbligo di partecipare alle battaglie ( in quanto non equipaggiato decorosamente) è sempre più palese che la guerra , e la differenza in campo, la fanno i guerrieri più ricchi , perché meglio armati e a cavallo ( la cavalleria , a livello embrionale , inizia proprio in questo periodo a porre le sue basi ). Forte della potenza dei suoi armati, Carlo era ovviamente conscio della superiorità delle sue truppe. Egli era un grande stratega, un uomo che sapeva pianificare : ogni anno, a tavolino, progettava la campagna d'estate e lo faceva in ogni minimo particolare, riuscendo a dirigere i passi che le sue truppe avrebbero dovuto compiere, lungo tracciati specifici e con strategie spesso sorprendenti ( come le manovre a tenaglia utilizzate contro i Longobardi in Italia) . Le battaglie, insomma , andavano preparate con mesi di anticipo, studiate nei minimi dettagli, forti dell'aiuto di quei vescovi o sostenitori politici che venivano avvisati nei giusti tempi.


Cavalleria carolingia. Illustrazione del salmo 60 nel 
Golden Psalter of. St Gallen, c. 890.


Chiariamo subito che, essendo un franco, era figlio del suo popolo bellicoso e fiero. Dagli Annali del suo regno, si evincono le battaglie che annualmente combatteva ( non nei periodi sacri come Natale o Pasqua ) e il nome del  nemico: i Longobardi ( in Italia ) , gli Arabi ( in Spagna) e i pagani Sassoni ( Germania del Nord ) ed Avari ( pianura del Danubio ). Queste guerre, tutte imperialistiche, erano legittimate e benedette dalla religione. I Sassoni, per quanto simili ai Franchi, erano ancora pagani e dunque andavano combattuti e riconvertiti con la spada e in nome di Dio. La religione fu un importantissimo strumento, per Carlo, fondamentale per controllare la popolazione e inquadrarla nella sua macchina politica , quel celebre Sacro e Romano Impero di cui parleremo più avanti. 
Dunque, conquistare ed evangelizzare erano le parole d'ordine. Per la conquista, i Franchi potevano contare su un forte e potente esercito al quale nessuno osava resistere. Le sue truppe marciavano sulle grandi città dei territori più civilizzati o nelle grandi foreste , per controbattere alle azioni di guerriglia di popolazioni che lo erano meno, come i Sassoni. La guerra contro di loro durò trent'anni e, nonostante la strenua resistenza , alla fine anche i Sassoni capitolarono, fondendosi con i Franchi, creando un nuovo popolo che presto verrà chiamato tedesco. Alla guerra, in ogni caso, erano chiamati tutti gli uomini che potevano combattere . Costoro arrivavano a piedi ( la grande maggioranza , armati di scudo rotondo e lancia) o a cavallo ( i più ricchi) . Non c'erano ancora le complesse armature di metallo che spesso vediamo nei musei, ma esistevano le cotte di maglia e gli uomini a cavallo, con lancia, spada, scudo , cotta ed elmo , valevano sicuramente di più dei guerrieri a piedi, spesso mal equipaggiati perchè di frequente impoveriti. Carlo, per far fronte a questo problema, sarà costretto a varare una legge nella quale si vietava di presentarsi al suo cospetto dotati solo di bastone . Un buon guerriero doveva essere armato decorosamente o, come minimo, esser equipaggiato di arco e frecce! E se dunque al contadino povero viene risparmiato l'obbligo di partecipare alle battaglie ( in quanto non equipaggiato decorosamente) è sempre più palese che la guerra , e la differenza in campo, la fanno i guerrieri più ricchi , perché meglio armati e a cavallo ( la cavalleria , a livello embrionale , inizia proprio in questo periodo a porre le sue basi ). Forte della potenza dei suoi armati, Carlo era ovviamente conscio della superiorità delle sue truppe. Egli era un grande stratega, un uomo che sapeva pianificare : ogni anno, a tavolino, progettava la campagna d'estate e lo faceva in ogni minimo particolare, riuscendo a dirigere i passi che le sue truppe avrebbero dovuto compiere, lungo tracciati specifici e con strategie spesso sorprendenti ( come le manovre a tenaglia utilizzate contro i Longobardi in Italia) . Le battaglie, insomma , andavano preparate con mesi di anticipo, studiate nei minimi dettagli, forti dell'aiuto di quei vescovi o sostenitori politici che venivano avvisati nei giusti tempi.





