Le Baburecensioni: Il bastardo di Daniela Piazza

Ecco arrivato il tempo in cui vi viene a cercare Dio,
A braccia stese, sporco del suo sangue
E da lui vi sarà evitato il fuoco
Dell'inferno e del purgatorio.
Intraprendete una nuova crociata,
Servite Dio con cuore sincero e integro,
Perché Dio vi indica la via
Del suo paese e della sua marca
Che sono ingiustamente oppressi.

Il compianto d'Oltremare – Rutebeuf, Francia, XIII secolo






Ammetto di averci messo un po' a scrivere.
I romanzi come questo impongo studio e rilettura, inducendo interessanti riflessioni sui tempi e sui modi passati. Scrivere una recensione, specialmente se si tratta di un romanzo storico, non può fermarsi al mero riassunto (nelle linee principali e senza svelare troppo) della trama o alla restituzione delle emozioni provate durante la lettura. Ovviamente, riportare il proprio indice di gradimento a proposito di un tomo è giusto e sacrosanto. Tuttavia, non ne costituisce l'unica componente.
Infatti, vi si aggiungono le impressioni tecniche sulla struttura dell'opera e poi, necessariamente nel caso dei romanzi storici, la valutazione critica sull'onestà intellettuale di chi scrive. 
Il bastardo di Daniela Piazza (AltreVoci Edizioni, 2022) mi ha subito colpita. Avete presente quei libri comprati sull'onda di una sensazione positiva, rivelatisi migliori delle aspettative iniziali? Per questo libro è stato proprio così. 


Buona Lettura
Claudia Babudri
P.S: Seguimi anche su Facebook :
 https://www.facebook.com/babustoria 
e su Instagram:
https://www.instagram.com/babustoria/ 


VII crociata: San Luigi e l'assedio di Damietta (1249).
Miniatura dallo "Speculum historiale" di Vincent de Beauvais, musée Condé, Chantilly


Come rivela l'autrice nella prefazione dell'opera, il tomo è "frutto della rielaborazione e dell'ampliamento in forma di trilogia" di un breve racconto ideato con i suoi alunni in classe "nell'ambito di un progetto volto alla realizzazione di un prodotto multimediale dedicato al romanico in Liguria". In realtà, questo primo romanzo la evoca solo, essendo ambientata tra la Francia e l'Egitto nelle prime fasi della VII crociataAlla presentazione schematica della bibliografia utile alla stesura del testo, segue l'elenco dei personaggi (Francesco, Matelda, Filippo e Adele) di cui si narrano le vicende esistenziali e formative, attraverso la crescita anagrafica e psicologica con un linguaggio vivo, scorrevole, attuale e gergale al fine di "rendere più vicini a noi i personaggi, senza però rinunciare alla verità storica e sociale del Medioevo". La narrazione, infatti, colpisce proprio per questa freschezza. Chiunque leggerà Il bastardo si sentirà immediatamente vicino ai suoi protagonisti, calato completamente nella narrazione.  Le descrizioni, infatti, sono il punto forte dell'opera. Per esempio, il capitolo XXV si apre con una toccante descrizione dei luoghi utilizzata per esprimere quel senso di desolazione che fa eco allo smarrimento dell'anima dei protagonisti in scena. "La notte era limpida e fresca, quasi fredda; ma a fare rabbrividire era l'intima sensazione di gelo suscitata dalla attonita fissità di ogni cosa, oggetto, pianta o animale che fosse". E ancora "L'alto leccio che interrompeva il fondale scuro della notte con la sua massa frondosa incombeva come un fantasma grigiastro, scolpito in quella fissità totale e perfino la debole erbetta appena spuntata nei prati sembrava bloccata nella sospensione immota di un istante fermato per sempre".
E poi c'è la battaglia
"Un boato immenso squassò l'aria, coprendo anche il frastuono di corni e nacchere che proveniva dalla riva e che aveva investito i soldati ammassati sulle fragili barche, sferzandoli in faccia come un tumulto infernale. E in questo grido unanime, anche la paura serpeggiante che fino a quel momento si era percepita, si dissolse, sostituita da un impeto entusiastico, da un'illusione di invulnerabilità o forse da un desiderio di sacrificio comune.Daniela Piazza è stata in grado, fonti alla mano, di restituire tutta la cruda verità dei combattimenti con uno stile asciutto, accattivante. Nel capitolo XXXIV, nel pieno della mischia, tra polvere e sangue, Francesco "percepiva un odore acre, pungente, volgare, fin troppo familiare, grida incomprensibili che gli sembravano pronunciate in lingue [...] Cadde a terra, faccia nella sabbia, il dorso scoperto, e si sentì trafiggere da mille dardi e si sentì pervadere da un isopprimibile desiderio di infilare la testa nella sabbia e piangere, piangere fino a svenire".
Insomma,c
apitolo dopo capitolo ,ho immaginato la storia. Luoghi, situazioni e protagonisti si delineano con vivida chiarezza. Ho avuto l'impressione di essere lì, coinvolta totalmente, affascinata dallo stile scorrevole e dall'onestà intellettuale tributata alle vicende storiche (su cui discuterò a breve). La divisione in capitoli è resa più ordinata dalla presenza, su alcuni di loro, di titolazione comprendente il luogo, la data e la stagione in cui il contenuto si svolge. Questo escamotage è utile al lettore per orientarsi in modo preciso nel flusso snello della vicenda.


