LE BABURECENSIONI: ARSENICO E ALTRI VELENI. UNA STORIA LETALE DEL MEDIOEVO DI BEATRICE DEL BO


  

Un profumo di spezie misto alla cera delle candele e al pungente odore delle merci esotiche ci accoglie all’interno della spezieria medievale in cui lo speziale, oltre a vendere uova al cuoco, pregiate stoffe esotiche al nobiluomo e pigmenti ai pittori, ha le competenze giuste per preparare letali veleni per coloro che sono alla ricerca di una soluzione definitiva... 

Della spezieria e dei veleni nel Medioevo narra Beatrice Del Bo nel suo ultimo libro, Arsenico ed altri veleni. Una storia letale nel Medioevo” (Il Mulino, 2024). Della docente di Storia economica e sociale del Medioevo e Didattica della storia all’Università degli Studi di Milano avevo recensito “L’età del lume. Una storia della luce del Medioevo (Il Mulino, 2023), opera fondamentale e illuminante per dipanare le ombre sul periodo medievale, rappresentando un’ottima fonte di studio e di consultazione per ogni genere di lettore. 
Con stile chiaro, avvincente e accessibile,l'autrice torna a parlare di un aspetto dell’epoca medievale, quello relativo ai veleni, accompagnando il lettore in un percorso approfondito connotato dall’onestà intellettuale di una studiosa capace di dipanare le trame del falso mito. A rendere efficace la lettura è l’abbondanza di particolari nelle descrizioni, il cui carattere immersivo porta il lettore a vivere pienamente la narrazione. Un esempio notevole è il paragrafo dedicato ai contenitori dei veleni ognuno inscatolato o conservato in particolari condizioni nel rispetto chimico e fisico della sostanza. Perché la Del Bo, con una competenza magistrale, ci parla anche del lato scientifico dei veleni, analizzando le componenti, narrando le storie di dotti, speziali e medici con un linguaggio accessibile a tutti. Il saggio si distingue per l’abbondanza di riferimenti e di esempi che rimandano ai testi consultati, presenti nella ricca bibliografia e all'apparato iconografico rappresentato anche attraverso una nutrita sezione a colori. Queste fonti chiarificano la lettura dei capitoli. Penso, in particolare, alle sezioni dedicate alle erbe e agli animali velenosi, in cui emergono un misto di credenze e tradizioni, di testimonianze storiche, bibliche e di accenni alle favole.  Ho apprezzato il paragrafo dedicato ai rospi, indagati nel simbolismo, studiati in relazione alla favola del Principe ranocchio. Notevole il riferimento al tarantismo , fenomeno indagato dall’antropologo Ernesto de Martino. Nel Medioevo, il veleno faceva parte della quotidianità: nelle giuste dosi era usato nella cosmesi e impiegato in alcuni tipi di lavoro. Era usato anche per tramare ai danni dei potenti i quali avevano al loro servizio assaggiatori e amuleti per scongiurarne l’effetto. In questo contesto, l'autrice analizza le scene del crimine, i casi giudiziari realmente accaduti e le storie delle vittime e dei colpevoli. Descrive l’avvelenamento di semplici cittadini e di Papi, racconta di interi gruppi di lavoratori morti perché a diretto contatto con sostanze venefiche. Tratta di punizioni e suicidi, di distorsioni storiche e di casi creati ad hoc dall’intransigenza di uomini senza scrupoli. La Del Bo con questo libro restituisce a costoro la giusta dignità storica, chiarendo casi giudiziari come quello legato al martirio di San Simonino o alla reputazione di personaggi come Lucrezia Borgia, vittima di una narrazione misogina e per nulla oggettiva, tendente ad attribuire alle donne la falsa propensione all’avvelenamento. Perché, come in conclusione l'autrice ricorda, il veleno corre anche nelle parole, nei modi di dire, nelle espressioni quotidiane per descrivere situazioni o persone cattive le cui lingue biforcute hanno, come serpenti, intossicato la storia. 
Ineccepibile da ogni punto di vista, ordinatamente suddiviso in otto capitoli, provvisto di fonti e bibliografia, edito dal Mulino e scritto da chi la storia la studia e la ama, Arsenico ed altri veleni. Una storia letale del Medioevo” conquisterà il lettore.





Sinossi: 

Uomini e donne, santi e assassini, animali fantastici, antidoti e amari calici, speziali e confidenti, crimini e processi. Ecco gli ingredienti di questa storia. Nel Medioevo, il veleno era una minaccia costante, tanto che le morti per avvelenamento erano relativamente comuni, e l'arsenico, con la sua letale efficacia e la sua invisibilità, era una delle sostanze più micidiali. Le narrazioni letterarie, le cronache e le rappresentazioni artistiche hanno alimentato un immaginario del veleno come arma segreta e insidiosa e delle donne come le principali «avvelenatrici». A partire dalle fonti storiche, Beatrice Del Bo decostruisce alcuni falsi miti di un fenomeno che ha affascinato e spaventato l'umanità per secoli: l'uso del veleno coinvolgeva uomini e donne di ogni ceto sociale, infiltrandosi tanto nelle corti nobiliari quanto nei mercati e nelle taverne delle città, e non era solo uno strumento di morte, ma anche di cura e un simbolo di autorità e controllo, capace di sconvolgere le dinamiche del potere e della vita quotidiana. La vera storia di un nemico spesso invisibile. 

L’autrice: 
Beatrice Del Bo insegna Storia economica e sociale del Medioevo e Didattica della storia nell’Università degli Studi di Milano. Il suo ultimo libro con il Mulino è «L’età del lume. Una storia della luce nel Medioevo» (2023). 

Dettagli: 
Autore: Beatrice Del Bo 
Editore: Il Mulino 
Collana: Intersezioni 
Anno edizione: 2024 
In commercio dal: 20 settembre 2024 
Pagine: 304 p., Brossura 
EAN: 9788815390349 






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