Carlo e i Longobardi




Per capire il perchè Papa Adriano I chiamò a gran voce Carlo in Italia contro i Longobardi, dobbiamo fare un passo indietro. Come ben riportato in cartina (a fianco), l'Italia vedeva  Roma e il suo territorio stretti in una pericolosa morsa. Nonostante l'antica 
Donazione di Sutri  effettuata da Liutprando ( che permise alla Chiesa di impossessarsi dei territori laziali per costruire un proprio Stato)  il Papa continuava a non si fidarsi dei Longobardi.  E come avrebbe potuto? Stretto in quella morsa, minacciato da questo popolo costantemente , per di più soggetto ad iniziative non proprio confortanti come ,  nel   
751 d.C , il tentativo da parte di re  Astolfo di riconquistare i territori  pontifici, strappati un tempo ai bizantini. Papa  Adriano I  aveva i suoi validi motivi per essere sulle spine. Preoccupato di difendere i propri territori, non esitò ad invocare  l'aiuto del tradizionale amico franco in veste di Carlo Magno. C'è da dire che il futuro Imperatore, inizialmente, aveva stretto dei rapporti diplomatici con questo popolo, sposando addirittura la figlia di re Desiderio, che noi chiameremo Ermengarda sulla scia del Manzoni ( dato che di questa donna nessun cronista ha reputo giusto annotarne il nome ).  La sua regina però non gli darà figli e per questo  Carlo la ripudiò, litigando con il suocero, scendendo in Italia per combatterlo, assecondando le richieste del Papa, suo antico alleato. Passando le Alpi, con una manovra a tenaglia, parte delle sue truppe si infiltrarono nel nostro paese  dal Gran San Bernardo , altre, al suo comando , dal Moncenisio, scendendo dalla Val di Susa, sbarrata da una fortificazioni che chiudeva  tutto il fondo valle. Per Manzoni fu il diacono Martino, inviato da Dio, ad insegnare a Carlo il giusto metodo per far passare le sue truppe, nella realtà , il sovrano , trovò il modo di superare lo sbarramento e di penetrare nel nostro paese, mettendo in fuga i Longobardi, costringendo Desiderio ad arroccarsi nella capitale Pavia, espugnata e vinta  nel  774 d.C. 
Sconfitto Desiderio ( esiliato in monastero), Carlo dimostra la sua grandezza ancora una volta: unisce i territori longobardi ( trattati come entità autonoma)  a quelli già in suo possesso, facendosi incoronare Re dei Franchi e dei Longobardi. Questi ultimi , ribellioni sporadiche a parte, non  si sentiranno privati della loro identità e percepiranno Carlo semplicemente come il loro nuovo re , divenendo una arma preziosa tra le fila dei suo esercito.


“Pace” di Chiavenna, coperta di evangeliario
 (Museo del Tesoro della Collegiata di San Lorenzo di Chiavenna)