Le crociate nell'arte: battaglia della II crociata
 illustrazione tratta da Histoire d'Outremer di Guglielmo di Tiro





I protagonisti:
analisi critica e psicologica 


Il bastardo narra le vicende di quattro protagonisti, in un percorso di formazione e consapevolezza stemperato nella più ampia attualità duecentesca. Di belle speranze, Francesco, nipote del Papa, sogna di diventare cavaliere e partire per la guerra. Anche Filippo, suo amico, ha lo stesso obiettivo. Matelda desidera un bel matrimonio con un uomo che la renda felice. Uno sposalizio da favola, capace di scatenare le più aspre invidie della comunità. L' uomo desiderato è Francesco, ma con lui vivrà una relazione ricca di alti e tragici bassi. Adele, dama di compagnia di Matelda e sua fedele amica, si sposerà con Filippo dopo un lungo rapporto di diffidenza sfociato, contro ogni inziale aspettativa, in una relazione solida ed equilibrata. Purtroppo, triste per cause di forza maggiori.
Sullo sfondo della guerra d'
Outremer, i protagonisti del romanzo vivranno gioie e dolori, messi alla prova dalla vita e dagli intrighi di corte, tra spie, truffe e tradimenti. 
Ma passiamo all'analisi critica e psicologica dei personaggi, caratterizzati magistralmente dall'autrice.




