La simbologia cristiana: gli animali legati alla Passione di Cristo

Ho già parlato in pillole dei bestiari, queglistrani libri di animali” (come direbbe M. Pastoureau), incentrati non tanto sulla zoologia o la storia naturale ma sul simbolismo e sul significato morale e religioso delle creature. Trattavano di animali non  solo reali ma anche fantastici. Tramite la loro descrizione, i bestiari glorificavano  il Creatore e la Creazione, narrando dei vizi e delle virtù degli uomini in chiave allegorica poiché legati  ad un essere fantastico o animale in particolare. La loro rappresentazione poco realistica non deve stupirci. Chiunque studi storia dell’arte o si confronta con questa materia, troverà più attinenza al reale da parte degli artisti di fine Medioevo rispetto a quelli precedenti. Questo non perché gli artisti altomedievali fossero meno bravi o capaci rispetto a quelli basso medievali ma semplicemente perché nei bestiari la rappresentazione non era fisica e reale ma convenzionale e allegorica. Infatti , riprendendo le parole di M. Pastoureau, per la cultura medievale preciso non significa vero. Ribadiamo che gli uomini e le donne del Medioevo sapevano benissimo osservare il mondo attorno a loro solo che nella rappresentazione delle sue componenti vegetali o animali il vero e il simbolico avevano maggior importanza.  Infatti, per  realizzare la fauna desiderata, il compilatore del bestiario si basava su credenze e sull’aspetto della creatura considerata, procedendo per paragoni, metafore, etimologie o similitudini per dedicarsi infine alle conclusioni morali e religiose. Ricordiamo inoltre che, coprendo ben mille anni, il Medioevo non ha considerato in modo omogeneo  uno stesso animale: al di là delle scarse conoscenze zoologiche del tempo, ad esempio la considerazione del cane o del gatto cambiò dall’epoca carolingia a quella di  Giovanna d’Arco. In generale,  i bestiari rivestirono  considerevole importanza a partire dal XII secolo e per tutto il XIII secolo   nella predicazione, nella scultura romanica , nei racconti e nelle favole ma anche  nei proverbi , nei sigilli e negli stemmi.


Tre caratteristiche del Leone (1240 circa):
a) é nemico della scimmia; b) é venerato  come un dio in Etiopia ; 
c) il gallo bianco é l’unico animale che gli incute paura


Abbiamo detto che gli animali dei bestiari erano  in realtà allegorie o simboli che alludevano al Creato, ai  vizi oppure alle virtù degli uomini. Di notevole importanza sono quelli relativi alla Passione di Cristo


Il pellicano, particolare da una Croce da altare, inizio XIV secolo ,
Santa Vittoria in Materano , Chiesa di Santa Vittoria

In generale il Medioevo é affascinato dai volatili : nei bestiari ad essi sono legati simbolismi e poteri particolari,  anche magici. Nei bestiari latini i capitoli ad essi dedicati sono così corposi da formare spesso delle opere a parte. Si parla di aviari : il più celebre fu il De avibus  di Ugo di Fouilly , canonico regolare in Piccardia ( regione settentrionale della Francia, capoluogo  Amiens). Sulle rive del Nilo i bestiari segnalano la presenza del pellicano , una creatura bianca, pulita e virtuosa. Dall’antenato del bestiario , il  Physiologus ( “ Il naturalista”, testo vergato ad Alessandria d’Egitto in greco  verso la fine del II sec. d. C), fino agli scritti medievali definiti con questo nome, il pellicano ha un comportamento degno di ammirazione. Egli infatti si ferisce per rianimare con il suo sangue i piccoli nati morti. Questa é per eccellenza l’immagine di Cristo che ha versato il suo in remissione dei nostri peccati. Parecchi testi arricchiscono la vicenda di particolari interessanti: i piccoli affamati beccano entrambi i genitori. Ma se il padre pellicano li becca a sua volta infastidito per volarsene via, la madre invece, in preda al dolore, si ferisce il fianco per nutrire i suoi piccoli. Altre versioni raccontano l’opposto inquadrando nel pellicano maschio il Dio Creatore che toglie e dona la vita. Alla fine del Medioevo il pellicano divenne l’emblema della carità . L’unica eccezione la troviamo nel  Bestiaire d’Amours  in cui Richard de Fornival descrive il pellicano come un animale carnale e mondano, egoista come la dama che non ha contraccambiato il suo amore. Tranne questa fonte il pellicano rappresenta i Dio padre che sacrifica il figlio o Cristo che si immola per i nostri peccati. Persino Dante usa questa immagine per definirlo. Egli é “il nostro pellicano” (Paradiso, XXV, vv. 112 - 114). 