A questo proposito, per ribadire la grandezza di quest'uomo e il suo grande senso strategico , ho ritenuto opportuno approfondirne :   il suo rapporto, in senso strategico e militare, con le Alpi. Ho attinto ai preziosi studi di R. Pezzolla, dottore aggregato della Veneranda Biblioteca ambrosiana di Milano, che chiarifica egregiamente questo argomento. Carlo Magno, dopo la sconfitta longobarda nel 774 d.C, divenendo il primo Imperatore, riuscì a unificare gran parte dell’arco alpino sotto un unico dominio, garantendosi il controllo sapiente dei territori conquistati, dedicandosi alla Rezia Curiense, erede della provincia romana Raetia I, che dal lago di Costanza si estendeva a Sud, sino ai valichi alpini verso l'Italia . Ovviamente il nostro Imperatore si pose in continuità con le strategie militari di Carlo Martello e Pipino il Breve , rafforzando il controllo in Alamannia ( lago di Costanza in particolare, disponendo inoltre di un avamposto che permetteva l’ingresso in Italia dai valichi alpini centro occidentali. Infine, si dedicò alla conquista definitiva del regno longobardo e al rafforzamento dell’egemonia franca sulla Rezia Curiense la cui progressiva annessione ai domini franchi è datata tra il 772 e il 774. A questo punto c'è un dettaglio importante da chiarire: qual era l'autorità vigente? E di che tipo era? Il territorio era amministrato dal vescovo di Coira, Costanzo, il quale vi esercitava autorità religiosa e politica e, come ci informa il suo successore , Romedio, aveva inoltre il compito di vigilare sulla sicurezza delle strade, riscuotere le imposte sui valichi e amministrare la giustizia. Abbiamo parlato lungamente in altri articoli precedentti , dell' evangelizzazione come strategia politica operata da Carlo nel suo iter di conquista, quindi, non ci stupirà apprendere che Costanzo e Romedio verranno inglobati all'interno della macchina politica carolingia, divenendo anche loro parte della strategia politico-religiosa della Chiesa Franca. Ed infatti se Carlo consolidò il suo potere in Rezia fu anche in virtù di alcuni grandi monasteri affidati ovviamente ad abati di comprovata fiducia regia. Nel mentre rafforzava l'alleanza con il vescovo di Coira, Carlo , a Pavia, il 16 luglio 774 , donò la Valcamonica al monastero di San Martino di Tours e l'anno successivo, a Quierzy , fu redatto il diploma con il quale Carlo Magno donò la Valtellina ( complementare alla Valcamonica in vista del controllo di quel corridoio che conduce alla Rezia) al monastero di Saint-dénis di Parigi. Ma non solo. Anche la tutela dei traffici era di vitale importanza. Questa strategia fu attuata nell'Alta valle dell'Adda attraverso nuove fondazioni religiose che diventarono ben presto i nuovi punti di riferimento per le comunità, per i poteri locali e per i viaggiatori. Un esempio è la chiesa di San Martino di Serravalle ( di fondazione carolingia come attestano i frammenti pittorici più antichi risalenti al primo trentennio del IX secolo ) o la limitrofa chiesa di San Brizio. Ovvio che, appoggio della chiesa a parte, era sempre il potere imperiale il fulcro di tutto e le strategie imperiali in queste zone dimostravano una chiara volontà di appoggiare tal zona, indebolendo specialmente l'episcopio comasco il cui riavvicinamento si sarebbe avuto soltanto durante l’epoca ottoniana al quale periodo risale la coperta di Evangeliario nota come “Pace di Chiavenna.   



L' Imperatore e il suo Impero 


Nel corso dell' VIII secolo  ( da prima della stessa nascita di Carlo Magno) , qualcosa nei rapporti con l'Oriente romano  cambiò . Dopo il 476 d.C, dell'Impero Romano era rimasta solo la parte bizantina,  sempre più di lingua e cultura greca , facente capo ad un  basileus. Rispetto a questo Imperatore, certo  romano , ma capo d'Oriente , a capo di truppe e di un popolo greco, la Chiesa romana prese sempre più le distanze, percependolo come un estraneo a cui sembrò sempre più assurdo pagar tasse e dazi. Altrettanto strana dovette esser la percezione nei confronti  delle truppe bizantine spesso inviate per proteggere Roma: semplicemente estranei alla pari del loro sovrano. Perché quindi continuare a  tributare onori a questo basileus quando più vicino vi era il re dei Franchi, cattolico e amico della Chiesa? A questo proposito , non dovrà stupire che ancor  prima di diventare Imperatore, Carlo nei documenti pontifici verrà nominato come nuovo Costantino  , un sovrano cattolico e di  pari grado rispetto al collega bizantino. 


Denari in argento di epoca carolingia


Ma come si arriva a quel famoso Natale dell' 800  d.C, nel quale  Carlo fu nominato Imperatore a San  Pietro? Tutto parte da un Papa, Leone III, un uomo debole e di poco polso, soggetto a congiure e ribellioni, l'ultima delle quali lo costringe a fuggire in Sassonia, da Carlo. Poco dopo , li raggiungono anche i delatori del Papa che chiedono che egli venga giudicato. L'arduo onore spettò all'Imperatore, che insabbiò le colpe papali, riuscendo a Roma, a  farne giurare l'onestà sul Vangelo. E la mattina dopo, quella di Natale, a San Pietro, mentre  era intento a pregare in ginocchio,  il Papa lo incoronò Imperatore romano. Una modalità che, stando alle parole del suo biografo Eginardo, lasciò scontento il franco.  