La Belle Dame sans MerciArthur Hughes, 1863





Francesco Fieschi, dei conti di Lavagna è lo scudiero del cavaliere Alphonse de la Richarde.  In qualità di nipote di Papa Innocenzo IV, promotore della VII crociata, sembra essere destinato a grandi imprese. Bruno, "alto, magro, quasi allampanato", dallo sguardo volitivo e intenso e dall'' "imperioso naso dritto, marchio di fabbrica dei maschi della famiglia Fieschi", grande ammiratore del carisma papale, è risoluto a diventare "un uomo la cui voce avrebbe fatto tremare i nemici ed entusiasmare gli amici". All'inizio appare come un ragazzo annoiato, viziatointoccabile per le illustri parentele. Nutre grandi sogni: vuole diventare cavaliere per dimostrare il suo valore." Non vedeva l'ora di partire per una guerra vera, eroica". Qualsiasi guerra gli andava bene [...] purché ci fosse da menare le mani e da rompere quello stato di inerzia cui gli sembrava di essere costretto."  Desiderio che vedrà trasformarsi in realtà più per rimediare a gravi danni commessi che per pregi dimostrati. Ha un carattere spigoloso. Il suo temperamento si dimostrerà violento e predatorio macchiandosi di gravissimi reati ai danni di cittadini innocenti e della fanciulla amata. Alle spalle ha dolorose vicende familiari, fonte di una atavica frustrazione e di un disturbo di personalità, causa del temperamento cruento e della  ricerca "di nuove emozioni, anche proibite". Le mancanze genitoriali e il clima pesante respirato in famiglia, motivo della perenne solitudine ed insicurezza del giovane mascherata sotto quella crudeltà gratuita, non hanno l'obiettivo di giustificarne l'operato, essendo semplicemente funzionali alla narrazione. Si tratta, insomma, di informazioni importanti atte a delineare dettagliatamente la psicologia complessa del protagonista.
Fonte primaria di rabbia, sarà per Francesco l'odiato soprannome "
bastardo
" attribuitogli a causa della strettissima parentela con il Papa. In barba al sentimento di inviolabilità avvertito, sarà proprio il Pontefice a punirlo alla luce dei reati perpetrati, conosciuti attraverso le denunce dei suoi stessi compagni e Villard de la Rocheblanche, zio di Matelda.
Sarà Innocenzo a costringere Francesco a un matrimonio riparatore, abbreviandone l'addestramento al fine di mandarlo il prima possibile in Terrasanta per far ammenda ai suoi sbagli, dando una mano alla causa. È proprio questo passaggio a delinearne lo scatto formativo, attraverso la presa di coscienza più adulta delle responsabilità, l'accettazione del matrimonio e l'investitura a cavaliere, con tutta la preparazione di rito, spesso frustrante. "Vestito di un solo sacco di tela, doveva trascinare attraverso le vie di Lione una pesante croce di legno" sottostando agli sberleffi di quegli stessi compagni, cittadini, prostitute e popolani sui quali aveva amabilmente tiranneggiato. Una sorta di contrappasso necessario ai fini alla cerimonia finale, attesa nella notte in veglia solitaria in una cappella del Monastero di San Giusto. L'atmosfera sacrale di questo momento è descritta attraverso le sensazioni del giovane, in ginocchio sul freddo pavimento dell'edificio. "Dal terreno salivano vampate di ghiaccio che percorrevano tutto il suo corpo ma Francesco le accoglieva con gratitudine e avrebbe voluto soffrire ancora di più" per mortificare il corpo sul quale si era troppo concentrato a svantaggio della cura dell'anima. In quel mese di penitenza non aveva visto donne, non aveva bevuto, si era comportato bene, risoluto nell' offrire a Dio la propria spada. L'autrice ha delineato in modo efficace questo passaggio, rendendo tangibile il desiderio di Francesco di raggiungere l'obiettivo desiderato, la cui gioia sarà minata dall'assenza del padre e di Matelda. Risoluto a sottometterla nuovamente, attraverso quel matrimonio forzato , partirà  per la crociata, al seguito di Luigi IX, ai suoi occhi rivestito di una aurea sacrale. Affiancato dallo scudiero Mathieu, durante il viaggio in nave e la permanenza in Egitto, Francesco avrà modo di crescere, pur non abbandonando comportamenti predatori, sempre più violenti e spregiudicati (specialmente nei confronti dell'altro sesso). Sullo sfondo delle prime operazioni militari in Outremer, Francesco , capitolo dopo capitolo, svelerà il tranello ai suoi danni, forte all'aiuto del suo servitore che gli sarà  utile per dipanare  la truffa ordita da un sedicente monaco.  Situazione  utilizzata  con furbizia, a suo favore. 


Avete presente quell'amico di comitiva sempre ridanciano, dalla battuta facile e libera che, messo davanti alle responsabilità, si rivela insospettabilmente affidabile? Potrei descrivere così Filippo Grimaldi ...se non fosse per le sue colpe.
"Il bastardo" è un romanzo profondamente umano perché non ha la presunzione di parlare di eroi e antieroi totalmente buoni o cattivi. Insomma, non è incline ad idealizzare nessuno. Fermo restando la presa di coscienza delle atroci violenze narrate nel testo, i personaggi non sono totalmente bianchi o neri essendo costituiti da infinite sfumature di grigio. Daniela Piazza, infatti, scandaglia l'animo e la psicologia  nei suoi abissi più profondi, evidenziandone luci ed ombre. In quest'opera, tutti i personaggi hanno le loro ragioni e tutti, allo stesso modo, sono ugualmente colpevoli
Ma...Chi è Filippo Grimaldi? 
Filippo è il fidato compagno di Francesco. Hanno stretto una solida amicizia durante l'addestramento. Filippo è più basso e più piccolo di un anno. La Piazza, tuttavia, rispetto all'amico, lo descrive dal fisico più atletico "che a malapena riusciva a governare, assumendo talvolta un'andatura e atteggiamenti sgraziati, che gli erano valsi l'appellativo di "scimmia bionda" da parte dei coetanei".
Ha un carattere spontaneo e incline alla battuta. All'inizio un po' superficiale, presto maturerà, rivelando l'animo virtuoso, non per questo immune a sbagli e tradimenti. Rispetto a Francesco non ha un temperamento violento. Filippo crescerà in maniera diversa, in generale più responsabile, forgiato da un addestramento più lungo e ponderato. Infatti, partirà successivamente per l'Outremer. Fino a quel giorno, condividerà la quotidianità con i Fieschi neosposi, o meglio solo con Matelda, lasciata da marito in viaggio per l'Egitto. Tra i cortigiani presenti nella dimora dei Fieschi, lavorerà come Dana di compagnia Adele,  moglie di Filippo. Ho trovato interessante il loro rapporto. L'autrice ne ha descritto la  relazione in un crescendo progressivo. Un rapporto, a mio parere, bello per questo  mettere radiciconoscersi progressivamente. Inizialmente distanti, Filippo e Adele si ritroveranno vicini, uniti in un sentimento forte e sincero. È bellissima la descrizione della  prima notte di nozze in una camera da letto inizialmente estranea,  avvertita successivamente come rifugio di un amore, purtroppo, dai tristi risvolti finali. 