La resurrezione dei lenocini ( 1200 -1210 circa)

Tra i quadrupedi,  il posto d’onore spetta al leone . Abbiamo già trattato questo animale in relazione alla detronizzazione dell’ orso. Infatti al declino di quest’ultimo troppo legato al paganesimo, corrisponde nel XII secolo l’ascesa del leone. Su questo animale, conosciuto sin dai tempi dei romani, sia i bestiari latini che quelli in volgare si dilungano notevolmente , presentandolo come il re degli animali o delle bestie selvatiche. Signori e abati spesso ne avevano di vivi, esibendoli come emblemi viventi di grandezza e potere.
Bisogna comunque ricardare che nella Bibbia , sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento,  il leone viene descritto come crudele, terribile e temibile: insomma una creatura quasi infernale. Questa idea é condivisa da una parte dei  Padri della Chiesa, primo tra tutti sant’Agostino.  Una altra parte di loro ( sant’Ambrogio, Origene, Rabano Mauro) e in generale la
 Chiesa cristiana accettano un altro tipo di leone , emblema delle più auliche virtù: un animale  coraggioso , il cui ruggito é espressione della parola di Dio. Le virtù leggendarie del leone, di origine orientale, sono di natura cristologica

- il leone se inseguito dai nemici cancella con la coda le sue orme così come Cristo nasconde la sua divinitá incarnandosi in Maria per ingannare il diavolo;
- il leone  se risparmia una preda é Dio misericordioso verso un peccatore pentito;
- il leone se dorme ad occhi aperti é il  Cristo nella tomba ;
- il leone se arrabbiato pesta  le zampe per terra  così come Dio protegge i buoni e castiga i cattivi;
- il leone se  va a caccia  e segna un cerchio con la coda  da cui gli animali non vogliono più uscire è Dio che delimita il Paradiso con all'interno i meritevoli;
Una proprietà molto interessante del leone é quella di riportare in vita i leoncini  morti il terzo giorno tramite il suo respiro. E' il cronista Giovanni Villani ad annotare questo prodigio intorno al 1331. L'immagine  del leone che resuscita i suoi piccoli è  molto singolare ed è stata variamente ripresa anche nella più moderna letteratura. Il caso più noto é quello di  Aslan nelle Cronache di Narnia di C.S. Lewis : Aslan é una creatura 
 dal ruggito poderoso, capace di riportare in vita gli esseri trasformati in pietra dalla strega cattiva con il suo fiato , coraggioso,  dotato di forza eccezionale, chiamato, come egli stesso dice ai fratellini protagonisti del racconto, in modo diverso sulla Terra. In Aslan si rivede la perfetta incarnazione di Cristo ( ovviamente giusta , benigna e misericordiosa) .

Ma attenzione!
Anche il leone ha le sue debolezze: in primo luogo  la  caccia (anche se è sempre pronto a  dividere il suo pasto come un bravo signore con i suoi vassalli). Riccardo I d'Inghilterra  è passato alla storia con  il soprannome di Cuor di Leone  proprio per il coraggio dimostrato in battaglia nel combattere sempre in prima linea. 
I bestiari medievali segnalano un altro  malus per il leone: la paura  verso i galli bianchi. Non c'è una spiegazione univoca a proposito. 
Si pensa che questa credenza sia stata tratta dal rinnegamento di Pietro (associato al leone) al  canto del gallo . 

Nonostante queste debolezze , il  leone rimase l'animale più raffigurato su stemmi e blasoni medievali. Questo primato rispetto ad altri animali (come l'aquila), è attestato ovunque tra XII e XIV secolo . Alla base di tale successo, si evidenzia anche la massiccia influenza  orientale durante il periodo delle  crociate  (in virtù della circolazione di tessuti , avori e preziosi). Ad eccezione della Francia e del Sacro Romano Impero, tutti i sovrani europei hanno avuto sui loro stemmi o blasoni l'effige del leone con significative differenze ( abbondava di più  nelle Fiandre e nei Paesi Bassi rispetto alla Svizzera, all'Austria e , in generale,  alle zone di montagna). Tutti attestano la sua importanza e sovranità  come re degli animali e della foresta : egli è di frequente raffigurato di profilo, in posizione rampante , cioè in verticale ritto su una delle zampe posteriori. La sua scomparsa  figurativa in campo araldico si attesta tra XIII e XVII secolo a causa della diversificazione dei soggetti ritratti. 



Arazzo araldico con le grandi armi di Borgogna, Bruxelles (?) 1470 - 1475 circa. Berna, Musée historique, Bottinò di Borgogna, inv. 15a. Lo stemma, come é ben rappresentato, poteva essere diviso in più quarti in modo da associare più stemmi diversi nello stesso perimetro. Su questo splendido arazzo con leoni rampanti, troviamo le grandi armi del duca Carlo il Tenerario con l’assemblaggio dei suoi possedimenti m i ducati di Borgogna, Bramante, la contea di Limburgo e delle Fiandre. L’arazzo fu sottratto ai Borgognoni dagli Svizzeri durante la battaglia di Grandson ( 2 marzo 1476). 



Infine, tra i quadrupedi, annoveriamo l'orso. Ci siamo già  lungamente soffermati sulla detronizzazione  di questo animale inviso alla Chiesa per i suo marcati legami con il paganesimo. Eppure anche in questa creatura la Chiesa vide qualcosa di miracoloso. A causa della credenza della brevissima gestazione dell'orsa ( appena trenta giorni) nel Medioevo  si riteneva  che questo animale partorisse cuccioli morti o deformi. Secondo  Isidoro di Siviglia " si pensa che l'ursus sia chiamato così perché da forma al feto ore suo, ossia con la sua bocca". Dello stesso parere era anche sant' Ambrogio. Ed infatti tra le virtù attribuite  all'orso vi era quella di ridare la vita agli orsetti nati deformi perché  prematuri. A mamma orsa bastava leccare i suoi piccoli o usare il fiato per farli rinascere a nuova vita.



La resurrezione degli orsetti , 1200 - 1210 circa




Claudia Babudri




Bibliografia e immagini:
C.  Frugoni , La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo, Einaudi, 2010
M. Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi, 2011
M. Pastoureau, L'arte araldica nel Medioevo, Einaudi,  2019


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