Incoronazione di Carlo Magno



Sotto di lui, conquistò territori diversi, che unificarono gran parte dell'Occidente  sotto il nome di Sacro ( perché cattolico) Romano ( in continuità con Roma) Impero. In tutto questo impero, Carlo fece coniare non più denari di oro, ma di argento . Le rotte commerciali di questo Impero che andava in una stessa direzione si volgevano alle isole britanniche o alla Scandinavia . L'organizzazione interna del suo Impero  era articolata e capillare. Si suddividono i territori in contee, governate da conti , uomini di fiducia del re. Nonostante questo rapporto fiduciario, può essere sostituito in qualsiasi momento. Alle frontiere, egli organizzò  i suoi possedimenti in marche, i cui supervisori ( nel tempo chiamati marchesi) hanno funzioni militari. Tutti questi funzionari erano a loro volta controllati dai missi dominici , inviati del potere regio che supervisionavano l'operato di conti e marchesi, dotati di pieni poteri nei confronti degli inadempienti. Molto importante anche il ruolo degli alti prelati che, per la loro competenza e cultura, avevano ruoli di spicco della complessa macchina politica carolingia.  L'autorità regia, tra decentramento amministrativo e potere centrale, era garantita dando autorità e dignità al suo Impero. 


Carlo Magno e la sua corte



Abbiamo parlato di cultura. Anche se Carlo era tecnicamente analfabeta, perché non sapeva scrivere, conosceva il latino e un po'  di greco, sapeva il germanico e la lingua romanza, era un intellettuale attorniato di uomini colti, inventore della scuola capace di creare un clero competente . Ad Alcuino e Teodulfo commissionò la correzione della Bibbia , privilegiando quella di Alcuino . Egli, novello abate di San Martino di Tours  , sarà  responsabile insieme ai suoi amanuensi  della produzione in serie del sacro manoscritto poi diffuso in tutte le chiese dell'Impero . Così come per la Bibbia, anche le cerimonie sacre vengono unificate sul modello romano ( poiché il modo di dire messa era diverso nelle varie zone) . Si impone anche una unica scrittura, chiara e rotonda, detta carolina ( antenata dei caratteri di stampa odierni). Carlo riscopre e ripristina il bagaglio culturale greco - romano, istituendo biblioteche,  dando input all'arte e all'architettura e  alla miniatura.
Per la  giustizia egli attuò il superamento del principio della  personalità del diritto ( ogni uomo aveva diritto di essere giudicato secondo l'usanza del suo popolo) con la promulgazione di capitolari,   validi  per tutto l'Impero. Decretò inoltre che le  giuriecostituite da professionisti, fossero composte da scabini (esperti di diritto) al posto dei giudici popolari. Decise inoltre, che, alle varie cause , potevano partecipare  solo  il giudice (il conte , coadiuvato da vassalli, avvocati, notai, scabini ) e gli imputati direttamente interessati alla causa .Le procedure giudiziarie vennero inoltre standardizzate, modificate e semplificate.Negli ultimi anni della sua vita  si impegnò sempre alla diffusione della corretta dottrina cristiana nonostante il  peggioramento delle condizioni fisiche che andava di pari passo al declino del suo impero, successivamente diviso tra i figli Ludovico, Carlo e Lotario  Il grande Imperatore, dettò il suo testamento nell' 811 d.C, morendo ad Aquisgrana  il 28 gennaio dell' 814 d.C
Carlo Magno formò  Occidente unito  che inglobava  Germania, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Austria, un pò della Catalogna e l'Italia . Egli creò qualcosa di inedito.  Potremmo obiettare riflettendo sull'estensione dell' Impero romano. Ma quando un emissario imperiale veniva mandato ai confini di Roma , si sentiva nel posto più alieno e sperduto della Terra. Questo non succedeva nelle terre di Carlo, in  questo spazio che chiamava se stesso Europa
Perchè egli fu un padre d'Europa.





Bibliografia: 
A. Barbero, Carlo Magno, un padre dell'Europa, Ed. Laterza, 2000
D. Hägermann  Carlo Magno, Il signore dell'Occidente, traduzione di G. Albertoni, Einaudi, 2004
G. Piccinni , I mille anni del Medioevo, Mondadori, 1999
G. A. Ostrogorskij, Storia dell'impero bizantino, Einaudi, 1993 
J. G. Frazer, Il Ramo d’Oro. Studio della magia e della religione , Ed. Bollati Boringhieri , 2012.
R. Pezzolla, Valchiavenna e Valtellina nella politica alpina di Carlo Magno. Alcune note sulle strategie locali (sec. VIII EX. - SEC. IX IN.) in Chiavenna e la sua valle in età antica, V. Mariotti ( a cura di) , SAP, 2003.





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