Matelda de la Rocheblanche, figlia di un nobile francese, è cresciuta alla corte dello zio, Villard, blasonato e facoltoso signore di Lione. È descritta come una fanciulla bellissima e   vivace, croce e delizia per il Fieschi. Lei lo faceva sentire "forte, importante, potente." Francesco era rimasto colpito dal suo temperamento.  Matelda è infatti intollerante alle regole. È una ragazza che vuole rompere gli schemi e muoversi in autonomia, vivendo appieno la sua esistenza, in libertà. . Il  rapporto con Francesco è di tipo più  sensuale rispetto alla coppia Adele - Filippo. Un rapporto che ha dell'irrazionale e del violento, pieno di tanti bassi e molti alti, culminato nella nascita di un figlio. A tenerli uniti, anche dopo le imperdonabili azioni di Francesco e il matrimonio forzato, sarà un rapporto vissuto tra l'odio e l'amore più intenso. 
Come aspirazione, Matelda ha il matrimonio con l'uomo amato. La fanciulla lo sogna in grande: cerimonia solenne e ricevimento fastoso. Un evento bellissimo, capace di scatenare grandi elogi ed invidie...rivelatosi non all'altezza delle aspirazioni.
Matelda è una giovane donna fuori dagli schemi che accarezza il tradizionale ruolo femminile di madre e moglie, non rinunciando mai alla libertà. Emancipazione per la quale lotterà anche nel giogo matrimoniale, opponendosi al marito, cercando di ritagliarsi nuovi spazi per sé in seguito a grandi, inaspettate passioni e dolorosi avvenimenti. La della Rocheblanche è una vittima del suo tempo. Una menzione particolare va tributata all'autrice per aver descritto un tipo di donna non elogiato nella tradizione medievale. La ribelle, la donna in fuga dagli altri e da se stessa, soggetta alle critiche più feroci. Perché voler essere autonome era inconcepibile all'epoca. L'autrice tratteggia questo personaggio alla stregua di una fiamma viva e ardente sempre sull'orlo di spegnersi, alimentata da grandi gioie e  passioni ma sempre sull'orlo di soffocare tra gli atroci dolori per i quali dovrà mettere in gioco tutta la sua vita e le sue certezze. Delusioni importanti, alle quali si contrappongono il piacere dell'amicizia, della maternità e di una ritrovata sensualità in umane e inaspettate relazioni. Rimango sul vago su questo punto. Lascio a voi il piacere di scoprire la trama di questo romanzo straordinario, pieno di colpi di scena.

L'ultima protagonista, tra i principali, è Adele di Montlabelle. Da sempre è la fedele dama di corte di Matelda. Rispetto alla nobildonna sua amica, è più coscienziosa e bacchettona. "Se ne sta dritta, impalata, come se avesse ingoiato un bastone" il commento di Filippo all'amico Francesco su di lei sempre "con gli occhi spalancati, le orecchie tese, invocando la Madonna, preannunciando i più terribili disastri [...] Guarda che ti sto dando davvero una bella prova di amicizia a corteggiare quel pezzo di legno secco!". 
Adele è il grillo parlante della situazione. Una personcina compita, estremamente pudica e religiosa ma capace di vivere grandi e intense emozioni, sotto quell'aspetto e quel carattere impenetrabile e austero. La di Montlabelle non va giudicata troppo frettolosamente. Adele va compresa,  capita, rispettata. È una fanciulla del suo tempo, una damigella cresciuta nelle buone maniere. Forse all'inizio potrà apparire un po' giudicante ma lo sarà solo per affetto nei confronti del ciclone Matelda e dei suoi cari. Adele è conscia del suo posto in società. Ha le sue idee, lotta per i suoi rigidi principi non curandosi di accaparrarsi  sberleffi dai coetanei, in primis da parte di Filippo. Colui che, alla fine, l'amerà proprio per quelle incrollabili convinzioni e il modo  adulto e forte di approcciarsi alla vita
Adele è pudica, coscienziosa, prudente. Una donnina garbata, una amica vera, futura moglie e madre devota, guida e sostegno per la sua famiglia e per quell'amica, lasciata sola dal neosposo partito per la crociata.  Presenza importante per la vita di tutti.





L'aderenza storica:
riflessioni e pensiero critico


Luigi IX parte da Aigues Mortes verso l'Egitto per la VII crociata




Sfondo delle gioie e dolori personali dei nostri protagonisti  è la VII crociata
Avvertita come particolare forma di pellegrinaggio (in quanto armato), la crociata è sentita per la sua missione: riconquistare Gerusalemme e le terre strappate a Bisanzio dagli arabi nel VII secolo. L'idea e la necessità delle crociate si sviluppa nel tempo, al passo con lo sgretolarsi del Califfato di Baghdad in molteplici staterelli spesso  in lotta tra loro. Questa situazione causò l'aumentata pericolosità dell' Outremer e, di conseguenza, l'esigenza pressante di liberarlo dall'invasore. 


Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna, al secolo Innocenzo IV,
al Concilio di Lione attorniato da vescovi, miniatura del 
XIII secolo.




Sono i Papi a organizzare le crociate, con fatica e grande impegno di risorse umane e finanziarie, attraverso accordi e alleanze diplomatiche. Nel libro della Piazza, c'è un dialogo illuminante, importante per comprendere questo punto e calarci nella mentalità politica e strategica del tempo. Francesco Fieschi, richiamato dal Papa, suo zio, per le  gravi azioni  ai danni di alcuni cittadini di Lione e della stessa Matelda, viene messo di fronte alla cruda realtà: "Quell'uomo mi serve" gli rivela Innocenzo IV, in riferimento allo zio della fanciulla, Villard de La Rocheblanche, colui che aveva denunciato l'affronto subito dalla nipote. "È potente, è ricco, è amico del Re, è molto devoto ed è un fedele servitore della Chiesa. Ha un esercito e ha fatto voto di partecipare alla Crociata. È uno dei nostri più grandi benefattori. [...] Ha un figlio che gli interessa vedere vestito di porpora. E a noi interessa che lui rimanga nostro amico."  
Come possiamo notare dal testo, in questo gioco politico, la paura del Papa non era solo quella di perdere un potente alleato. La maggiore preoccupazione era il passare dell'alleato dalla parte di Federico II il quale, come viene immaginato nel testo, aveva già e "più volte tentato di intercedere in suo favore" per accaparrarsi un sostenitore in più.
Ma perchè questa paura?


Ritratto di Federico II con il falco dal De arte venandi cum avibus
.



A Daniela Piazza va assolutamente riconosciuto il merito di aver ambientato sapientemente il suo racconto in un periodo difficile, dai complessi antecedenti e risvolti storici. Vediamo quali.
La VII crociata mira all'Egitto, importante perché paese più in vista nell'universo arabofono, dall'ambita posizione strategica sul mare. Nel luglio del 1211 si cercò di sedare il costante stato di tensione con una tregua, estesa ulteriormenteper volere  del re di Gerusalemme, Giovanni di Brienne e del sultano d'Egitto, al-ʿĀdil, in nome dei commerci.
Presto però, Innocenzo III richiese a gran voce la ripresa delle operazioni. Da lì, la guerra scoppiò più di prima. Siamo ancora nel 1218. Damietta fu lo scenario dello scontro. Luogo in cui, Federico II, nonostante il voto dichiarato, non arrivò mai, limitandosi ad inviare un magro ma risoluto contingente militare che avrebbe dovuto sbaragliare le truppe di al-Kāmil, figlio del sultano. L'attacco dell' l'esercito svevo finì letteralmente nel fango, poiché materialmente impantanato nella melma delle chiuse del Nilo sulla via della ritirata.
La resa avvenne nel 1221.
Come San Francesco prima di lui, anche Federico II tentò la via diplomatica col nemico. Siamo nel 1226 e l'Imperatore cercò un dialogo con la controparte, prendendo accordi commerciali e politici, accogliendo la delegazione egiziana dell'avversario, recandosi successivamente ad Acri su invito di al-Kāmil con la promessa di ottenere il controllo di Gerusalemme. E così sarebbe andato in Outremer, rispondendo al voto effettuato in precedenza, riconquistando Gerusalemme per la Cristianità senza spargimento di sangue, donando nel contempo uno stato - cuscinetto al sultano d'Egitto a sua volta minacciato dal fratello e le sue pericolose alleanze. 

Pensate che questo piano, abbia accontentato qualcuno? Assolutamente no. Né il Papa né i suoi nemici d'
Outremer furono soddisfatti da queste trattive. Federico, che già non aveva convinto in precedenza con le sue azioni, fu definitivamente mal visto.


Federico II e  al-Kāmil



Questa precisazione storica è necessaria ai fini dell'analisi critica de Il bastardo.
Stando alla
campagna diffamatoria creata in seguito alla politica adottata con il sultano, da Stupor Mundi, lo svevo diventò l'Anticrististo. "In conseguenza, dichiarò Federico accusato di sacrilegio ed eresia, scomunicato e decaduto dall'Impero", proferisce Papa Innocenzo IV nell'opera di Daniela Piazza. La scomunica fu emanata a Lione nel 1245 in un concilio mirante a deporre l’imperatore, sciogliendo i suoi sudditi da ogni obbligo di obbedienza nei suoi confronti.
La Piazza ne descrive l'austerità e, nel contempo la potenza delle decisioni papali, divine agli occhi del giovane  Fieschi. Il futuro cavaliere assiste a quel momento con viva partecipazione, quella stessa che di sicuro avvertirà chiunque leggerà questo romanzo.
L'onestà intellettuale nella narrazione storica da parte dell'autrice, si denota nel riportare l'opinione dissacrante sul conto di Federico II. Nel romanzo, riecheggia il peso delle colpe dello svevo attraverso l'astio feroce del Papato e dei suoi alleati. " Federico è l'incarnazione del demonio" commenta il Fieschi in un passo "E' dai tempi dell'ultima Crociata che finge di fare l'interesse della Cristianità e invece non fa che seguire il proprio tornaconto e stringere patti con i nemici di Dio." La Piazza, dunque, riporta fedelmente l'opinione condivisa negli ambienti papali. Federico II, ritenuto colpevole di aver trattato con il nemico, giudicato non all'altezza delle aspettative,  fu bollato  "simpatizzante dei servi di Maometto". Ed infatti, come si evince anche nel romanzo, per motivi ideologici e finanziari, Francesco " sentiva crescere in sé sempre più forte l'odio verso quell'Imperatore senza Dio, o forse addirittura seguace di Maometto.
All'odiato svevo, si oppone Luigi IX di Francia a cui spettò il compito di guidare la VII crociata. Fedelmente alla Storia di Jean de Joinville, utilizzata dalla Piazza come fonte, nel romanzo egli è il salvatore, aulico paladino che si batte per la Cristianità, sovrano impegnato nelle dinamiche e nell'organizzazione dell'impresa. 
"A partire dal 1246, Luigi strinse accordi con i genovesi per l'armamento e il nolo di diverse navi, da consegnarsi ad Aigues - Mortes, che era allora un piccolo porto nel delta del Rodano" (Musarra, 2022). Ed è da qui, che verso la fine dell'agosto 1248 gli eserciti crociati partirono per l'Oriente. Il capitolo XII de Il bastardo è incentrato su questo momento. L'autrice ha cura di descriverne le fasi, registrando il nolo navale da parte degli armatori genovesi, avendo cura di riportare anche importanti elementi relativi alla tecnologia bellica e militare. Ad esempio, nel capitolo in questione, si accenna ai pavesi, "i grandi scudi di legno colorati" scrive la Piazza "messi lungo i parapetti a fare da barriera contro i colpi lanciati dalle navi avversarie". 


Scudo Pavese del 1450,
Bayerisches Nationalmuseum, Monaco.




In effetti, i pavesi erano simili a grandi scudi rettangolari, in legno, dalla copertura esterna di tela, gesso o metallo, internamente foderati in pelle. Provvisti di feritoia o accoppiati a cerniera, recavano spesso l'emblema della città di appartenenza o il santo protettore.  Nel racconto della Piazza li troviamo a difesa delle navi ma, in generale, in guerra, erano portati da soldati aventi il compito di accompagnare i balestrieri difendendoli dagli attacchi del nemico con il pesante scudo.  Il palvese si sviluppò in Toscana intorno al 1230diffondendosi prima nel Mezzogiorno d'Italia e poi, tramite Bologna, Genova e Venezia, anche al Nord e nel resto d'Europa. Altro importante elemento, nel testo, è l'accenno alle galee, descritte dalla Piazza con "la prua affusolata e il tagliamare lungo e slanciato", bastimenti particolarmente veloci e manovrabili.
Attraverso l'analisi critica di questi elementi c'è la personale volontà di evidenziare la cura e lo studio alla base di questo libro nato da una documentazione meticolosa e attenta.



Usi, costumi, tecnologia, mentalità , religiosità:
analisi critica


Dettaglio dal ciclo Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, Ambrogio Lorenzetti,
 affresco, 1338-1339, 
Palazzo Pubblico di Siena.



Ulteriore prova della documentazione ampia alla base della stesura di questo libro, sono  i dettagli inerenti al lifestyle medievale. A proposito dell'educazione di Francesco Fieschi, l'autrice accenna alle funzioni svilenti che gli erano toccate "quando era un umile paggetto e aveva tra le sue incombenze anche il servire a tavola in occasione dei banchetti estivi a Lavagna." Il dato è storicamente corretto se pensiamo che "fra le funzioni specifiche del paggio e della donzella [...] la più importante era sicuramente il servizio a tavola" (Giallongo, 2019) comprendente l'apparecchiare, il servire e il porgere la bacinella dell'acqua per le mani, lo spezzare i cibi, porgendone i bocconi migliori ai commensali di riguardo, smantellare i rifiuti e distribuire gli avanzi ai poveri.
Altro elemento importante è relativo alla moda.
" La reticella intrecciata di perle che le avvolgeva i capelli dorati scivolava su un lato, lasciando sfuggire qualche ciocca ribelle".  Questa descrizione, a proposito dei biondi capelli di Matelda, rimanda ad una precisa conoscenza del dettaglio storico su usi e costumi medievali. Incominciamo dal colore, il biondo. Questa tonalità, "oro incarnato che emanava e rifletteva luce" (Zallot, 2021) era tipica degli eroi ed eroine positive. Colore raro, causa dello stupore di san Gregorio alla vista dei capelli di alcuni giovani schiavi portati a Roma, non rimandavano tuttavia ad uno specifico tipo etnico e spesso era proprio di entità astratte, come la Natura immaginata da Brunetto Latini o personaggi di rango come le principesse. Infatti, bionde erano le dame della letteratura, ad incominciare da Isotta, caratterizzate dai capelli lunghissimi. Bionde, in questo romanzo, sono Matelda ed Adele. In generale, nel Medioevo, se non maritate, le donne li portavano sciolti, in ogni caso ordinati "con dolce maestria" con nastri, ghirlande, fasce di stoffa, fili di gioie, coroncine di metallo e gioielli. Ed infatti, nel romanzo, ancora a proposito di Matelda: 
"Le trecce raccolte sopra le piccole orecchie ornate di un anellino d'oro erano solo parzialmente nascoste da una complicata acconciatura formata da strisce di seta gialla intrecciate a fili d'oro e perle". Una avvenenza indiscussa quella della Rocheblanche, sempre nei confini dell'elegante semplicità. Infatti, la bellezza della donna, nel Duecento, seppur evidenziata con ornamenti preziosi utilizzati in acconciature più o meno elaborate, era all'insegna della semplicità, ovvero priva di sovrastrutture troppo pompose (comparse sulla scena dal Trecento in poi).


 Mulino ad acqua, miniatura dal Salterio Luttrell, 1320-1340


Nel romanzo, infine, non manca accenno alla tecnologia dell'epoca. La Piazza, descrivendo l'ambiente in cui cavalcavano Francesco e Matelda, accenna ai "ruderi di un vecchio mulino ad acqua ormai abbandonato". La forza dell'acqua era la principale nel Medioevo e i mulini erano "presenza così costante nel paesaggio da passare in proverbio" (Frugoni, 2014).
Altro importante dettaglio descritto dall'autrice, oltre all'accenno delle teorie mediche di Galeno, è un piccolo spaccato legato alla religiosità dei marittimi. Prima di partire, a terra si celebravano delle messe e l'autrice, traendone notizia dalla Storia di San Luigi scritta da Jean de Joinville, sua fonte, descrive questo momento importante alla presenza del sovrano francese, le alte cariche militari e temporali e l'equipaggio. A proposito di religiosità, è interessante concentrarsi anche sulla truffa scoperta da Francesco i
n Oriente. Ordita da un sedicente monaco, al cui gruppo, per salvarsi, si era unito Mathieu, servitore del Fieschi ritenuto morto in mare, rivela dati molto importanti sulla religiosità del Medioevo. 
Nell'opera, il gruppo di impostori aveva catturato l'attenzione  dei crociati allo sbando e, in primis, di Luigi IX, con un falso miracolo e delle mendaci reliquie, definite "santissime". L'inganno, capace di accecare anche il devoto sovrano, annebbiato dal suo stesso ardore religioso, rianima le truppe a scapito dell'intelligenza comune. In generale, possiamo affermare che il culto delle spoglie dei santi, importantissimo nel Medioevo per motivi spirituali e commerciali, induceva molti malintenzionati ad organizzare furti o truffe come questa descritta ne Il bastardo, facendo leva sulla credulità popolare, spacciando false reliquie per vere. 


In conclusione, credo risulti palese il mio apprezzamento per questo lavoro. Una lettura straordinaria , frutto di una minuziosa ricerca  dalla quale si evince tutta la passione dell'autrice nei confronti di questo progetto e della storia.
Fate come me: leggete Il bastardo
Lo apprezzerete e... non vedrete l'ora di scoprirne il seguito!






Dettagli:

Titolo: Il bastardo
Autrice: Daniela Piazza
Editore‏: ‎Altrevoci Edizioni (10 giugno 2022)
Lingua‏: ‎Italiano
Copertina flessibile‏: ‎376 pagine
ISBN-13: ‎979-1280100290
ASIN: ‎B0B2TTZ7K7
Link d’acquisto cartaceo:Il bastardo
Link d’acquisto e-book:Il bastardo



Sinossi:

Lione, 1245. Francesco Fieschi, ambizioso nipote del Papa, non avrebbe mai immaginato che la relazione segreta con l’avvenente nobildonna Matelda de La Rocheblanche lo avrebbe fatto diventare cavaliere e imbarcarsi per la settima crociata. Affascinato dalla prospettiva di combattere al fianco del re e guadagnarsi la gloria in difesa della Cristianità, si ritroverà invece costretto a destreggiarsi tra intrighi e invidie, tra potere temporale e spirituale, tra l’imperatore Federico II di Svevia, Papa Innocenzo IV e il Re di Francia Luigi IX. Riuscirà a raggiungere la Terrasanta, nonostante l’inquietante presenza di un misterioso nemico che continua a ostacolarlo?


L'autrice:

Nata a Savona nel 1962 vive a Celle Ligure (Sv). Laureata in Lettere e diplomata in Pianoforte, insegna Storia dell'Arte ma la musica è sempre stata una sua passione; così oltre a seguire il laboratorio di musica del suo liceo, canta in un coro e fa parte di un gruppo di musica antica. La sua grande passione è viaggiare, ovunque e in qualunque modo: dal trekking dietro casa al volo intercontinentale. Ha pubblicato diversi articoli di storia dell'arte. E' autrice di quattro bestseller editi da Rizzoli: Il tempio della luce (2012), L'enigma Michelangelo. Il genio, il falsario (2014), La musica del male (2019), Il tempo del giudizio (2022). Con AltreVoci Edizioni pubblica nel 2022 Il bastardo.


Bibliografia utile alla redazione della recensione:

Aldo A. Settia, Battaglie medievali, il Mulino, 2020
Aldo A. Settia, 
Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel Medioevo, Laterza ,2009
Alessandro Barbero, Benedette guerre. Crociate e Jihad, Laterza, 2015
Alessandro Barbero, Donne, madonne, mercanti e cavalieri, Laterza, 2020
Angela Giallongo, Il bambino medievale. Storie di infanzie, Edizioni Dedalo, 2019 
Antonio Musarra, Medioevo Marinaro. Prendere il mare nell'Italia medievale, il Mulino, 2021
Antonio Musarra, Le Crociate. L'idea, la storia, il mito, il Mulino, 2022
Chiara Frugoni, Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni, e altre invenzioni medievali, Laterza, 2014
Fulvio Delle Donne, Federico II e la Crociata della Pace, Carocci Editore, 2022
Georges Duby, Il potere delle donne nel Medioevo, Laterza, 2008
Georges Duby, Michelle Perrot, Storia delle Donne. Il Medioevo, Christiane Klapish - Zuber (a cura di), Laterza, 2005
Maria Serena Mazzi, Donne in fuga. Vite ribelli nel Medioevo, il Mulino, 2022
Paolo Grillo, Aldo Settia (a cura di), Guerre ed eserciti nel Medioevo, il Mulino, 2018
Saverio Guida (a cura di), Canzoni di Crociata francesi e provenzali, Luni Editrice, 1998
Virtus Zallot, Sulle teste nel Medioevo. Storie e immagini di capelli, il Mulino, 2021


Commenti

Post più popolari